Don Pino Ruggieri ci accoglie nella sua casa allinterno del monastero dei Benedettini, in attesa dellincontro con lo storico professore Giuseppe Giarrizzo Giovanni Paolo II e il Concilio Il testimone apostolico
La perla del pontificato è stato il dialogo con le religioni
Don Pino Ruggieri ci accoglie nella sua casa all’interno del monastero dei Benedettini. E’ un tipo simpatico e disponibile, dalla battuta pronta. Nella sua scrivania ci sono libri, computer ed altre diavolerie come un sigaro e la pipa. Don Pino è l’organizzatore dell’incontro con lo storico professore Giuseppe Giarrizzo che si terrà nella chiesa di San Nicola per discutere sul pontificato di Giovanni Paolo II. Con don Pino parliamo per circa un’ora, è molto bello ascoltarlo, perché Don Pino più che risposte porge domande, dubbi. Cerca di ragionare, di non dare mai nulla per scontato.
Don Pino a chi è venuta in mente l’idea di questo incontro?
E’ molto semplice, l’idea è venuta a me. Io sono rettore della chiesa di San Nicola e ogni giovedì c’è un’ iniziativa che ha come oggetto o la lettura della bibbia tra credenti o tra credenti e non credenti, oppure una volta al mese ci si interessa a fenomeni decisivi per l’esistenza dell’uomo.
Il link del sito è www.letturesannicola.it
Il calendario è mutato perché ci è sembrato doveroso aiutare la gente a capire un po’ il senso di questo pontificato dopo l’orgia mediatica di questi giorni. Aiutarli con voce diverse, quella del Prof. Giarrizzo, che è laico e non credente e con me che sono credente e teologo. L’incontro sarà alle 20,15, nella sagrestia monumentale della chiesa di S. Nicolò l’Arena in piazza Dante.
Che reazione ha avuto lei di fronte alla “orgia mediatica” dei giorni scorsi?
La mia reazione è quella di un cristiano oltre che di teologo. Per dirla alla napoletana “u Papa e nautra cosa”. Il Papa è un’altra cosa. Certamente è stata creata un’immagine del Papato forse con qualche caratterista nuova, inedita. Sottolineo è stata creata un’immagine con caratteristica inedita. Con una funzione che il Papato non ha avuto mai. Ed è difficile da decifrare. Chi è il Papà per le folle? Chi è questo Papa? Cosa rappresenta? E’ molto difficile rispondere a queste domande. La mia reazione da credente è quella di chi si sente offeso da tutto questo clamore mediatico, perché la riduzione del fatto cristiano al Papa? Ogni credente, che abbia un minimo di cultura teologica, non accetta ciò. Lo considera straordinariamente pericoloso. E’ la cultura del tradizionalismo più acceso. Dove tutto viene ricondotto alla figura del Papa. Poi c’è la mia reazione in quanto uomo: ecco ogni morte è grande, è sacra. Questa enfatizzazione della morte del Papa e delle sue sofferenza che assorbono ogni sofferenza del mondo a me suscita qualche problema.
Ma perché tutta questa attenzione dei media, perché il Vaticano non si è opposto?
Nessuna istituzione si può sottrarre al mercato dei media per come è la società oggi. Il Vaticano che prima viveva in un clima di rigido segreto, che altro non era che che una forma di controllo, ha fatto dei passi avanti. E’ vero anche un altro fatto, e se in qualche modo lo stesso Papa defunto non sia responsabile di questo. E’ stato un grande comunicatore, che ha utilizzato molto i media, è stato uno che ha “bucato” il video e una volta che si entra nel sistema dei media si fa fatica a tornare indietro.
Che differenza c’è tra la morte di questo Papa e di quelli passati?
Mentre Giovanni XXIII moriva, lui chiese che si celebrasse la messa in Piazza San Pietro e lui morì durante quella messa. La gente piangeva e questa è stata la morte del Papa. Questa grande liturgia collettiva che è molto più vicina alla sensibilità della fede. Qui la gente in piazza rideva, saltava piangeva, pregava, faceva di tutto. Faceva happening, i cosiddetti Papaboys disturbavano la quiete notturna. E’ stato un fenomeno quantitativamente più ampio per persone e per luoghi coinvolti, ma anche di diversa natura. Io non sono uno specialista dei media, non so fare una lettura sociologica, ma sono curioso, sarei curioso di leggere una lettura intelligente.
