Un gruppo di tunisini ieri sera è uscito dal centro e da una collinetta ha iniziato una sassaiola contro le forze dell'ordine. Protestano per i lunghi tempi di permanenza nel'hotspot. Il sindaco Martello: «Andrò da Minniti la prossima settimana perché così non si può andare avanti e chiederò semplicemente il rispetto delle regole»
Lampedusa, migranti lanciano sassi contro carabinieri Da due mesi sull’Isola, ma massimo previsto è 3 giorni
Notte agitata a Lampedusa, nell’hotspot che fino a ieri sera ospitava 260 migranti. Un gruppo che da tempo chiede di essere trasferito ieri sera è uscito dal centro e da una collinetta avrebbe iniziato a lanciare sassi contro le forze dell’ordine in servizio all’interno della struttura. Un carabiniere è stato ferito lievemente alla testa ed è dovuto ricorrere alle cure del poliambulatorio. Solo nella tarda serata la protesta è rientrata. Stamattina 50 tunisini sono stati trasferiti dall’isola con la nave di linea diretta a Porto Empedocle.
A surriscaldare gli animi ieri sera sarebbe stata una lite all’interno del centro tra due tunisini. In particolare uno avrebbe sferrato una coltellata al volto a un connazionale. I due migranti, di 34 e 23 anni, giunti sull’isola da pochi giorni, hanno litigato per banali motivi. Successivamente gli altri ospiti della struttura – già nervosi per i ritardi nei trasferimenti – si sono divisi in due fazioni. Quindi avrebbero finito per prendere di mira carabinieri e polizia. Il tunisino accoltellato è stato colpito di striscio e guarirà in sei giorni. Leggero ematoma alla testa, e qualche giorno di prognosi anche per il carabiniere che è stato colpito con un sasso. La posizione dell’accoltellatore, già identificato, è al vaglio degli investigatori.
L’episodio di stanotte si inserisce in un contesto delicato. Secondo la legge, gli hotspot dovrebbero essere strutture di prima identificazione in cui ai migranti vengono prese le impronte digitali e i dati personali e vengono fotografati. Questa procedura dovrebbe durare al massimo 48 ore, la permanenza è prorogabile fino a un limite di 72 ore, cioè tre giorni. A differenza dei Cara, negli hotspot i migranti vivono in regime di detenzione fino all’identificazione. A Lampedusa, però, da tempo non va così. «Alcuni sono qui da due mesi, altri da un mese, altri ancora da dieci giorni», spiega il sindaco Totò Martello che già a ottobre ha incontrato il ministro dell’Interno Marco Minniti per far presente questa situazione. «Tornerò a Roma la prossima settimana – annuncia – perché così non si può andare avanti e chiederò semplicemente il rispetto delle regole: che i migranti non stiano nell’hotspot oltre le 48 ore e che non escano da quella struttura». Quest’ultimo punto, come detto, può valere fino all’identificazione.
Secondo chi vive nell’isola, non si respira un clima di tensione come quello vissuto nel 2011. Ma si registrano negli ultimi mesi diversi episodi che rischiano di alimentare l’insofferenza dei lampedusani. «Alcune case disabitate sono state danneggiate, ci sono stati alcuni furti e anche accoltellamenti tra gli stessi tunisini», denuncia il sindaco, accusato dai suoi oppositori di voler creare un’emergenza allo scopo di chiudere il centro. «Io – replica Martello – chiedo solo che l’intera Lampedusa non si trasformi in un hotspot».
Nelle scorse settimane sono stati diversi i tentativi da parte dei migranti di imbarcarsi di nascosto nelle navi che portano in Sicilia, nella speranza di poter proseguire il loro viaggio verso le mete desiderate. L’ultimo episodio simile si è registrato ieri sera sulla nave che collega Lampedusa e Linosa a Porto Empedocle, ma sono stati bloccati dalle forze dell’ordine.