Ho visto la musica. Era proprio lì, davanti a me... potevo quasi toccarla.
La musica è troppo stupida
Ho visto la musica. Era proprio lì, davanti a me… potevo quasi toccarla. E l’ho ascoltata senza sentirla, dalla prima all’ultima pagina di questo libro dove la parola diventa suono, e vibrazione, ed espressione. Musica, appunto.
Non me ne voglia l’autore, ma ne La musica è troppo stupida – originals remastered + bonus tracks (edito da La Fiaccola), quello che si legge si trasforma in ologramma, nonostante Aldo Migliorisi (lui, il fautore di tale percezione) ripeta più e più volte che Lei è solo aria, aria che vibra, manifestazione dell’invisibile.
Non avevo mai letto un libro che parlasse di musica. Ognuno al suo posto, pensavo. La parola si scrive, l’immagine si cattura con la foto o su una tela, su un blocco qualsiasi, e la musica…beh, la musica si ascolta, o perlomeno si sente.
Non dico di non aver mai visto un testo che tratti l’argomento, ma ero diffidente. Questa trasposizione di emozioni a mio parere percorreva un iter troppo lungo e finiva col disperdere quello che originariamente trasmetteva al mondo esterno, sminuendo ogni singola nota di quel pezzo, rendendolo insipido all’ascolto, trascinandolo giù verso il gorgo della retorica e amen – non ci sarebbe più stato bisogno di ascoltare niente. Sbagliato.
Non si dovrebbe essere diffidenti di qualcosa che neanche si conosce. E così scopro questa raccolta di articoli, recensioni, biografie su artisti che la musica l’hanno vista davvero, è entrata loro fin dentro le ossa ed è diventata necessaria per vivere; gente che l’ha scelta come compagna della propria strada e del proprio destino, e non solo per viaggiare in auto o ululare sotto la doccia.
Introdotti da una lettera a Sua Santità Benedetto XVI scritta per mano di tale Fratel Luther Blissett (reminiscenza dei tempi che furono) e la conseguente risposta della suddetta Santità, i testi vengono divisi in sezioni: per induzione, si parte da Sicilia, col trio Balistreri – Busacca – Buttitta, cantastorie le cui memorie sono state corrose dal tempo; Continente allarga la visuale oltre lo Stretto, passando da Piero Ciampi a Nada, come conseguenza naturale, per poi proseguire con De Gregori, Assalti Frontali, Caparezza, Capossela e ritornare in patria con i Diosfera che – nonostante il titolo della recensione dica esser un gruppo praticamente sconosciuto – è forse l’unico gruppo punk su pubblica piazza degno di esser definito tale nella nostra zona.
Poi si passa al resto del mondo con Tom Waits in testa, seguito da Mingus, U2, Terry Riley, Iggy Pop…e qui l’unica parola che mi viene in mente è chapeau…! Ma da adesso la musica cambia letteralmente: Cronache Marziane narra di uomini che forse uomini non erano…
Mozart, Satie, Stockhausen e Barberian erano creature spuntate da chi sa dove ed apparse al mondo giusto il tempo di piantare la loro essenza in questa terra, solcandola in modo indelebile interrando il seme del loro genio, da cui è nato un arbusto sempre verde.
E se il loro operato riemerge a distanza di anni, o addirittura secoli, e stupisce ancora oggi, nonostante la musica sia un’arte che spesso soffre di invecchiamento precoce, questi semi-dei, a mio avviso, avrebbero dovuto vivere non una ma mille vite, dato che grazie al loro passaggio qualcosa è cambiato. Per sempre.
Infine, stupido è chi lo stupido fa raccoglie i peggiori eventi del nostro tempo, dall’inno siciliano a Sanremo, dalla scalata della Pausini alla svendita di fine stagione di Roy Paci, all’ultimo pastone della Botto. E qui parole al vetriolo che sembrano quasi una sequenza divisa in fotogrammi del lancio di una molotov, ed è come fermarsi nel preciso istante in cui rimane lì, per aria…e tu in attesa che esploda la guardi sorridente e anche un po’ attonito perché – cazzo! – avresti voluto lanciarla tu…Ti viene da pensare che avresti potuto accorgertene anche tu, che avresti potuto dirlo anche tu tutto questo… In fondo sono informazioni, queste, alla portata di tutti. Ma poi ci rifletti, guardi il libro, sei alla pagina 140 e ti rendi conto che solo lui, l’autore, è in grado di dire e descrivere così bene, di far ridere e riflettere contemporaneamente, mostrare senza vergogna la propria visione nero su bianco, sparare qualcuno e contemplare qualcun altro, così, in modo pulito, scrivendo di pancia, di cuore…
Aldo ci mette il suo sangue in quel che scrive, e si sente a pelle.
Abbaiare alla luna e le bonus tracks, già citate nel titolo sono solo il consolidamento di un libro che già dalle prime pagine odora di buono.
Qui la critica diventa sarcastica e puntigliosa, ben giustificata. Politica, storia, economia confluiscono nel bacino della musica e viceversa.
In aggiunta, schizzi eloquenti ad opera di G. Manenti e varie foto completano il quadro generale che questo libro vuole dare di quell’aria che da millenni coinvolge potenti e proletari, innamorati e insofferenti, buoni e drogati.
Colei che Ferecrate descriveva come una donna malconcia e vestita di stracci, poiché era stata allentata, seppellita, sconvolta.
Musica.