La mafia e la gestione occulta dei centri scommesse «Se fallisce una cosa di questa è la fine del mondo»

«Metti che fallisce una cosa di questa qua, è la fine del mondo… oh, no ma se qua fallisce, è finito il mondo, ti dico…mi spiego?». Nelle intenzioni di Cosa nostra doveva essere un centro scommesse con slot-machine e videopoker talmente all’avanguardia da essere assimilabile a un «casinò texano». A definirlo così è Tommaso Inzerillo, uomo di peso del mandamento di Passo di Rigano, mentre parla con Giovanni Nicoletti, al tempo considerato dagli inquirenti vertice riconosciuto della famiglia mafiosa di Cruillas. L’obiettivo è di ottenere un placet da parte di quest’ultimo per avviare la realizzazione di un ambizioso progetto, l’apertura di una sala giochi dotata di tutti i più moderni macchinari, «una novità assoluta per il capoluogo», non essendovi, in quel momento, attività del genere se non a Catania. 

Un entusiasmo catturato dai microfoni degli investigatori nell’inchiesta New connection, che ieri notte ha portato al fermo di 15 persone. Dalle indagini emerge uno spaccato che mostra come il controllo delle agenzie di scommesse sportive sia da sempre al centro degli interessi di Cosa nostra. Non fa eccezione il mandamento di Passo di Rigano che nel proprio territorio gestiva il lucroso business delle scommesse sportive attraverso la gestione occulta dei centri. Proprio in un dialogo tra due dei 15 fermati, Tommaso Inzerillo e Francesco Di Filippo, si discute dell’apertura di una nuova sala scommesse nel territorio controllato dalla famiglia mafiosa del quartiere Cruillas. 

«Dobbiamo vedere per là, il posto che ti avevo detto, sta andando avanti – dice Inzerillo, intercettato dalle microspie della polizia – Speriamo che… e che questo vuole la buona uscita… per andarsene», prosegue riferendosi al proprietario di un negozio di vestiti che vuole cedere l’attività. «Vorrebbero fare una cosa là dentro di poker e tutte macchinette – prosegue – tipo casinò, tipo texano, ce n’è uno solo a Catania, qua dice che ancora non ce ne sono minchia!». La discussione si svolge nel dicembre del 2017, ma è solo parecchi mesi più tardi, nel giugno del 2018, che si trova l’accordo. In un secondo momento Giuseppe Spatola, genero di Inzerillo, rivela in una conversazione la suddivisione delle quote dei proprietari occulti dell’attività, sorta al posto di un negozio di articoli sportivi con la denominazione di Vincendo Snai.

Secondo gli inquirenti, infatti, tale società sarebbe stata costituita ad hoc per impedire la vera riconducibilità dell’attività  ai componenti della famiglia di Passo di Rigano: in particolare, oltre al già citato Inzerillo, anche ad altri sodali come il genero Spatola e Gabriele Benedetto Militello. Un’operazione che dopo l’estate si avvia al completamento suscitando l’entusiasmo di tutti i soggetti coinvolti. In un’altra conversazione Spatola, riferendosi agli utili dell’attività da parte di Inzerillo, dice «è rimasto ai tempi che i soldi vero li distruggevano! Ma se lui arriva a fare soldi belli sistemati e si rassetta è buono, dico, non si ferma più…». E quando ormai è tutto pronto è Spatola che, conversando con Militello, chiede dell’inaugurazione: «Non si deve fare?», ma Militello assicura «certo, sushi, cose…ostriche…tutto con Aurelio a prezzo di costo…», e suggerisce persino di assumere alcune modelle come «Anna Falchi, Mara Venier, Belen, vediamo a chi possiamo annagghiare (cioè prendere in dialetto ndr).

Ma questo è solo un esempio degli appetiti della cosca di Passo di Rigano. Sono in tanti ad aver le mani in pasta in questo settore. Tra gli indagati spunta anche il nome di Antonino Fanara, che avrebbe gestito un esercizio abusivo di raccolta di scommesse illegali, ormai chiuso da tempo. Nel febbraio del 2017, dopo una serie di controlli amministrativi eseguiti dalla polizia mirati ai centri scommesse nella zona di Passo di Rigano, era stato riscontrato in più casi l’esercizio delle scommesse illegali attraverso l’utilizzo dei siti collegati a bookmaker esteri

Secondo le carte dell’indagine, in quelle ore, al diffondersi della notizia dei controlli, Fanara avrebbe volontariamente chiuso il centro scommesse di via Roccazzo consapevole del fatto che, in caso di un controllo, sarebbe stato pesantemente sanzionato. A rivelarlo è lo stesso Fanara nel corso di una conversazione telefonica: «Ne hanno chiuso un paio e io ho preferito … che me la chiudevano loro, l’ho chiusa io», ed ancora, rivelando la gestione illecita nella raccolta di scommesse: «ci può essere il problema che loro si mettono davanti il posto, aspettando che esce uno con la bolletta del punto, ti fregano, stampando la bolletta».


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