L’Assemblea regionale siciliana? Sotto ‘tutela’ anche dal Tar…

DOPO LA MAGISTRATURA ORDINARIA, LA CORTE DEI CONTI E IL COMMISSARIO DELLO STATO ARRIVANO ANCHE I GIUDICI AMMINISTRATIVI…

Mentre tutta l’attenzione degli osservatori politici siciliani è canalizzata sulla riforma (o quasi) delle Province) e sul mutuo ‘ascaro’ da quasi un miliardo di euro, sta passando sotto silenzio un pronunciamento del Tribunale amministrativo regionale (Tar) Sicilia a proposito del ricorso presentato dall’ex presidente della Commissione Attività produttive dell’Ars, Marco Forzese. Un ricorso che è stato accettato. Con conseguenze che, in questa fase, non è facile ipotizzare.

La notizia non sta nel giudizio sulla vicenda specifica, ma nel fatto che questo giudizio ci sarà. Proviamo a raccontare quello che potrebbe succedere.

La vicenda è nota. A un certo punto, la scorsa estate, Marco Forzese è stato ‘silurato’ dalla presidenza della Commissione Affari istituzionali dell’Ars.

Il tema è spinoso. Perché, in effetti, non esiste una norma per ‘sfiduciare’ il presidente di una Commissione legislativa dell’Ars. Per ‘schiodarlo’ dalla poltrona di presidente, com’è noto, i parlamentari componenti della Commissione si sono dimessi in massa. La presidenza dell’Ars ha così insediato una nuova Commissione Affari istituzionali con il parlamentare Antonello Cracolici presidente.

Per tutta risposta, Forzese, il presidente defenestrato, si è rivolto al Tar. E qui la vicenda si complica.

Certo, l’atteggiamento dei giudici amministrativi è sovrano. Ma i giudici amministrativi risentono anche dell’atmosfera che si respira. Anche con riferimento alla politica. E che atmosfera, ad esempio, si respira all’Ars da un po’ di tempo a questa parte?

Ricordiamo che, da un anno a questa parte, l’Ars, invece di tutelare le prerogative autonomiste, ha fatto di tutto per farsi riprendere. Emblematiche sono le continue impugnative sul Bilancio e Finanziaria, che si susseguono dal 2012 ad oggi.

Un’impugnativa ci sta. Ma le ultime impugnative sui fatti finanziari sono state piuttosto estese. E hanno dato un’immagine negativa del Parlamento siciliano: un Parlamento che, troppo spesso, ha provato a forzare gli argini del buon senso, prima che quelli costituzionali.

A questo si è aggiunto l’atteggiamento forse un po’ troppo remissivo dell’attuale presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. Che, per ingraziarsi Roma, ha recepito decreti legislativi che, forse, avrebbero meritato qualche riflessione in più.

Diciamolo chiaramente: Ardizzone non sta difendendo lo Statuto. Non l’ha difeso avallando una Finanziaria fuori legge che, infatti, è stata massacrata dall’Ufficio del Commissario dello Stato. E non l’ha fatto nemmeno in occasione della legge sulle Province, quando ha fatto ricorso a uno stratagemma che ha, di fatto, alterato la volontà del Parlamento siciliano.

Non hanno convinto nemmeno i recepimenti dei tagli nel nome di un Governo nazionale demenziale e condizionato da un’Unione europea a propria volta condizionata dalla Germania.

Di fronte a un Parlamento siciliano così vulnerabile non c’è da stupirsi se il Tar netterà il naso anche nell’elezione di un presidente di Commissione legislativa.

Insomma: un’Assemblea regionale siciliana braccata dalla magistratura ordinaria per i rimborsi dei gruppi parlamentari, sotto scacco da parte della Corte dei Conti per la pessima gestione del fondo rischi, con l’Ufficio del Commissario dello Stato che ridicolizza le Finanziarie. E adesso con il Tar che deciderà anche come nominare i presidenti delle Commissioni legislative…

 


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