Dopo Manifesta e Palermo Capitale della Cultura, gli istituti di credito sono più interessati ai grandi gruppi che riqualificano palazzi storici creando strutture ricettive per i viaggiatori di alta fascia. Una scelta che punta a creare un ritorno economico maggiore
Le banche danno meno prestiti al turismo low cost «Essere tra i posti più economici non è un valore»
A Palermo non è più tempo del turista fai da te. Se fino a qualche tempo fa viaggiare spesso si abbinava con la formula del low cost, in città le vacanze e i posti dove trascorrerle sono sempre più all’insegna dell’alta qualità.
Scelte raffazzonate, magari scomode, oppure periferiche, sono ormai diventate una moda del passato. Meglio avere servizi migliori e spendere qualcosa in più, piuttosto che rischiare brutte sorprese. Con il risultato che, a fronte di un boom con un aumento delle presenze del 13,3% dell’anno scorso, a crescere di più sono stati gli hotel a 4 e 5 stelle mentre le strutture extra-alberghiere arrancano. O perlomeno sono in difficoltà quelle che non offrono standard di lusso. Un trend confermato anche in ambienti bancari che, per motivi di business, stanno già monitorando il fenomeno.
«Dopo la sbornia del 2018 con Manifesta e Palermo Capitale della Cultura – svela un funzionario che si occupa di prestiti e che vuole restare anonimo – molti stanno già cominciando ad avere problemi. Magari hanno fatto mutui per rendere confortevole la loro location e per adattarla alle esigenze di un turista con poche pretese. Ma la maggior parte non riesce a stare al passo con i Bed & Breakfast di alta fascia. Anche Airbnb è un concetto di ospitalità eccezionale, ma a Palermo è una soluzione che finanziariamente non produce gli utili preventivati». Perché se è vero che negli esercizi extra-alberghieri i posti letto sono quasi quattromila e che si sono registrate 247.454 presenze nel 2017 con un incremento del 48,7% rispetto al 2016, è anche vero che la permanenza media dei turisti è pari a circa due giorni. Troppo poco per determinare un reale ritorno economico.
«L’andamento generale è che la richiesta sia di livello», conferma Nicola Farruggio, presidente di Federalberghi. «Prima i piccoli sopravvivevano, oggi è più difficile competere con chi riqualifica sedi storiche proponendo performance migliori sotto tutti i punti di vista – continua -. Molte strutture sono state acquistate da gruppi, anche stranieri, per intercettare i flussi internazionali e italiani di fascia alta, magari di persone che vengono in città e che vogliono evitare la fregatura. Perfino l’Hotel delle Palme è stato costretto a rinnovarsi: il palazzo è stato affidato a un fondo immobiliare in attesa di un progetto per gestire il settore dell’accoglienza. Non a caso Palermo è tra i luoghi più economici d’Italia, ma questo purtroppo non è un valore: la concorrenza è fortissima e, con il tempo, il rischio è che la crisi colpisca le strutture ricettive più artigianali ed economiche».
Farruggio lancia anche una proposta: «Il Comune potrebbe utilizzare l’imposta di soggiorno per interventi di restauro e di ammodernamento degli alberghi già esistenti. Finora questa tassa viene sfruttata per una serie di iniziative in ambito culturale, invece potrebbe essere mirata per dare un contributo alla crescita di un turismo più di pregio per la città».