«La sinistra? Guardi all’America latina»

Piero Bernocchi, militante della contestazione e sindacalista, portavoce del sindacato dei Cobas Scuola, è stato ospite della Facoltà di Lingue per la presentazione del suo libro “Vogliamo un altro mondo – dal Sessantotto al movimento no-global”, in cui ripercorre la storia e le evoluzioni della contestazione dalla rivoluzione sociale degli anni Sessanta e Settanta ai movimenti contro la globalizzazione liberista del 2000.

Bernocchi individua un elemento comune, l’anticapitalismo, tra il Sessantotto e i movimenti antiliberisti e analizza le loro evoluzioni e la loro influenza sulla politica e sulla società nel corso degli anni.

All’incontro, promosso dalla Facoltà di Lingue, Cobas Scuola, Officina Rebelde e Libreria Gramigna e coordinato da Alfonso Di Stefano (Attac Catania), sono intervenuti il preside Nunzio Famoso, Federico Galletta, di Officina Rebelde, Gianni Piazza, docente di Scienza politica e l’autore stesso.

Famoso ha detto del libro: “E’ una riflessione sul potere, su come questo si sta organizzando all’interno di una dimensione americanista, fondata su due partiti.” Federico Galletta, militante del collettivo no-global Officina Rebelde, ha sottolineato come non sia impossibile capire l’oggi senza guardarsi indietro. “Il Sessantotto è un pezzo di storia del nostro paese, che ha sofferto però di un buco informativo: sono stati trasmessi tanti luoghi comuni sul Sessantotto, come ad esempio quello che sia stato un movimento esclusivamente studentesco, mentre è stato anche operaio e contadino. L’analogia tra il Sessantotto e il movimento no-global è la rivoluzione sociale prima che politica. Il movimento no-global nasce soprattutto grazie ad Internet, che è un potente strumento di aggregazione e di diffusione di nuove idee.”

A proposito del Sessantotto, Bernocchi dice che esso “va letto all’interno del particolare periodo storico italiano. In Italia le istituzioni erano ostili al Sessantotto, ancora oggi lo descrivono come lotta armata, non come quel complesso di movimenti politici di massa atti alla contestazione verso la società nel suo complesso in modo continuativo e aggregazionale. Il Sessantotto era animato da movimenti aperti e liberi, non dai partiti, che sono rigidi e gerarchici al proprio interno. L’appello di Sarkozy a cancellare la memoria del Sessantotto è la dimostrazione che i governi hanno paura che la gente dica la sua sulle istituzioni.”

Secondo Bernocchi “In Italia è mancata e manca tutt’ora una linea anticapitalista forte tale da costruire l’idea di un cambiamento profondo, che permetta la nascita della realtà socialista, come ad esempio in Spagna. Oggi i gruppi maggiori della sinistra non sono in grado di rappresentare la gente alla luce delle grandi innovazioni. Sono stato a volte severo nei confronti del Sessantotto per non rievocare nostalgie. E perché vorrei che guardassimo al di fuori dell’ambito italiano, all’ambito internazionale. Il socialismo latinoamericano è un esempio di socialismo elastico a cui guardare. I paesi dell’America Latina stanno dimostrando di sapersi organizzare attraverso partiti socialisti elastici e strutture innovative che prescindono dalla rigidità oligarchica. In Italia invece i partiti si sono sempre configurati come casta. Il togliattismo è un esempio: stava dentro il sistema capitalistico, con un divario enorme tra palazzo e società. Il Sessantotto mise in discussione questo elitarismo, questa oligarchia partitica”.

Oggi che non c’è più un partito – guida e che la sinistra istituzionale è in piena crisi, bisogna ricostruire la cooperazione tra movimenti politici, sindacati e partiti. I partiti devono capire che hanno senso solo se organizzano la realtà sociale e culturale.


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