«Non mi aspetto nulla di buono». E’ pessimista Maurizio Rosso, segretario della Slc Cgil di Palermo. L’incontro di mercoledì prossimo, convocato dall’assessore regionale al Turismo, Cleo Li Calzi, per disegnare l’exit strategy di quello che potrebbe tradursi altrimenti in un tracollo dei teatri palermitani dopo i tagli alle risorse, non lo rassicura. Un appuntamento a vuoto, perché da «da dieci anni andiamo avanti con tagli ai teatri» e perché, soprattutto, gli assessori che si sono succeduti in via Notarbartolo «non sono stati capaci di mettere a punto una politica culturale».
«E’ arrivato il momento di dire basta alla gente incompetente – attacca Rosso -. Questi assessori non hanno idea di cosa sia una produzione teatrale. L’assessore Li Calzi? In un anno alla guida dell’assessorato non ha fatto nulla. Forse è pure peggio dei suoi predecessori». Sul banco degli imputati ci sono i tagli ai teatri. La scure si è abbattuta con l’ultima Finanziaria, ma il trend è vecchio di anni. «Guardano all’emergenza senza una programmazione a lungo termine – dice ancora il leader sindacale con un passato lungo 35 anni da ballerino in giro per il mondo -. Per loro i teatri sono solo stipendifici. Hanno chiesto sacrifici ai lavoratori, che si sono dimezzati lo stipendio e hanno accettato la sfida di una riforma profonda del settore. Adesso, però, serve una politica culturale e assessori in grado di metterla a punto».
Perché per Rosso la cultura «produce Pil e ricchezza». Basta guardare cosa hanno fatto a Modena, Sassuoli e Carpi, che «con il Festival della Filosofia ogni anno attraggono migliaia di visitatori. Palermo ha 16 teatri: una ricchezza abbandonata». E sacrificata sull’altare dei tagli alla spesa. «Quella di ridurre i contributi ai teatri siciliani è una decisione scellerata. Si fa scempio della produzione teatrale e non si capisce che la cultura è un volano di sviluppo fondamentale per la Sicilia».
La ricetta per Rosso è semplice. E a costo zero. Innanzitutto i teatri per pianificare la loro attività hanno bisogno di «certezza quinquennale di risorse». «Una programmazione a lungo termine – spiega – consente di ingaggiare i migliori artisti e con una spesa minore». Da una politica di collaborazione tra teatri, poi, potrebbero arrivare risparmi per circa 10 milioni annui. Due esempi. «Il Teatro Massimo di Palermo – dice ancora il segretario provinciale della Slc Cgil – ha un corpo di ballo di altissimo livello impegnato, però, solo per due produzioni l’anno. Potrebbe, invece, danzare in altri teatri della Sicilia». E poi ci sono i laboratori di scenografia del teatro a Brancaccio. «Sono enormi e poco utilizzati – denuncia -. Le maestranze, una volta andate in pensione, non sono state rimpiazzate. Potrebbero dare lavoro a decine di persone e produrre scene e costumi per tutti i teatri siciliani».
Un capitolo a parte è l’incapacità di «mettere in circuito le produzioni e di creare brand identificativi». Grazie alle navi da crociera «nell’ultimo anno sono attraccate a Palermo oltre 450mila persone. Non uno di questi turisti ha messo un piede in un teatro. Nessuno, ad eccezione del Massimo, che adesso ha aperto il bar al suo interno, ha un bookshop, un brand, in grado di produrre il 15% del fatturato». L’idea allora è quella di un tavolo che metta assieme Confcommercio e Confartigianato per portare i turisti nei teatri. Nota dolente, infine, la tecnologia. «La grande assente nei teatri palermitani – denuncia Rosso -. Con l’archivio digitale si potrebbero avere 7 miliardi di potenziali visitatori. Basterebbe un semplice click, al prezzo di 50 centesimi, per ammirare le bellezze dei nostri teatri anche stando dall’altra parte del mondo».
Insomma, per il segretario della Slc Cigl quella portata avanti dalla Regione siciliana negli ultimi 10 anni è stata «una politica disastrosa», fatta da «assessori al Turismo incompetenti». Adesso per salvare la cultura serve «un impegno serio». Come, ad esempio quello portato avanti dal Comune. «L’ex primo cittadino Cammarata ha ucciso il Teatro Massimo e ha desertificato la cultura a Palermo con effetti devastanti. Con il sindaco Orlando e l’attuale sovrintendente Giambrone si stanno facendo significativi passi in avanti. Ma il Comune da solo, senza la Regione può fare poco. E’ lì che occorre mettere gente competente».
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