Non si arresta il fronte di fuoco in sicilia. Con il settimo anticiclone estivo denominato "lucifero", che imperversa da giorni nell'isola, le temperature hanno raggiunto e superato con costanza i 40 gradi. Tanti gli incendi la cui matrice non sempre è l'autocombustione.
La Sicilia brucia, ma la politica è in campagna elettorale
Non si arresta il fronte di fuoco in Sicilia. Con il settimo anticiclone estivo denominato “Lucifero”, che imperversa da giorni nell’Isola, le temperature hanno raggiunto e superato con costanza i 40 gradi. Tanti gli incendi la cui matrice non sempre è l’autocombustione.
Ad ogni incendio di vaste dimensioni il pensiero torna indietro nel tempo. Alle palesi responsabilità dei diversi assessori regionali al Territorio e Ambiente, alle Risorse agricole e al Lavoro succedutisi in questi anni. Alla superficialità del presidente della Regione siciliana nell’affrontare la delicata fase programmatoria e gestionale dei terreni demaniali e non.
Il richiamo è alla leggerezza, per l’appunto, con la quale il governo regionale ha affrontato le programmazione delle attività di manutenzione e prevenzione nelle aree demaniali, protette e sottoposte a tutela e controllo della pubblica amministrazione regionale. Incapacità di pianificare azioni mirate alla salvaguardia dei territori boschivi. Dove sono i progetti di valorizzazione e fruizione e conomica delle aree protette? E lo sfruttamento delle biomasse, del materiale legnoso e di tutte quelle iniziative che avviate spingerebbero gli interessati a controlli serrati sulle aree di pertinenza?
Nulla di tutto ciò è stato fatto. Intanto la Sicilia continua a bruciale. In tutto sono stati sette gli incendi che ieri hanno richiesto nell’Isola l’intervento dei mezzi aerei. I roghi hanno percorso terreni demaniali e privati, boschi e colture a Monreale e Misilmeri (Palermo), Vizzini (Catania), Antillo (Messina) Sortino (Siracusa) e Caltabellotta (Agrigento). Mentre in provincia di Enna a rischio sono un gruppo di abitazioni. E’ il caso di Assoro dove sono state evacuate alcune case a titolo precauzionale.
Nella zona sono intervenuti tre elicotteri ‘Sierra’ del Corpo forestale. L’azione è stata supportata da terra con l’intervento di squadre di forestali, vigili del fuoco, protezione civile e forze dell’ordine. Il fronte si è allargato interessando anche il territorio di Leonforte, in una zona dove si trovano varie abitazioni ed aziende.
La preoccupazione espressa dall’associazione dei geologi italiani la dice lunga sulle responsabilità della componente politica e di quella amministrativa in Sicilia. Un incendio è una disgrazia doppia: prima distrugge boschi e foreste, rendendo fragile un territorio che poi, senza più lazione di drenaggio delle acque svolta dalla vegetazione, è a forte rischio di dissesto idrogeologico. E’ allarme, quindi, in Sicilia come nel resto dell’Italia.
Dal sito dell’ordine nazionale dei geologi riportiamo la dichiarazione del presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Gian Vito Graziano. «In questi anni abbiamo assistito a disastri di natura idrogeologica, che erano diretta conseguenza di incendi precedenti. E questanno avremo 300 mila ettari in più di territorio bruciato a forte rischio».
Il governo regionale è corso ai ripari per mettere in sicurezza i terreni incendiati e per scongiurare gli eventi franosi? Da questo governo regionale, quando era nel pieno dei poteri, non abbiamo visto alcuna programmazione seria; figurarsi, ora, da un governo regionale dimissionario. Difficile, insomma, immaginare che siano sta5te appostate somme per la preidisposizione di un piano d’azione che preveda la ripiantumazione degli alberi ed il ripristino delle coltivazioni.
Invece assistiamo al solito balletto sull’individuazione delle responsabilità che mortifica ogni buona intenzione. Quindi, oltre il danno anche la beffa. Non solo gli incendi, ma anche il rischio di frane nelle zone interessate dal fuoco. Ci chiediamo cosa stiano pensando e con quali intenzioni si stiano muovendo gli assessori a vario titolo competenti sulla filiera forestale. Non si capisce come l’assessore regionale Territorio e Ambiente, Alessandro Arico’, l’assessore regionale alle Risorse agricole e forestali, Francesco Aiello, e l’assessore regionale al Lavoro intenderanno programmare gli interventi.
Che dire? Che i tre assessori sopracitati non hanno emulato l’assessore alle Infrastrutture, Andrea Vecchio, che, su un argomenton delicatissimo, ha rilasciato dichiarazioni gratuite su argomenti di cui non conosce neanche le più elementari cognizioni operative. Altro che criticare i forestali! La verità è che, ancora una volta, sono a rischio non solo i lavoratori foresali, ma anche, e sopratutto, le famiglie ed i cittadini.
Attendiamo con interesse e pazienza le eventuali mosse del governo regionale, se mai saranno avviate.