Cosa succede al primo piano del municipio? Da una parte Giuseppe Spampinato, al vertice dello staff del primo cittadino, che in Comune non si fa vedere da giorni. Dall'altra Enzo Bianco, impegnato a Bruxelles. In mezzo una polemica, tutta bisbigliata, per il luogo dov'è ospitato il comitato del consigliere Agatino Lanzafame
La sede elettorale, la nuova macrostruttura e il sindaco Tensione a Palazzo degli elefanti sul capo di gabinetto
Che cosa stia succedendo a Palazzo degli elefanti, in questo momento, non è chiaro a nessuno. Le voci corrono e, per di più, devono fare i conti con le distanze messe dai protagonisti dei rumor sempre più insistenti: il sindaco di Catania Enzo Bianco e il capo di gabinetto Giuseppe Spampinato. In mezzo: i consiglieri comunali, e candidati alle elezioni regionali del 5 novembre, Agatino Lanzafame e Alessandro Porto. Una storia che affonda le radici in dissidi di vecchia data, che avrebbero a che fare non solo con la politica ma anche con l’amministrazione, visto che da pochi giorni è stata approvata la nuova macrostruttura del Comune di Catania. Cioè lo schema che stabilisce ruoli e responsabilità. E che vede il capo di gabinetto Spampinato essenzialmente ritrovarsi all’estremità più alta di una linea che, però, non porta da nessuna parte. Spogliato, di fatto, di ogni responsabilità diversa dalla gestione dello staff del sindaco. Lui da una settimana a Palazzo degli elefanti non si fa vedere: prima una missione a Roma, poi qualche giorno libero e infine un ricovero – finito ieri – all’ospedale Cannizzaro di Catania. Con una sola prescrizione: riposo assoluto. Mentre Bianco, lontano dagli occhi, segue a distanza da Bruxelles.
Il racconto è intricato e parte dal giorno del flop della presentazione della candidatura di Fabrizio Micari nel deserto anfiteatro del centro fieristico Le ciminiere. In quella circostanza pare che sia maturata l’idea che il consigliere comunale Agatino Lanzafame, terzo nella lista di Sicilia futura per la corsa a Palazzo dei Normanni, potesse usufruire della sede politica di riferimento di Giuseppe Spampinato. Qualche bella stanza nella centralissima via Gabriele D’Annunzio 31, usata per lo più da associazioni (studentesche e non), per le quali Lanzafame avrebbe contribuito alle spese. «Luce, internet, telefoni – dichiara Lanzafame – Un modo per avere un appoggio nel corso della mia campagna elettorale ma con sobrietà e senza sprecare risorse». Poco importa, in questo senso, che di recente Spampinato venga dato per vicino al gruppo di Sicilia futura, capeggiato – a livello regionale – dall’amministratore delegato di Sac Nico Torrisi e dal deputato uscente (ricandidato) Nicola D’Agostino. «Non c’è nessun accordo politico – sgombra il campo Lanzafame – Ma semplicemente la volontà di non sprecare risorse e di condurre una campagna elettorale sostenibile. Ritengo sbagliato spendere decine (se non centinaia) di migliaia di euro per la campagna elettorale, specie in questo momento di crisi economica».
La questione potrebbe chiudersi qua, ma così non è. La possibilità che la sede di Lanzafame coincida con una vecchia segreteria di Spampinato, per qualcuno, potrebbe essere visto come un appoggio dello stesso Spampinato diretto a un candidato. Di più: a un partito politico diverso da quello di Bianco. Proveniente da un uomo, il capo di gabinetto, selezionato dal sindaco in persona per fargli da braccio destro, nonostante un passato anche da assessore di Raffale Lombardo. Una posizione difficile da spiegare, soprattutto quando per la corsa verso Palermo, fino all’ultimo, l’uomo del primo cittadino di Catania avrebbe dovuto essere Alessandro Porto. Sicuro di una sua candidatura a sostegno di Micari, prima di saltare la barricata e trovare posto in Forza Italia all’ultimo momento prima della presentazione delle liste provinciali. Quello che è successo nelle segrete stanze non è dato saperlo: il cellulare di Beppe Spampinato squilla a vuoto e l’entourage del sindaco afferma di non avere notizie in questo senso. «Se questo fatto ha suscitato polemiche politiche, mi dispiace umanamente per Beppe così come per tutti gli altri soggetti coinvolti – afferma Lanzafame – Adesso, però, credo che ogni litigio vada messo da parte, è il momento di lavorare tutti uniti per vincere questa campagna elettorale».
L’appello all’unità, però, potrebbe rimanere inascoltato. Anche perché la nuova macrostruttura del Comune, salutata con favore dal sindaco di Catania e stilata dalla direttrice generale Antonella Liotta, entrerà in vigore dall’1 novembre 2017. Con la variazione di competenze e il passaggio dei servizi informativi dalle responsabilità dell’ufficio di gabinetto a quelle della direzione generale, cioè della burocrate Liotta – i cui rapporti con Spampinato pare non siano idilliaci – che a poco a poco ha scalato tutte le caselle di rilievo di Palazzo degli elefanti. Da questo ridimensionamento delle competenze alle dimissioni di Spampinato il passo potrebbe essere breve. Secondo alcuni, la lettera con la quale lascia il suo posto attenderebbe sulla scrivania del sindaco il ritorno di quest’ultimo dal Belgio. Anche questa notizia, però, rimane tra i bisbigli dei corridoi del primo piano del municipio. Se confermata, però, questo sarebbe solo l’ultimo dei tanti nomi che abbandonano la barca di Enzo Bianco dopo urlati conflitti con il sindaco in persona.