Politica

La senatrice Tiziana Drago lascia Fratelli d’Italia. «Ringrazio anche i “fratelli coltelli” del territorio»

Tiziana Drago lascia Fratelli d’Italia. Di professione insegnante, moglie e madre aveva scelto l’impegno politico sposando gli ideali del Movimento 5 Stelle. E proprio con i pentastellati era arrivata al Parlamento nazionale, al Senato dove, in questi anni, si è occupata di diverse tematiche. In modo particolare di lavoro pubblico e privato, previdenza sociale. La sua attenzione, però, è stata riservata al mondo della scuola. Alunni e docenti. Classi pollaio e professori costretti a vivere a chilometri di distanza dalle proprie famiglie. Studenti ignorati e maestri sfiduciati. Il passaggio con il partito di Giorgia Meloni non riserva sorprese fino all’arrivo delle elezioni. Nonostante i cartelloni pubblicitari già prenotati, i manifesti stampati e la sede pronta ad affrontare la campagna elettorale, Tiziana Drago non viene ricandidata. Una doccia fredda che non la scompone più di tanto. Continua a credere di potere impegnarsi, in politica con FdI. Scelta che mantiene fino alla chiamata alle urne e alla giornata odierna dato che, con un post sui social, ufficializza l’uscita di scena da Fratelli d’Italia.

«A volte il troppo attivismo fa male! Pensavo fossi una risorsa! Espressioni che – ha scritto la Drago – insieme al cortile politico, al mobbing politico e al tentativo di “suicidio assistito”, assumono un certo spessore. Lascio Fratelli d’Italia inequivocabilmente! Avrei voluto resistere fino alla scadenza del mandato elettorale affidatomi durante la XVIII legislatura, che volge al termine, ma non riesco più a reggere il peso della “corresponsabilità”! Il silenzio mi metterebbe sullo stesso piano di chi appoggia pienamente l’escalation bellica, facendosi parte integrante. Il silenzio mi metterebbe sullo stesso piano di chi non contribuisce in nessun modo alla costruzione di un processo di pace. Scendendo a patti? Si, del resto non è questa la politica? Il silenzio mi metterebbe sullo stesso piano di chi guarda, se lo guardasse, con sufficienza al mondo della scuola e dell’istruzione, in assenza di visione e progettualità: fatto, questo, di una gravità non ancora percepita… Il silenzio mi metterebbe sullo stesso piano di chi guarda alla Sicilia come terra da colonizzare, parlando di “autonomia”, salvo lasciare per il 77esimo anno all’angolo l’attuazione completa dello Statuto Regionale Siciliano. Il silenzio mi metterebbe sullo stesso piano di chi decide di candidare in Sicilia non siciliani, pur esprimendo delle “risorse indigene” (sempre che le si ritenga tali…). Il silenzio mi metterebbe sullo stesso piano di coloro i quali vorrebbero far credere di andare verso posizioni moderate, salvo candidare chi parrebbe essere ancorato a posizioni croniche. Emergenza “caro bollette”? Scostamento di bilancio sostanzioso subito, ecco cosa occorre fare immediatamente! Mettiamo in moto l’economia, salvando l’esistente (cose e persone)».

Un messaggio chiaro, diretto. Anche se senza nomi e cognomi, tutto è evidente. Come l’amarezza provata e trasmessa dalle parole utilizzate. «Ringrazio – continua – tutti i colleghi di Fratelli d’Italia per bene, aperti al confronto, uomini e donne di livello morale e politico di tutto rispetto, che mi hanno accolta e rispettata (pochi, ma buoni).Ringrazio anche i “fratelli coltelli”, molti del territorio: quelli che son riusciti a farsi spazio, anche senza dote consistente, forti di amicizie storiche; quelli affetti da misoginia; quelli che confondono la sacralità di un ruolo istituzionale col ruolo di “dirigente di partito”, quindi di un’organizzazione interna, non costituzionalmente riconosciuta. Ringrazio gli amici di FdI del territorio sinceri, che svolgono il loro ruolo, istituzionale e non, con intelligente diligenza, puntualità ed amore per la Res publica. Proverò ad allentare, se non a staccare. Ho bisogno di osservare, comprendere, elaborare, riprogrammare. Vorrei ringraziare anche coloro i quali mi son sempre stati vicini, in un modo o nell’altro, comprendendo che la Mission politica che mi ha sempre contraddistinto rimane sostanzialmente la stessa. È un po’ come, camillerianamente parlando, l’acqua che assume la forma del contenitore in cui la si versa. Precisazione doverosa, non avendo bussato ad alcuna porta, se non esser stata invitata ad entrare… Da precisare, però, che il contenitore manterrà sempre la funzione di mezzo: è la Costituzione che parla, a salvaguardia della democrazia. Il problema di fondo della politica italiana sta nella trasformazione dei partiti a fine e non a mezzo per la salvaguardia di beni, servizi, persone e filosofia di vita».

Umberto Triolo

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