La vita di una città

La città è un organismo che vive insieme ai suoi abitanti.

Le città romane e la loro struttura ortogonale, con al centro il Foro, e le città musulmane che si sviluppano disordinatamente intorno alla moschea non sono che la rappresentazione architettonica dei valori e della mentalità di due civiltà diverse.

Le città assistono ad una crescita continua determinata da interventi privati e pubblici che sono indice della doppia natura della ville, specchio della collettività e insieme del singolo.

Si cerca di irreggimentare questa crescita cadendo spesso in due errori opposti: si innova, stravolgendo il tessuto urbano – come negli anni 60 e 70 – o si ricostruisce il passato in maniera artificiosa.

Ogni città possiede un’impronta che la caratterizza. Camus, già nelle opere giovanili, mostra due modi di vivere in due mondi diversi quali sono le capitali settentrionali e les villes meridionali. L’angoscia e il senso di estraneità a Praga dipinta con colori scuri e la serena tranquillità di Vicenza, che riempie il distacco tra uomo e cose, sono alcune delle città vere e immaginarie delle opere di Camus. Quello che però conta davvero per l’autore de “Lo straniero” e “La Peste” è trovare una città che sia la patria del cuore, intimamente simile all’uomo “la più disgraziata e fragile di tutte le creature”.

Eppure comprendere l’anima di una città non è semplice, anzi secondo il prof. Collovà l’identità nelle città, specialmente quelle piccole, non esiste. Anche una piccola città, per quanto si tenti di mantenere tutto com’è, continua a crescere e a cambiare.

E quando alla fine una città muore, qualcosa rimane sempre.

Come la città di Gibellina la cui parte più antica, distrutta e disabitata, vive una splendida decadenza come suggestivo teatro di rappresentazioni classiche.


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