La lunga agonia della Siria

Mentre oramai la Siria precipita sempre più in una guerra civile settaria, alle Nazioni Unite l’inviato speciale Kofi Annan ha fatto gli ultimi tentativi per farsi sostenere meglio dal Consiglio di Sicurezza a far rispettare in Siria il suo piano di pace in sei punti.

Così mentre giovedì scorso nuovi dettagli emergevano sull’ultimo dei massacri di civili, per maggior parte donne e bambini, perpetrato in Siria in un villaggio sunnita nei pressi di Hama, all’ONU si è parlato per la prima volta di non ben specificate conseguenze per il governo siriano se i massacri continueranno.

Dopo che la mattina di giovedì c’era stata all’Assemblea Generale una lunga riunione dibattito in cui Kofi Annan, Ban Ki Moon, e altri ambasciatori di Paesi membri avevano espresso la loro frustrazione per una situazione in Siria che tende a peggiorare di giorno in giorno, al pomeriggio è stata la volta di una riunione a porte chiuse al Consiglio di Sicurezza, in cui Kofi Annan avrebbe domandato ai Quindici di esercitare una ulteriore pressione per convincere soprattutto il governo di Assad, ma anche le opposizioni a rispettare tutti i punti del suo piano di pace.

All’uscita della riunione del Consiglio, i primi a presentarsi davanti ai giornalisti sono stati il Segretario Generale, Ban Ki Moon, l’inviato speciale Kofi Annan e il Segretario Generale della Lega Araba, Nabil Elaraby.

Secondo una richiesta del Consiglio di Sicurezza, il Segretario Generale, Ban Ki Moon, dovrebbe portare avanti ulteriori proposte per cercare di risolvere la crisi in Siria.

“Nessuno può predirre come la situazione in Siria si evolverà. Dobbiamo prepararci ad ogni eventualità; dobbiamo essere pronti a rispondere a molti possibili scenari”, ha detto Ban Ki Moon ai giornalisti giovedì pomeriggio all’uscita dal Consiglio.

“Alla richiesta del Consiglio di Sicurezza, presto presenterò una varietà di opzioni per le prossime mosse da fare”, ha detto Ban che ha aggiunto: “Spetta ai membri del Consiglio di Sicurezza trovare un’azione comune. Ma fatemi dire che qui abbiamo bisogno di un’azione più coraggiosa. Dobbiamo parlare con una sola voce… dobbiamo inviare un chiaro e inconfondibile messaggio: la violenza deve fermarsi, da ambedue le parti. Abbiamo bisogno di una transizione pacifica che possa soddisfare le aspirazioni del popolo siriano”.

Sempre parlando ai giornalisti, Ban Ki Moon ha detto che il piano in sei punti messo insieme da Annan lo scorso marzo e già appoggiato dal Consiglio di Sicurezza, rimane al centro del tentativo per risolvere la crisi, “ma allo stesso tempo, dato il deterioramento della situazione, io darei il benvenuto a ulteriori discussioni internazionali”. Quindi il capo dell”ONU ha detto che al prossimo vertice del G20 del 18-19 giugno in Messico, è una buona occasione per discutere della crisi siriana in profondità.

Ban Ki Moon ha detto che come l’inviato speciale Annan e il segretario generale della Lega Araba Elaraby, non ha visto prove che il governo siriano stia rispettando il piano in sei punti di pace, mentre allo stesso tempo l’opposizione si sta irrigidendo e si sta rivolgendo alle armi. Insomma come aveva già detto all’Assemblea Generale la mattina, secondo Ban Ki Moon una aperta guerra civile in Siria appare sempre piú vicina. “I terroristi stanno approfittando del caos – ha avvertito Ban – e la violazione dei diritti umani si sta moltiplicando”.

Dopo il massacro della scorsa settimana a Hula, anche giovedì sono arrivate le notizie di un altro massacro, questa volta nel villaggio di al Qubeir, vicino Hama. E’ stato lo stesso segretario Ban Ki Moon a dare la notizia che, quando alcuni osservatori della missione Onu hanno cercato di raggiungere il luogo dell’ultimo massacro, sono stati fermati da colpi di arma da fuoco e hanno dovuto desistere dal procedere.

Il Segretario della Lega Araba ha detto che la sua istituzione lo aveva raccomandato di far pervenire al Consiglio di Sicurezza il messaggio che “si è oltrepassato il limite”.

“La Lega Araba già dal luglio scorso aveva fatto pressioni sulla leadership siriana per far terminare le violenze. Ma niente è successo. Abbiamo provato di tutto, incluso inviare osservatori. Ma niente è successo di nuovo. Ora è tutto nelle mani delle Nazioni Unite”, ha detto Elaraby, che ha fatto notare come sia il Consiglio di Sicurezza il principale organo internazionale investito della primaria responsabilità per il mantenimento della pace e della sicurezza, agiungendo che toccava quindi al Consiglio di prendere l’iniziativa adesso. “Il messaggio che io ho portato con me è richiedere al Consiglio di Sicurezza di applicare la provisione del Capitolo VII in relazione all’articolo 41 in particolare, che significa che tutti i tipi di pressione, tranne l’uso della forza, ora dovrebbero essere applicate e subito”, ha detto Elaraby. Che ha poi concluso: “La violenza deve essere fermata. Non possiamo ancora abbandonare il popolo siriano”.

