La Terra lo sa già

Che l’uomo possa decidere per se stesso le proprie vocazioni o orientamenti è una constatazione piuttosto accettata.

Può ,invece, un territorio, presa coscienza della propria identità, manifestare la scelta della possibile e unica forma che ne garantisca la sopravvivenza? Non può essere altrimenti se il soggetto considerato è la Sicilia, capace di esibire con disinvoltura la propria personalità, fatta di luoghi che bastano a se stessi e anzi già concedono ai vari loro abitanti i mezzi di vita, non di stenti ma di abbondanza.

Avendo riconosciuto ciò, è l’uomo in possesso del diritto di chiedere di più al territorio, può insomma denaturalizzarne i caratteri fondanti?

Non dovrebbe ma, si sa, non è poi una verità tanto celata, lo ha sempre fatto e continua a farlo.

Nel Marzo 2004 la Regione Siciliana ha concesso a quattro colossi del petrolio americani la ricerca di idrocarburi in quattro zone dell’isola.

Ma questa è una storia, seppure poco nota, che si ripete: già nel ’70 un’iniziativa di forze legate alla Democrazia Cristiana prevedeva la creazione di un polo di raffinerie in Val di Noto. La stessa area, oramai riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, rischia di diventare un immenso campo di trivellazioni con annesse le strutture di lavorazione delle risorse eventualmente portate in superficie.

Valutando tutte le zone coinvolte sarebbero violentati 1600 km² di suolo siciliano, a cui aggiungere le profondità invase da tubi e oleodotti e gli scompensi recati all’equilibrio dell’intero sistema ambientale.

Di questo sistema fanno parte gli abitanti che rifiutano tale imposizione senza criterio, riuniti nel Comitato per le energie e contro le trivellazioni gas-petrolifere in Sicilia.

Con la promozione del Comitato, con il lavoro di tre autori, Alessandro Gagliardo, Christian Consoli e Antonio Longo, il supporto finanziario di 641 “produttori dal basso” e il contributo di molte altre voci e volti, è stato realizzato il film “13 Variazioni su un tema barocco”, documentario-accusa alla minaccia di stupro al territorio.

Il film, in giro per la Sicilia e l’Italia, è arrivato anche a Ragusa il 16 Aprile con una proiezione organizzata da Iblalab, giornale on-line della Facoltà di Lingue e Letterature straniere, e ha visto la partecipazione di Antonio Longo.

L’impressione generale suggerisce che si tratti di una manifestazione di amore e passione per i luoghi in cui si è nati, o scoperti da coloro che durante un viaggio o per caso si sono trovati a passare e non hanno saputo abbandonare questi paesaggi.

Le immagini restituiscono uno scenario fatto di elementi in contraddizione e in competizione: la terra sotto i piedi quasi scalzi di un bambino e il fuoco delle ciminiere delle raffinerie, le onde inquiete del mare e i fumi che nascondono l’azzurro del cielo fino a farne dimenticare la profondità di tinta.

L’urlo, il lamento di sofferenza del territorio è fatta musica attraverso le note della tromba di Roy Paci, sottofondo a una delle tredici variazioni musicali e tematiche, così come il film è stato concepito.

Di fatti questa Terra grida e comunica, non è nostra e sa perfettamente cosa vuole: con i suoi movimenti, con i suoi colori e odori, la Sicilia rende chiarissima la propria scelta.

Le risorse che ha deciso di affidare agli esseri umani non stanno sottoterra e non servono il gioco di pochi prepotenti, ma si offrono al benessere del filo d’erba e della lucertola, del torrente e perfino degli ancora ingrati uomini e donne.


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