Sulla base di un progetto del 2008, i lavori dovevano concludersi nel 2012. E invece sono partiti solo l'anno successivo. A causa di ipoteche non verificate, problemi tecnici e «la sfasatura tra il ministero dell'Interno e la Regione Siciliana», spiega Armando Rossitto dell'associazione antimafie. Entro febbraio la consegna del manufatto, in attesa dei fondi per animali e attività
Lentini, quasi pronta la fattoria sociale di Libera Nell’ex terreno dei Nardo, tra ritardi e burocrazia
Fino agli inizi del 2000 era solo un pereto di scarso valore e per la gran parte seminativo. Di proprietà del boss di Cosa nostra Sebastiano Nardo, capo della zona di Lentini. Entro il 2012 sarebbe dovuto diventare il centro del progetto Libera terra Leontinoi – Casa nostra fattoria della legalità, dell’associazione antimafie Libera. Un’idea di struttura polifunzionale mai abbandonata, ma rallentata da errori e lungaggini burocratiche. Tra le tante che provocano lunghi ritardi nei progetti di riuso dei beni confiscati alle mafie. Nonostante il finanziamento da poco più di due milioni e mezzo: quasi un milione e mezzo dall’Unione europea e quel che resta dal Fondo di rotazione nazionale. «Entro febbraio dovrebbero consegnarci il manufatto, poi da marzo-aprile dovrebbe arrivare il resto», spiega Armando Rossitto, di Libera Lentini, vicesindaco e assessore alla Legalità e cittadinanza fino al 2009, quando ha lasciato per motivi di salute. Ma che continua a seguire questo progetto con una consulenza gratuita. «C’è una sfasatura tra la Regione Siciliana e il ministero degli Interni. Manca la delibera di assegnazione dei fondi Coesione e sviluppo – continua – Dal programma (Pon Conv Fesr Sicurezza, ndr) si sono resi conto che con la Regione Siciliana ci sarebbero potute essere delle difficoltà e hanno preferito avere autonomia». Dalla Regione, poi, si attende il finanziamento per gli animali e le piante, e le attività del centro tra cui alcuni laboratori legati alle produzioni di olio, grano, arance. «L’allora presidente Raffaele Lombardo non rispondeva e l’attuale governatore Rosario Crocetta, seppure interessato, ci ha detto che per ora non ci sono soldi», spiega Rossitto.
L’idea nasce nel novembre 2006, «ma dal programma ci viene risposto che i tempi erano troppo stretti perché sarebbe scaduto a dicembre. Così si arriva al 2008, quando viene approvato», nella relativa programmazione 2007-2013. L’inizio dei lavori è previsto per aprile 2010, mentre il completamento a giugno 2012. Si inizia invece solo nel 2013, per concludere lo scorso anno. I rallentamenti si verificano subito. «Sul terreno confiscato esistevano delle ipoteche – racconta Armando Rossitto -, ci sono voluti tre mesi per risolvere questo problema con le banche». Poco dopo, ecco un altro intoppo. «Durante il percorso di approvazione del progetto, il Genio civile e la Regione hanno sollevato dei problemi sulla collocazione dell’opera. Temevano un rischio esondazione per la presenza di un torrente a cinque chilometri, nonostante fosse stato già verificato in fase di presentazione del piano. Ma eravamo nel periodo dell’alluvione di Messina che fece decine di morti e i tecnici cominciarono ad allarmarsi». Sistemato il progetto e spostato il sito poco più in là, si passa alla gara d’appalto. «Tra i tempi necessari e gli eventuali ricorsi ero terrorizzato – ammette Rossitto – Mi chiedevo: la ditta fallirà? Darà il progetto in subappalto? Sarà una società pulita? Abbiamo visto quello che è successo a Milano con l’Expo. E invece per fortuna è andato tutto bene». Nonostante la burocrazia. «Spesso nelle pubbliche amministrazioni non ci sono le competenze necessarie e l’aggiornamento. Ma dall’altro lato le lungaggini burocratiche sono dovute anche alla necessità di evitare errori e infiltrazioni che screditerebbero le istituzioni».
Il progetto prevede la creazione di una struttura polifunzionale che può accogliere fino a 120 persone per convegni e ristorazione. Più 40 posti letto distribuiti in cinque casette a due piani. All’interno si svolgeranno incontri, laboratori e attività. «L’obiettivo principale è quello occupazionale – spiega Rossitto – All’inizio sarà un’occupazione un po’ precaria perché saremo in fase di start up, ma a regime le ricadute potrebbero essere significative perché la struttura ha potenzialità importanti». A patto che si verifichino due condizione, secondo l’ex assessore alla Legalità di Lentini: «Tutto dipende dalle capacità gestionali della cooperativa e poi da quella del territorio, anche nazionale, di accogliere il messaggio di fondo del progetto. Un po’ com’è successo a Corleone, meta di vacanze antimafie per giovanissimi e di volontari. A occuparsi della fattoria sociale sarà una cooperativa già formata e che opera nel settore agricolo nei beni confiscati a Lentini, Ramacca e Belpasso, con sei persone impiegate.