A conclusione di una seduta durata oltre quattro ore, il documento di economia e finanza regionale non passa a sala d'Ercole e dovrà tornare in commissione per essere rivisto. Il presidente fa un nuovo appello al senso di responsabilità delle opposizioni. Che dal canto loro rimarcano come il centrodestra non ha i numeri per governare
L’Ars boccia il Defr, la maggioranza va ancora sotto Musumeci: «Governo non sarà ostaggio di nessuno»
Dopo una seduta fiume di quattro ore, l’Ars ha bocciato il Defr, il documento di economia e finanza regionale. Al momento della votazione c’è stata una sostanziale parità: 32 i favorevoli, altrettanti i contrari. Il testo adesso tornerà in commissione per la revisione. Nonostante l’assessore all’economia Gaetano Armao avesse avvertito tutti dicendo che si trattava di un «documento ponte», le opposizioni hanno fatto muro criticando aspramente il testo. Duro il commento del presidente Nello Musumeci che nel suo intervento in aula ha lanciato un accorato appello alle forze politiche. «È irresponsabile pensare che la colpa ricada sul governo o sul presidente per la situazione attuale – si è difeso Musumeci-. Abbiamo trovato una Sicilia ai livelli post bellici e stiamo cercando di superare questa situazione di stallo. Quando eravamo all’opposizione abbiamo sempre avuto un senso di responsabilità per il bene della Regione. Io non voglio essere ostaggio di nessuno, né io né il mio governo. Se pensate che io debba passare da qualche deputato per concordare il voto, vi sbagliate di grosso. Se c’è confronto deve essere aperto e leale, come oggi davanti alle telecamere. Quando invoco l’abolizione del voto segreto non lo faccio perché temo le imboscate. Credo di poter dire che sia espressione della volontà di tutti, o quasi. Dobbiamo modificare la legge elettorale per il diritto alla stabilità e lo dico non per me, ma per il governo che verrà dopo».
Il presidente ha invocato il senso di responsabilità dell’opposizione. «Qua fuori ci sono migliaia di siciliani che aspettano da noi una risposta ai problemi di ogni giorno. Il giorno dell’insediamento abbiamo giurato in settanta. Non abbiamo giurato di mettere i bastoni tra le ruote al governo, ma di operare nell’interesse della Sicilia». Le reazioni, però, non si sono fatte attendere le reazioni. «I siciliani non meritano un presidente che minaccia di tornare alle urne. Se Musumeci pensa di non poter governare faccia un passo indietro»,ha detto Giuseppe Lupo del Pd. Dello stesso avviso anche il collega di partito Antonello Cracolici. «Abbiamo riscontrato delle mancanze nel Defr. Il documento non ci convince perché si parla di ripresa economica, aiuto alle imprese. Tutte belle parole per la Sicilia, ma all’atto pratico non abbiamo trovato una riga che sia ancorata alla realtà», ha sentenziato. Critica anche la posizione del Movimento 5 stelle che, per bocca del capogruppo Valentina Zafarana, boccia l’operato del Governo. «Questo governo è alla frutta». La cinquestelle ha indicato quella che ritiene l’unica strada accessibile: «Mettere in sicurezza i conti della Regione con una manovra base che si occupi di alcuni impegni prioritari e indifferibili, come le risorse ai Comuni e politiche di aiuto ai disabili. Dopo di che si torni al voto entro un anno».
A rincarare la dose di critiche è stato poi Cateno De Luca, eletto nelle file della maggioranza, ma poi presto passato al gruppo misto. «Credo utile che il governo ritiri questo documento e lo sintetizzi con una frase di due righe: “Non siamo in grado di declinare gli interventi strutturali di cui c’è bisogno”. Dal presidente Musumeci e dall’assessore Armao mi sarei aspettato un documento con un’anima ed una visione d’insieme che ad oggi non c’è. Un documento improntato alla declinazione pratica di come rimettere in sesto la scassata macchina burocratica della Regione». De Luca nel suo doppio intervento in aula ha posto l’accento anche sulla necessità di introdurre un sistema di controlli e sanzioni sugli enti. «Non è ammissibile – dice – che oltre cento enti regionali non abbiano inviato i dati per il bilancio consolidato». A seguire la seduta c’era anche l’ormai ex assessore Vittorio Sgarbi che è rimasto seduto nei banchi del governo prima di andare via. Con Musumeci però nessuna stretta di mano, solo una rapida occhiata, segno che l’amore tra i due è ormai finito da tempo.