Lapiana e Raimondo, mandati pieni di insidie Dall’incendio di Bellolampo alla grana del canile

Cesare Lapiana e Francesco Maria Raimondo salutano la giunta nell’ultimo rimpasto al Comune di Palermo. Due esperienze molto differenti tra loro quelle dei due ormai ex assessori. Da una parte Lapiana, storicamente vicino al sindaco Leoluca Orlando – di cui è anche vice alla guida della Federazione italiana di football americano -, l’ingegnere meccanico è entrato in giunta fin da subito con un pacchetto di deleghe di grande responsabilità tra cui Ambiente, Partecipate e Sport. Tra i temi più spinosi da lui affrontati negli anni – è stato anche vicesindaco dopo le dimissioni del generale Ugo Marchetti – quello relativo a Bellolampo. Tra fuoriuscite di percolato, il braccio di ferro con la Regione e l’evolversi della vicenda legata al fallimento di Amia e alla nascita della Rap, fino all’incendio doloso che nel luglio del 2015 ha devastato per giorni parte della discarica. 

Dalla candidatura – fallimentare – di Palermo a Capitale europea dello sport all’attuale situazione poco felice degli impianti palermitani, passando per il tira e molla con Zamparini per la costruzione del nuovo stadio, neanche la delega allo Sport è stata particolarmente semplice per Lapiana. Discorso a parte, invece, per le partecipate: un mondo complesso da riorganizzare, anche in questo caso, con non pochi problemi. La crisi dell’Amat e i tentativi di rilancio dell’azienda, le innumerevoli difficoltà della Rap e le tante emergenze spazzatura e ovviamente la fine della Gesip, per anni spina nel fianco di ogni amministrazione. 

Francesco Maria Raimondo fa invece parte degli ultimi arrivati a Palazzo delle Aquile. Dopo i tanti riconoscimenti per il lavoro svolto da direttore dell’Orto botanico all’ingresso da tecnico al Verde nel primo rimpasto datato 2014 per sostituire un altro professore, Giuseppe Barbera. E così come è stato per Barbera, anche per lui il parco della Favorita si è rivelato pieno di insidie, con progetti presentati come innovativi, ma che alla fine non hanno retto al peso delle scelte politiche e del gradimento di parte della cittadinanza. E poi «la rogna dei diritti degli animali che mi ha creato qualche disagio e mi ha distratto da altre cose», per usare le parole dello stesso Raimondo nel commentare, subito dopo le sue dimissioni, l’intricata questione del canile municipale, tra convenzioni con le associazioni animaliste, pulizia delle strutture e l’inserimento dei lavoratori della neonata Reset. Infine il nodo del parco Cassarà, rimasto ancora da sciogliere dopo la vicenda dell’amianto che ha portato alla chiusura e al sequestro della struttura e una riapertura programmata da tempo, che però sembra ancora lontana, nonostante gli annunci. 


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