Non soltanto per la morte del Papa, perché questo tira in ballo anche tutti i fenomeni di comunicazione di massa di questo Papa. E’ certo che lui muoveva folle, ma perchè le folle erano mosse da lui? Questo è molto difficile, ci sono notizie per me incontrollabili, ad esempio nel famoso raduno dei giovani a Tor Vergata, pare siano stati raccolti 300.000 preservativi. Io non lo so se sia vera o sia falsa, ma certamente questo Papa non ha fatto aumentare le nascite tra i cattolici, lui che ha fatto di questo messaggio uno dei punti centrali. Nella sua Polonia non sono diminuiti i numeri degli aborti. Cosa vuol dire dunque l’entusiasmo per questo Papa? Ci sono fenomeni che vanno ancora decifrati.
Ma non è stata ipocrita la presenza di tutti quei governanti del mondo che spesso e volentieri non lo hanno ascoltato?
Oggi il consenso religioso è importante per il consenso politico e dunque non è possibile essere così stupidi da ignorare questo evento e dunque non si può mancare, non essere uno della partita.
Non è l’ipocrisia del singolo. È un problema di politica e di potere.
Luci ed ombre di questo pontificato.
Tante luci e tante ombre e per questo occorre minimamente un po’ di distanza. Quando si fa l’analisi del pontificato bisogna stare attenti a non personalizzarlo. Tutti i cardinali stanno dicendo tra le righe che bisogna aumentare la collegialità, ciò vuol dire che questo Papa non ha aumentato la collegialità. Il Papa da questo punto di vista è deficitario.
La perla del pontificato è stato il dialogo con le religioni. L’incontro di Assisi del 1986 che non è un dialogo, ma è anzitutto un gesto, anche se collettivo, voluto dal Papa, personalmente voluto contro tutti i suoi critici interni, per far pregare in maniera diversa, non unitaria, dentro una cornice unitaria i rappresentanti delle varie religione. Analizzi lei il gesto. Ciò significa che il Papa legittima la diversità religiosa ed è lui che procura la cornice esterna ad Assisi. Lui non sindaca, non entra nel merito delle singole preghiere, ma ospita. Questo è molto più importante di tutte le intese. Qui si da luogo al riconoscimento della diversità. Noi ancora non abbiamo capito tutte le conseguenze di quel gesto di Assisi. Tradizionalmente le religioni distinte da quella vera sono frutto del diavolo, ora che un Papa faccia questo è inaudito. Lui lo ha fatto. Ora come questo si concilia con altri suoi gesti è da vedere e da capire.
Ad esempio l’incontro col dittatore cileno Pinochet?
Quello ha un’altra logica e qui occorrerebbe periodizzare le manifestazione esterne di questo Papa, lui è un Polacco, ed è difficile capire questo mondo dei polacchi. Sono rimasto inorridito alla loro richiesta di avere il cuore del Papa, non potendo avere il corpo intero. Per lui che è passato dall’esperienza del nazismo e del comunismo, solo la fede garantisce la libertà, e il pieno rispetto della persona. Lui è talmente convinto che dove non c’è nazismo o comunismo e c’è la fede anche nominale, la professione pubblica della fede, questo sia comunque meno peggio. Che comunque abbia una sua legittimità. Non sto giustificando, sto cercando di capire, dopo non abbiamo più questi gesti alla fine del suo pontificato. Come si combina tutto questo in lui è da capire. Bisogna capire lui come lui è riuscito a combinare questo. Mancanza di informazioni?
Beh non credo…
Non sono così sicuro… Pregiudizio anti-comunista? Senz’altro. Io non so rispondere a questa domanda.
Beh appare strano che un Papa non sia informato.
Ma lei deve pensare però che Sodano era stato in Cile, e che informazione avrà dato Sodano? Non lo so, però metto assieme le cose.
E’ stato un pontificato conservatore?
Per un Papa aprire sui problemi della morale non è un fatto di libera scelta.
E il futuro?
Ora secondo me il problema più forte è un problema istituzionale e strutturale.
Questo episcopato in questa forma monarchica non funziona, allora si discute della sinodalità. Nel concreto: se il Papa, nel governo di tutta la Chiesa, possa essere affiancato da quello che viene chiamato un sinodo permanente, cioè un insieme di vescovi per cui tutte le decisioni vengono deliberate insieme.
Il futuro Papa lo vorrà? I cardinali lo vogliono sapere, per esempio. Ruini ha dichiarato che ci vuole, che è un modo per autocandidarsi. L’altro grosso problema e che oggi la maggior parte dei cristiani non vive nel nord del mondo. Il continente con il maggior numero del mondo è l’America Latina. C’è poi il problema dell’Asia e delle religioni. Il problema del clero, quello uxorato e non uxorato. Ci sono poi problemi molto gravi come quello della pedofilia, che ha distrutto per lo meno economicamente, la Chiesa nord americana. A secondo di queste risposte i cardinali si orienteranno in un senso o in un altro.