Presentato oggi il manifesto del suo movimento. Già 95 le adesioni tra consiglieri, assessori ed amministratori comunali. «Crocetta? Il mio nemico numero uno, ma merita il rispetto del premier che lo tratta come una cameriera». Poi la stoccata al Pd, «focolaio della precarietà dell'Isola», e all'Udc, che «sembra venire da Marte»
La Sicilia? #Diventerà Bellissima Musumeci lancia patto civico e punta alla Regione
Non è ancora una discesa in campo. Ma Nello Musumeci traccia la rotta. E dà un orizzonte temporale. «Alcuni mesi». È questa la deadline per trasformare il suo patto civico in un soggetto politico. E lanciare la sua corsa alla regione. Ai giornalisti riuniti nella Sala Rossa di Palazzo dei Normanni, assicura: «#Diventerà Bellissima è un movimento d’opinione che raccoglie cittadini disgustati dall’inerzia e dalla rissosità della politica. Ma dalle adesioni che arriveranno nei prossimi mesi dipenderà la sua trasformazione in un soggetto politico transpartitico». Intanto l’ex presidente della Provincia di Catania incassa il primo successo: 95 tra amministratori, consiglieri e assessori hanno firmato l’adesione al manifesto, presentato a novembre dello scorso anno a Palermo, poi portato in giro per le nove province siciliane e approdato lo scorso 11 aprile a Catania.
«Il sistema dei partiti tradizionali – dice – si è rivelato inadeguato ad affrontare l’eterna e insoluta questione meridionale e il dramma di una Sicilia che si allontana dagli standard di qualche anno fa». Davanti a partiti non più in grado di «dare risposte», avverte Musumeci, la società civile «reagisce e reclama il diritto a un’alternativa di governo». Ecco qui la genesi di #Diventerà Bellissima. «Un progetto chiaro e semplice, basato su valori non negoziabili, come la famiglia, la meritocrazia, la solidarietà, la tolleranza, l’impegno contro ogni forma di illegalità e una vigilanza antimafia non ostentata, ma praticata».
Musumeci scalda i motori. Le elezioni non sono tanto lontane. Almeno ascoltando le sue parole. «La vittoria non si aspetta, ma si prepara», dice a chi gli chiede se il movimento è l’anticamera della sua candidatura alla presidenza della Regione. Una candidatura che «non smentisco». L’obiettivo, intanto, è recuperare una parte di quel 50 percento di elettori che si è allontanato dalla politica, per «non restare schiacciati da due populismi: quello renziano e quello a cinque stelle».
Certo, ammette, è arrivato il momento di «rifondare l’autonomia» senza cercare «nemici oltre lo Stretto», ma al contrario «facendo un esame di coscienza. Serve un’autonomia della responsabilità e delle opportunità per superare il divario tra nord e sud». «Al sicilianismo preferiamo la sicilianità – dice -, che significa orgoglio di un’appartenenza. Per questo riteniamo che l’autonomia vada ridiscussa al tavolo con Roma. Non chiediamo elemosine, ma quello che ci è stato tolto arbitrariamente dal governo centrale in tutti questi anni». Con la complicità dei governi regionali e soprattutto del Pd. Sono i democratici per Musumeci i veri responsabili del «male della Sicilia». Loro, insieme ad «alcuni poteri forti» hanno dato vita «dentro un laboratorio» ad un «mostro politico».
Insomma, attacca il leader dell’opposizione all’Ars, «il Pd è il vero focolaio della precarietà e dell’instabilità del governo siciliano. Il Pd governa da sei anni e non può pensare di scaricare le responsabilità del fallimento su Crocetta». Né, avverte Musumeci, possono giudicarsi esenti da colpe i dirigenti dell’Udc, che «sembrano venire da Marte e, invece, sono i registi dell’operazione di potere che ha portato Crocetta al Governo».
La salvezza dell’Isola per l’ex presidente della Provincia di Catania passa da un presidente della Regione «autorevole» e «capace di non farsi zittire da un premier che lo tratta come una cameriera. Non si può governare sotto il costante ricatto del commissariamento. Crocetta resta il mio nemico numero uno, ma come presidente di regione merita il rispetto che si deve a una figura istituzionale. Se Renzi mi avesse trattato come ha fatto con Crocetta, avrei occupato la sua stanza. Perché non spetta certo al presidente del Consiglio mandare a casa il governatore». Nei cui confronti il giudizio resta, comunque, negativo: «Il danno che ha provocato alla Sicilia ha ridimensionato gli errori fatti dai governi degli ultimi 25 anni».
Adesso lo sguardo è proiettato al futuro. Ai primi di luglio, quando a Palermo Musumeci incontrerà gli amministratrori che hanno aderito al manifesto #Diventerà Bellissima, e alla tre giorni popolare e comunitaria in programma a Catania, alla vecchia dogana del porto l’11, il 12 e il 13 settembre. Prove di leadership e di partito, che, comunque, promette sarà: «Snello, agile e con una struttura orizzontale. Proprio come il movimento. «Non ci sono segretari, ma nove comitati di coordinamento provinciale e un comitato regionale con il compito di coordinare le iniziative locali. Insieme tanti giovani, persone provenienti da estrazioni politiche diverse». Con un unico obiettivo: fare della Sicilia una terra bellissima.