L’inviato speciale Kofi Annan, invece, all’uscita del Consiglio di Sicurezza, ha preferito non fare nessun discorso introduttivo ai giornalisti, ma invece ha risposto subito alle domande. Piú volte gli è stato chiesto se il suo piano potesse essere ormai considerato finito per essere sostituito da un altro. Qui Annan ha ribadito che il suo piano resta valido, ma che appunto deve essere aiutato da maggiori pressioni esercitate dal Consiglio di Sicurezza, anche attraverso un piano per una transizione politica che, secondo Annan, potrebbe arrivare dall’intesa di un “gruppo di contatto” che oltre ai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, avesse al suo interno tutti i principali Paesi della regione che hanno influenza su quello che sta avvenendo in Siria. Quando, ad Annan, i giornalisti hanno chiesto se quindi l’Iran dovesse far parte di questo gruppo di contatto per la Siria, l’inviato speciale dell’Onu ha detto che sí, lui sperava che l’Iran ne facesse parte per l’influenza che esercita nella regione, e quindi che l’Iran “potesse essere parte della soluzione”.

Ma quando pochi minuti dopo la stessa domanda è stata posta all’ambasciatrice americana Susan Rice, il capo missione degli Stati Uniti all’Onu ha detto che l’Iran era parte del problema e non la soluzione. “Non c’è dubbio che l’Iran sia coinvolto nell’appoggiare il governo della Siria a commettere certe violenze. Ora certamente se l’Iran la smettesse sarebbe significativo, ma non ha mostrato alcuna prontezza a contribuire costruttivamente ad una soluzione politica”, ha concluso l’ambasciatrice Rice.

Quando davanti ai giornalisti è arrivato l’ambasciatore della Cina, Li Baodong, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza per il mese di giugno, il diplomatico cinese ha detto che il Consiglio appoggia il tentativo di mediazione di Kofi Annan. “Il Consiglio riafferma il suo pieno appoggio ai tentativi di Kofi Annan e al suo piano di pace in sei punti e quindi esorta al pieno rispetto del piano di pace di Annan e delle risoluzioni 2042 e 2043, e in particolare della cessazione di tutte le violenze senza ritardi”.

Abbiamo chiesto all’ambasciatore cinese se Ban Ki Moon nel dichiarare che dobbiamo prepararci ad ogni eventualità e che dobbiamo essere pronti a rispondere a molti possibili scenari, se uno di questi fosse la perdita del controllo dei depositi di armi chimiche in Siria, in questo caso come avrebbe potuto reagire il Consiglio di Sicurezza. L’ambasciatore cinese è rimasto per un attimo interdetto, poi ha ripetuto che la Cina è per il piano Annan e che non considera l’eventualità di un intervento in Siria possibile.

L’ambasciatore russo Vitaly Churkin ha annunciato che Mosca vuole far partire un vertice di tutti i Paesi che esercitano una influenza sulla Siria e nella regione, e che questa conferenza a Mosca non sarà una alternativa al piano Annan, ma che invece serviva a sostenerlo per mettere d’accordo i Paesi che svolgono un ruolo nella crisi a sostenere un processo politico.

Secondo una fonte citata dal Washington Post, l’ambasciatore russo durante la riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza avrebbe ribadito che la Russia non è “sposata” con Assad e che “se dovrà andarsene a seguito di un processo politico, noi non saremmo cosí dispiaciuti”, avrebbe detto il russo Churkin secondo la fonte del Washington Post che era presente in quel momento alla riunione del Consiglio di Sicurezza. Quindi sembrerebbe che l’atteggiamento di Mosca rispetto alla difesa ad altranza del regime di Assad si stia ammorbidento.

Quando abbiamo posto la stessa domanda precedentemente fatta all’ambasciatore cinese anche all’ambasciatore russo Churkin, se cioè nel caso del più terribile scenario in Siria, ci trovassimo di fronte ad una situazione in cui gli stoccaggi di armi chimiche della Siria stessero per cadere nelle mani di terroristi, ecco se in questo caso la Russia opterebbe per un intervento? L’ambasciatore russo ha risposto che la Russia non può essere per un intervento e anche ammettendo una grande preoccupazione per quel tipo di scenario, ha poi sviato la domanda che secondo lui andava oltre i limiti dell’argomento di cui stava trattando in quel momento, cioè l’appoggio al piano Annan.

Sopra, foto di Kfi Annan tratta da frontierenews.it

Questa servizio è stato letto su Radio Radicale

 

 


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