Il rettangolo d'ottone, come quello sulle porte degli studi dei professionisti, è comparso su una fonte nella piazza vicino via Vittorio Emanuele sabato pomeriggio. Inizialmente doveva servire a un set fotografico ma poi l'autore, che al momento preferisce restare anonimo, ha deciso di lasciarla lì, per tutti i cittadini. «Il messaggio è che l'arte debba essere pubblica come l'acqua, un bene primario. Ma mi piacerebbe che ognuno, passando di lì, pensasse ciò che vuole. Io stesso non ero partito dall'intenzione di realizzazione un'istallazione»
L’acqua pubblica? Un’opera d’arte Fontana-installazione in piazza San Francesco
Una fontana che porta i segni del tempo, uno scroscio d’acqua e una targa: «Arte pubblica». Un rettangolo d’ottone, come quelli che si trovano sulle porte degli studi dei professionisti. E’ la nuova installazione comparsa in piazza San Francesco d’Assisi, dal lato che dà su via Vittorio Emanuele. Chi passa distrattamente, magari da lontano, è facile che confonda la scritta sulla targa con «Acqua pubblica». Un fraintendimento voluto dall’autore, che al momento preferisce restare anonimo. «Il messaggio gioca sul fatto che l’arte debba essere pubblica come l’acqua, come alcune fonti primarie anche se primaria spesso non è – spiega – Mi piacerebbe però che ognuno, passando di lì, pensasse ciò che vuole, traesse delle conclusioni spontanee, senza dover dare spiegazioni».
La stessa idea di trasformare la targa in un’installazione permanente – vandali permettendo – è nata per caso. L’intenzione iniziale era infatti quella di un set fotografico: immagini che restituiscano l’idea di una fontana cittadina «fonte d’arte da cui tutti possono attingere». Le foto, scattate sabato pomeriggio, non sono ancora state rese pubbliche. «Abbiamo avuto anche fortuna – racconta l’autore – perché stranamente non abbiamo trovato una selva di macchine parcheggiate attorno alla fontana, come succede sempre».
Alla fine del set, sembrava quasi un peccato rimuovere la targa. E così si è deciso di lasciarla lì, sulla fontana, alla libera interpretazione dei passanti, senza alcuna firma che ne rivendichi la paternità. Una presenza che è un doppio messaggio di libertà: dell’arte, innanzitutto, e dei beni come l’acqua il cui status di pubblica è stato in questi anni più volte messo in dubbio da governi nazionali e locali.