Il disegno di legge ha ricevuto 37 voti favorevoli, tre contrari e un astenuto. Per sostenerlo, i siciliani dovranno reggere aliquote Irpef e Irap ai massimi livelli. Il Movimento 5 stelle ha definito l'operazione un «patto del Lazzaretto tra la squinternata maggioranza e parti di finta opposizione». Critico anche Falcone (Forza Italia): «Un escamotage per i prossimi sei mesi»
L’Ars approva il mutuo da un miliardo 176 milioni «Nocivo per i siciliani, costretti a un ingiusto peso»
Dopo un dibattito non privo di polemiche, a tratti aspro, il parlamento siciliano ha approvato il disegno di legge sul nuovo mutuo da un miliardo e 176 milioni di euro. Il provvedimento è stato esitato con 37 voti favorevoli (i deputati del centrosinistra), tre contrari e un astenuto. A pagare, per i prossimi trent’anni, saranno le famiglie e le imprese siciliane, che dovranno sostenere le aliquote Irpef e Irap ai massimi livelli. Il nuovo mutuo dovrà essere acceso presso la Cassa depositi e prestiti. Un passaggio che non si annuncia facile, se è vero che ben tre mutui sono rimasti bloccati negli ultimi due anni. La Regione, dal 2013 ad oggi, ha provato ad accendere quattro mutui: uno da circa 600 milioni è andato in porto, mentre altri tre sono stati fermati (l’importo dei mutui che Roma ha bloccato alla Sicilia dal 2013 ad oggi supera la somma di 800 milioni di euro).
Il dibattito di ieri sera a sala d’Ercole ha fatto emergere verità e contraddizioni. Nello Musumeci (centrodestra), è andato giù duro. Ha elencato tutte le somme che lo Stato, negli ultimi due anni ha tolto alla Sicilia; tra accantonamenti e fondi Pac, ammontano a oltre cinque miliardi di euro. E ha ricordato l’accordo con il governo Renzi siglato la scorsa estate dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, in base al quale la Sicilia rinuncia, per i prossimi quattro anni, agli effetti positivi del contenzioso tra Stato e Regione. Musumeci, in particolare, si è soffermato sulla sentenza della Corte Costituzionale che ha dato ragione alla Regione siciliana in materia di territorializzazione delle imposte. Argomento che, in effetti, viene affrontato anche dall’assessore all’Economia, Alessandro Baccei.
Baccei, da parte sua, ha detto che la crisi finanziaria della Regione viene da lontano: e cioè da scelte che sono state adottate negli anni passati. Il riferimento è, soprattutto, ai circa 24mila operai della Forestale e ai precari che operano alla Regione, negli enti della Regione, nelle Province e, soprattutto, nel Comuni dell’Isola. Una spesa che, alla luce delle condizioni di bilancio della Regione, non sembrano più sostenibili. L’assessore all’Economia, comunque, è arrivato in Sicilia da poco tempo. E forse non sa che tutte le scelte sul precariato e sui forestali sono state adottate dalla Regione di concerto con lo Stato. Gli Lsu (sigla che sta per lavoratori socialmente utili) in buona parte assorbiti dalle pubbliche amministrazioni dell’Isola con le stabilizzazioni sono stati addirittura creati con leggi nazionali. Quanto alle leggi regionali su forestali e precari, sono passate tutte dal vaglio dell’ufficio del Commissario dello Stato e non sono mai state impugnate.
Non mancano le reazioni. Il Movimento 5 Stelle, che ha votato contro il provvedimento, parla di «patto del Lazzaretto tra la squinternata maggioranza e parti di finta opposizione, che hanno fatto di tutto per tenere in vita il mutuo ed il governo». I grillini attaccano a testa bassa il presidente della commissione Bilancio e Finanze, Nino Dina, che «si è fatto beffe del parlamento, riportando subito in aula il disegno di legge e, soprattutto, con finte opposizioni, che imprecano e poi rimangono a sala d’Ercole per salvare il governo». Durissima l’accusa che i grillini rivolgono ai parlamentari di centrodestra Pietro Alongi, Nino D’Asero, Enzo Fontana e Vincenzo Figuccia che, con la loro presenza in aula, hanno assicurato il numero legale, consentendo l’approvazione del mutuo.
Per il capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone, «l’avere approvato il mutuo di un miliardo e ottocento milioni di euro con un blitz del vicepresidente, Antonio Venturino, è stato un atto banditesco. L’accensione del mutuo non sarà utile, né tantomeno aprirà alcun credito nei confronti del governo nazionale. È solo un escamotage per prendere una boccata d’ossigeno per i prossimi sei mesi. Non è un atto che fa onore alla maggioranza a trazione Pd ed è nocivo per i siciliani che saranno costretti a caricarsi un ingiusto peso frutto della mala gestio di una sinistra che è al governo ininterrottamente da sei anni».
Le polemiche sul vice presidente Venturino fanno riferimento alla decisione di riportare in aula il disegno di legge sul mutuo dopo che il giorno precedente – martedì corso – sala d’Ercole aveva votato il ritorno del disegno di legge in commissione Bilancio e finanze. Ieri la commissione Bilancio ha riapprovato il disegno di legge e l’ha rispedito in aula. Il ritorno in discussione del mutuo ha dato luogo a un acceso dibattito. Secondo le opposizioni non si poteva fare. Ma Venturino ha tirato dritto, non senza forzare il regolamento.
Non è da escludere che la vicenda possa avere un’appendice. Se, come dicono le opposizioni di centrodestra, c’è stata un’interpretazione forzata del regolamento, non possono essere esclusi strascichi.