Il riordino delle società partecipate giace sepolto sulla scrivania del presidente della Regione Rosario Crocetta. Dal mese di maggio Alessandro Baccei, assessore regionale all’Economia, ha spedito lo schema che ancora attende una condivisione da palazzo d’Orleans. Si tratterebbe di dettagli, cose minime da perfezionare, ma intanto il via libera non arriva. Quali sono le cause dello stop? Perchè Crocetta non va avanti? Probabilmente alla base non c’è un singolo motivo, ma una serie di situazioni dettate da tempi ed esigenze della politica incrociate tra loro che rendono di fatto inagibile il percorso annunciato di riforme.
I livelli di priorità che Baccei più volte ha ricordato e che Crocetta ha ampiamente mostrato di volere portare avanti distinguono Riscossione Sicilia e Sicilia –e Servizi come società strategiche, con le rimanenti che dovranno stare sul mercato alimentandosi dei contratti di servizio che riescono a strappare. Il rimpasto di governo annunciato che darebbe il via all’ingresso dei dem, Antonello Cracolici, Bruno Marziano e Giuseppe Lupo, è uno dei fattori che determinano l’attesa del governatore siciliano, così come l’eventuale nomina di Antonio Fiumefreddo, in predicato di andare a ricoprire il ruolo di assessore alle Attività produttive, lasciato vuoto dopo le dimissioni di Linda Vancheri, che lascerebbe la guida della società di riscossione.
Al di là di un nuovo passaggio insomma con alleati e maggioranza, Crocetta è alle prese con la delicata situazione di Sviluppo Italia Sicilia, società per la quale il governo non ha saputo trovare ad oggi una soluzione di rilancio e che annaspa tra debiti e stipendi non pagati. La società di via Bonanno, acquisita dalla Regione nel 2008, ritenuta da alcuni un duplicato dell’Irfis, in realtà sarebbe accreditata di potenzialità adeguate al rilancio sul mercato, ma la Regione pare non essere interessata all’operazione di salvataggio. La Servizi ausiliari Sicilia e la Seus puntano a raggiungere gli obiettivi richiesti, mentre va avanti l’ipotesi di accorpamento tra società partecipate che siano omogenee per mandato istituzionale, ma in cui la Regione non sia socio di riferimento. Sicilia e- Servizi con Antonio Ingroia nel ruolo di amministratore unico punta al mercato estero, offrendo servizi integrati, ma non ha ancora ricevuto sufficienti rassicurazioni dal governo su un piano di rilancio e di investimenti adeguati.
Secondo il Centro studio Pio La Torre che cita la Corte dei conti, questi sono i dati delle regioni più in difficoltà con i conti delle partecipate : Umbria (perdite pari a 44,3 milioni di euro contro i 23,1 milioni di utili), Lazio (54,8 contro 32,7 di utili), Abruzzo (43,6 contro 6,2 milioni), Molise (43,5 contro 315mila euro), Campania (57 contro 26,1 milioni) e Calabria (15,4 contro 998mila euro). Per quello che riguarda la Sicilia il totale delle perdite ammonta a 117 milioni contro i 36 milioni di utili. La Sicilia del riordino dunque può attendere. Rimpasto e vicende a cavallo del nuovo esecutivo a parte, la seconda parte della legislatura dovrà fare i conti con bilanci sempre più esigui e tagli da fare con scelte precise. Bisognerà scegliere. E anche in fretta.
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