Nel 2021 si prevede una crescita del 7,6, del 4,2 per il 2022 e del 3,3 nel 2023. Fondamentale il Recovery plan. A ostacolare i piani del governo regionale però ci sono i costi di insularità. Armao: «Costa ai sicilia sei miliardi e mezzo all'anno»
L’Ars approva il Defr. Nel 2020 Pil sotto di otto punti La Regione mira al recupero nel prossimo triennio
Un decremento del prodotto interno lordo per il 2020 pari a otto punti. Per il 2021, invece, le previsioni sono ottimiste: si prevede una crescita del 7,6 per cento; del 4,7 per il 2022 e del 3,3 per il 2023. Un dato che fa ben sperare per il prossimo triennio e la cui previsione tiene conto delle misure strutturali e straordinarie regionali di sostegno all’economia e, in parte, degli investimenti previsti dal Recovery plan.
Poche righe – provenienti dall’assessorato all’Economia retto da Gaetano Armao – bastano a fotografare la situazione socio-economica dell’isola alla luce degli effetti della pandemia in occasione dell’approvazione all’Ars del documento di economia e finanza regionale (Defr) per gli anni 2021-2023. In mezzo il drammatico aggravamento della precarietà sociale e la condizione di insularità che, come viene puntualizzato dal vicepresidente regionale, «costa ai siciliani 6,5 miliardi di euro l’anno». Per questo per Palazzo d’Orleans sarebbero necessarie misure di riequilibrio e perequazione a tutela del sud e della Sicilia per le quali i documenti sottolineano carenze e ritardi.
«La crisi economica – si legge nel comunicato diffuso dalla Regione – ha colpito la Sicilia quando ancora non erano stati superati gli effetti della precedente, negli anni 2010-2012, rendendo ancora più pesante il mancato recupero di produttività quando l’Italia e molte regioni, anche del sud, conseguivano significativi incrementi (2013-18)».
I documenti finanziari del governo regionale sottolineano che per invertire la tendenza sono necessari sostegni finanziari efficienti e tempestivi, proprio per far fronte agli effetti più devastanti e paralizzanti della chiusura delle attività e della vita sociale, ma soprattutto investimenti che rimettano in moto l’economia regionale che, altrimenti, corre il rischio di avvilupparsi in una sindrome depressiva. In questo senso il riconoscimento di un rilievo particolare al Sud e alla Sicilia nel Recovery plan da parte del governo centrale è essenziale per avviare definitivamente a conclusione il divario Nord-Sud divenuto ormai insostenibile.
«L’economia della Sicilia – ha affermato Armao – è oggi appesantita dalla grave crisi economica determinata dalle misure di contrasto alla diffusione del Covid-19. Il governo Musumeci punta alla ricostruzione». E per farlo si avvarrà delle risorse convogliate dalla legge di stabilità per il 2020, ma anche di risorse extraregionali che, però, necessitano del tempestivo riscontro statale.