Che questa unione europea sia tutto il contrario di quello che avevano sognato i suoi padri nobili, è ormai un fatto assodato. Soprattutto per quello che riguarda la moneta unica, divenuta ormai strumento di un gruppo di poteri finanziari che stanno stritolando la gente per salvaguardare gli interessi dei pochi. La consapevolezza di questa realtà è abbastanza diffusa in tutta europa e anche in italia. Dove però c'è ancor una certa 'timidezza' dei partiti tradizionali nell'asserire ciò che è evidente. Difendono ancora l'euro perché sono espressioni delle oligarchie finanziarie? o lo difendono per non dare ragione al movimento 5 stelle che per primo ha denunciato gli abusi dell'uniome monetaria?
“L’euro dannoso per l’Italia”. Parola di Nobel
Che questa Unione Europea sia tutto il contrario di quello che avevano sognato i suoi padri nobili, è ormai un fatto assodato. Soprattutto per quello che riguarda la moneta unica, divenuta ormai strumento di un gruppo di poteri finanziari che stanno stritolando la gente per salvaguardare gli interessi dei pochi. La consapevolezza di questa realtà è abbastanza diffusa in tutta Europa e anche in Italia. Dove però c’è ancor una certa ‘timidezza’ dei partiti tradizionali nell’asserire ciò che è evidente. Difendono ancora l’euro perché sono espressioni delle oligarchie finanziarie? O lo difendono per non dare ragione al Movimento 5 Stelle che per primo ha denunciato gli abusi dell’Uniome monetaria?
Forse entrambe le cose. Ma, al di là dei messaggi che la classe politica tenta di fare recapitare all’opinione pubblica, è un fatto che anche economisti di primo piano, puntano il dito contro l’eurocrazia. E’ il caso ad esempio, di Joseph Stiglitz, premio Nobel dellEconomia. Che in una intervista rilasciata al quotidano La Repubblica, dice senza e senza ma che il sistema monetario europeo è del tutto squilibrato e del tutto dannoso per l’Italia.
Una intervista interessantissima di cui vi proponiamo qualche stralcio.
La prima domanda riguarda l’ipotesi referendum sull’euro proposto dal M5S. Ecco cosa risponde:
«Leurozona deve cambiare le sue politiche di austerity. Perché leuro funzioni occorrono una vera unione bancaria con regole comuni, unassicurazione unica per i depositi dei risparmiatori, una vigilanza europea; poi ci vuole la vera unione fiscale, lemissione di euro-bond. Il sistema attuale è instabile, incompiuto. Ci vuole più Europa oppure meno euro, non si può restare a metà del guado. Alcune posizioni del M5S sono fondate: un Paese come lItalia potrebbe arrivare fino al punto di dover abbandonare leuro per salvare lEuropa. Sarebbe preferibile di no, sarebbe meglio che fosse lEuropa ad abbandonare lausterity».
E ancora:
«Le regole attuali dellUnione europea restringono la vostra possibilità di fare una politica industriale, di cui avete gran bisogno. Il mercato unico allorigine doveva creare condizioni eque di competizione, una concorrenza leale. E fallito. La competizione fra nazioni europee non è mai stata così diseguale. Le imprese italiane oggi devono pagare tassi dinteresse molto più alti delle imprese tedesche, anche ammesso che riescano ad avere accesso al credito bancario. Questa non è concorrenza leale, è un mercato squilibrato, altamente instabile. Se non cambia, non vedo via duscita- sottolinea il Premio Nobel per l’Economia. Che aggiunge:
In assenza di una svolta radicale e strutturale delle politiche economiche europee, è probabile che lItalia sia condannata a rimanere a lungo in recessione. Oggi il vostro reddito nazionale è inferiore a quello del 2007, il danno economico che subite è superiore perfino a quello della Grande Depressione degli anni Trenta. Questo non è leffetto ineluttabile di un terremoto o di uno tsunami, è un fallimento economico determinato da politiche sbagliate. LUnione europea deve ammetterlo, deve rilanciare la crescita, e allora anche il vostro debito pubblico diventerà governabile».
E sul referendum sull’euro non ha dubbi:
«Gli italiani devono poter valutare, e mi rendo conto che questa valutazione è molto complessa. Dovete soppesare da una parte le possibilità concrete di ottenere un cambiamento drastico nelle attuali politiche europee; dallaltra, gli eventuali costi di una uscita dalleuro. Dibattere queste idee non è populismo, è democrazia. Si tratta di restituire sovranità ai cittadini, che hanno il diritto di volere un futuro migliore. Affermare che le politiche economiche hanno peggiorato le vostre condizioni di vita non è populismo».
Quindi l’Austerity:
«E come la medicina medievale che pretendeva di curare i malati a furia di salassi, togliendogli sempre più sangue. Questa gente seleziona solo le informazioni che conferma le loro idee preconcette. Lausterity non funziona neppure per lobiettivo che si prefigge, di ridurre il debito pubblico. Se non abbiamo la capacità di trarre le lezioni di questa crisi, come fu fatto dopo la crisi del 1929, temo che saremo condannati ad unulteriore ricaduta».
Parola di Stiglitz.
Che sempre in questa intervista concessa a La Repubblica venerdi scorso, chiarisce il suo pensiero sul concetto di PIL: «Il Pil non ci dà una misura delle cose che contano davvero per noi: per esempio la qualità dellambiente, la sostenibilità dello sviluppo, la diseguaglianza, la giustizia sociale. Per fare due esempi ispirati dagli Stati Uniti: abbiamo un sistema sanitario molto inefficiente e molto costoso, ma proprio i suoi alti costi contribuiscono a gonfiare il valore del Pil; abbiamo degli Stati Usa che spendono per le prigioni più di quanto stanziano per le loro università, ma anche la spesa carceraria va a contribuire al Pil. Sul tema della giustizia sociale un tempo la dottrina economica prevalente diceva che la distribuzione del reddito è irrilevante, anzi arrivava a sostenere che le diseguaglianze contribuiscono a rendere efficiente uneconomia di mercato. Invece oggi anche il Fondo monetario internazionale ammette che esiste una correlazione fra diseguaglianze e instabilità».
Alla ricerca del cambio perduto Settima parte: la crisi che arriva dallAmerica
(Puoi trovare le prime sei puntate qui)
Leuro? Non tutti erano daccordo. Anzi