Nella rivoluzione del gelsomino il giornalismo partecipativo ha fatto quello che per anni non è riuscito ai reporter professionisti. Ne è convinto il cineasta tunisino Mourad Ben Cheikh, ospite al Taormina Film Festival dove ha presentato il suo ultimo lavoro "Nessuna Paura"
La piramide rovesciata delle rivoluzioni arabe
«Prima dell’avvento dei New Media l’informazione funzionava come una piramide: il vertice decideva il grado di visibilità dell’informazione, e mi riferisco non solo al vertice giornalistico ma anche a quello economico e politico. Oggi quella piramide esiste ancora, ma accanto c’è anche una piramide rovesciata. Voglio dire che oggi un’informazione può venire da una sola persona e salire, espandersi, arrivare ad occupare lo spazio mediatico».
É l’analisi di Mourad Ben Cheikh, autore, cineasta ed intellettuale da sempre attivo nel panorama cinematografico tunisino e nordafricano. Un regista assolutamente legato e in piena sintonia con la sua terra. Il cinema nella sua visione è informazione, coerenza e partecipazione alla costruzione di un nuovo volto sociale. Con la sua ultima fatica cinematografica “Plus Jamais Peur” (Nessuna Paura), presentata al Taormina Film Festival 2011, ha filmato quegli attimi che il 14 Gennaio 2011 hanno portato la Tunisia verso una nuova coscienza rivoluzionaria e il conseguente passaggio dalla dittatura alla democrazia. Un cambiamento epocale, una presa di coscienza senza precedenti da parte del mondo arabo, una visione che si amplia, abbatte tutte le barriere e che fonda le sue radici nel giornalismo cittadino. L’avvento di questo nuovo tipo di giornalismo supportato da Wikileaks, Facebook e i new media in generale porta a una ricerca della verità a tutti i costi.
Nella visione di Ben Cheikh a volte la verità non basta, a volte la gente merita di più, ha bisogno che la propria fiducia venga ricompensata e che l’obiettivo di una telecamera si sposti dalla collettività ai singoli personaggi, alle loro esperienze personali, idee e divergenze. Perché la vera ricerca della democrazia non esclude la diversità e il pluralismo, ma anzi li incoraggia e li lascia crescere senza barriere né pregiudizi.