L’Etna vince il premio Plinio 2013 di Wired «Uno spettacolo che ha cancellato gli altri»

«Non c’era alcun dubbio. Non ci sarebbe stato voto discutibile e nessun testa a testa quest’anno, ma piuttosto una performance che ha spazzato via tutte le altre». Con queste parole lo studioso di vulcani Erik Klemetti, assistente professore di Geoscienze alla Denison University di Granville in Ohio e appassionato di vulcanologia, annuncia il primo posto nella classifica degli eventi vulcanici del 2013. Il premio Plinio, che Klemetti assegna da cinque anni ai vulcani che osserva e studia in tutto il mondo e di cui parla nel suo blog Eruptions nella sezione dedicata alla scienza della rivista mensile statunitense Wired, quest’anno va all’Etna.

«Il vulcano italiano ha prodotto oltre 20 parossismi nel corso del 2013 – spiega il blogger e scienziato – molti dei quali sono state spettacolari eruzioni stromboliane con altissime fontane di lava, scoppiettanti bolle di magma, colate di lava che serpeggiavano lungo la Valle del Bove e, soprattutto, erano facilmente visibili da molti osservatori in Sicilia. C’è stata anche una eruzione con tre bocche attive nello stesso tempo – continua Klemetti, sottolineando la spettacolarità dell’attività vulcanica della nostra muntagna – Il nuovo cratere di Sud-Est è stato così attivo quest’anno che ora è alto come qualsiasi altro cratere del vulcano, creando una cima gemella».

Il vulcano siciliano ha battuto quest’anno altri 12 vulcani sparsi per il mondo. A tre di loro è andata una menzione d’onore: il Pavlof in Alaska, che con una breve ma intensa eruzione ha interrotto il battuto passaggio aereo tra le isole Aleutine, il Kilauea alle Hawaii, premiato semplicemente per la sua eruzione ultratrentennale, e il White Island in Nuova Zelanda che, dopo l’attività esplosiva di ottobre, sembra promettere bene per il 2014.

Tra i vulcani che seguono l’Etna nella classifica dei dieci eventi vulcanici più spettacolari dell’anno appena passato, il Paluweh in Indonesia, che ha causato la più grande tragedia vulcanica del 2013, uccidendo con il suo flusso piroclastico alcune persone mentre dormivano sulla spiaggia dell’isola a cui dà origine. Al terzo posto il Sinabung, anch’esso in Indonesia, ritornato in attività a sorpresa dopo tre anni dall’ultimo parossismo. La sua serie prolungata di eruzioni esplosive ha provocato una crisi umanitaria per la regione: quasi 20mila persone sono state evacuate e dato che l’attività diventa sempre più intensa, l’allarme non è ancora cessato. Al secondo posto Nishinoshima nelle isole Bonin del Giappone, la cui eruzione sottomarina è diventata rapidamente subaerea, producendo una nuova isola vicino all’isola preesistente. «Ero scettico che sarebbe diventata permanente, ma non solo è cresciuta in fretta, si è anche unita con Nishinoshima stessa», scrive Klemetti, che aggiunge che «recenti osservazioni fatte dalla Guardia costiera giapponese mostrano che l’eruzione è in corso, con un cono di spruzzi attivo e il flusso di lava dalla nuova bocca». In classifica anche tre vulcani russi, tra cui il Tolbachik, vincitore del premio nel 2012. Le altre passate edizioni sono state vinte dal Sarychev Peak, in Russia nel 2009, dall’Eyjafjallajokull, in Islanda nel 2010, e dal Puyehue-Cordon Caulle, in Cile nel 2011.

Ai suoi lettori lo studioso ricorda che anche se non sono in Sicilia, è possibile guardare l’azione continua del vulcano etneo dalle molte webcam puntate verso di lui, e conclude, spiegando che «quella dell’Etna è stata esattamente il tipo di eruzione che gli appassionati amano: facile da osservare, impressionante e il tutto senza mettere persone in pericolo. Un vincitore perfetto del Plinio 2013».

 


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