La Sicilia «con le carte in regola» senza finanziaria né esercizio provvisorio. Paralisi per le spese

Niente finanziaria, niente esercizio provvisorio. Per la Regione Siciliana il 2023 si aprirà con una paralisi nei conti. Tutto rimarrà fermo. Non si potrà ricorrere nemmeno alla spesa per dodicesimi ma solo per pagare le uscite correnti come gli stipendi. Per il resto, nulla. E’ questa la situazione emersa dopo i lavori d’Aula e che hanno spinto le opposizioni a denunciare la situazione di stallo che si verrà a creare. Un blocco forse pilotato per restringere il campo d’azione dell’ARS che, prima o poi, dovrà comunque esaminare tutta la documentazione licenziata dalla Giunta.

Il Movimento 5 Stelle punta il dito contro il Governo regionale. «Dovevano fare la finanziaria per tempo – ha dichiarato il capogruppo M5S Antonio De Luca – non hanno portato a casa nemmeno l’esercizio provvisorio, come dire la montagna Schifani ha partorito il misero topolino dell’aggiustamento di bilancio e nulla più. Se il buongiorno si vede dal mattino, prepariamoci ad una legislatura di annunci seguiti dal nulla, probabilmente la specialità in casa dei governi di destra, come ci ha abituato Musumeci, che strombazzò ai quattro venti, a partire dalla campagna elettorale, la riforma sui rifiuti che non fece mai».

Silenzio da parte della maggioranza che solo in chiave a dir poco timida si pronuncia sul prolungamento dei contratti per i lavoratori impegnati nella lotta al Covid. «Si tratta – afferma la deputazione forzista – di personale medico, sanitario e amministrativo che ha maturato sul campo una grande esperienza che non andrà dispersa ma costituirà ora un patrimonio per tutto il sistema della Sanità pubblica siciliana. La norma approvata conferma la serietà e la bontà degli impegni assunti dal Governo regionale e dal Presidente Schifani in prima persona, che in questi primi mesi della legislatura confermano di lavorare per affrontare le emergenze nella giusta ottica di costruire sviluppo e servizi duraturi per tutti i siciliani».

A segnalare, invece, le possibili difficoltà che si potrebbero creare per una Regione lasciata con le finanze bloccate è Cateno De Luca che, dai banchi dell’opposizione, con i suoi due gruppi a sala d’Ercole, chiama in causa non solo il presidente Renato Schifani ma anche l’assessore all’Economia Marco Falcone. «Siamo davanti – ha affermato l’ex sindaco di Messina – al sequel del Governo Musumeci. Anzi, l’assessore Falcone, se possibile, è riuscito a fare peggio del suo predecessore Armao. Addirittura il Governo è stato costretto a togliere dal testo la norma che recepiva duecento milioni di euro per il bilancio 2022, frutto dell’accordo con lo Stato sulla compartecipazione della Regione alla spesa sanitaria. Così come avevamo anticipato, in scena all’Ars è andato un atto degno di un film di Totò. Torneremo in Aula il 10 gennaio; fino ad allora la Regione continuerà a navigare a vista quando sarebbe bastato procedere all’approvazione del nostro disegno di legge che prevedeva l’esercizio provvisorio fino al 30 aprile».


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