Col referendum n. 4, quello sul legittimo impedimento, il 12 e 13 giugno si chiede agli italiani di eliminare o no lattuale legge n.51 del 2010, già dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale. Step1 ha raccolto il parere di alcuni catanesi e lintervista al prof. ordinario di diritto processuale penale Tommaso Rafaraci
Legittimo impedimento o privilegio illegittimo?
Cos’è il legittimo impedimento? E’ una disposizione del codice di procedura penale – articolo 420ter – che prevede la possibilità per ogni cittadino, imputato di reato, di far spostare un’udienza penale per un impedimento «effettivo e assoluto». Chi decide l’effettività e l’assolutezza, la gravità o l’importanza dell’evento che impedisce di presentarsi è «il giudice».
La legge n. 51 del 2010, invece, estende «i casi eccezionali», tipizzandoli per il Presidente del Consiglio e i ministri, obbligando il giudice ad accettare l’autocertificazione del premier e dei ministri senza poter valutare liberamente caso per caso la reale impossibilità di presentarsi. La Corte Costituzionale l’ha così dichiarata parzialmente illegittima perché viola l’art. 3 della Costituzione, ovvero il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge; perché sottomette l’autorità giudiziaria al potere politico e perché impone il rinvio dell’udienza fino a sei mesi. Con possibilità di reiterare più volte il rinvio.
Gli italiani, però, dovranno decidere – col sì o col no – su ciò che rimane in piedi di questa legge e cioè la «tipizzazione», i casi eccezionali per cui il premier e i ministri, chiamati a presentarsi in udienze penali per reati comuni, che non afferiscono cioè all’esercizio delle loro funzioni, non sarebbero obbligati a presentarsi. Se vincesse il sì, tutto ritornerebbe ad essere regolato dal vecchio articolo 420ter del codice e i giudici potrebbero valutare liberamente caso per caso, sia che davanti abbiano un comune cittadino sia che abbiano il premier e i ministri.
Se si dovesse raggiungere il quorum – ovvero 25 milioni 332 mila e 487 voti – e se vincessero i “sì”, si lancerebbe il messaggio «che i cittadini non accettano che vengano violati i principi basilari del nostro ordinamento – afferma l’avvocato Pierpaolo Montalto – e che vogliono sapere con celerità la condizione processuale di chi li governa».
Abbiamo raccolto nel video il parere di alcuni catanesi, chi più informato e chi meno, e l’intervista all’ordinario di diritto processuale Tommaso Rafaraci che per Step1 fa il punto sulla questione.