La grande beffa nel paese di Sciascia

dall’ex sindaco di Racalumuto
Salvatore Petrotto
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ecco le motivazioni, sacrosante, che hanno indotto l’assessore regionale alla Funzione pubblica, Caterina Chinnici, e il Governo Monti a sciogliere il consiglio comunale di Racalmuto. Alcune forniture di materiali e dei lavori pubblici affidati a delle imprese munite di relative certificazioni antimafia, rilasciate dalla Prefettura di Agrigento. I responsabili di tali legittimi affidamenti, vanno ricercati all’interno dell’Ufficio Tecnico di Racalmuto. Ma la cosa che risalta subito è l’entità di tali affidamenti, ripeto a delle imprese, regolarmente iscritte alla Camera di Commercio di Agrigento; iscrizione effettuata previo rilascio di relativa certificazione antimafia da parte della Prefettura di Agrigento, ai sensi delle vigenti leggi antimafia.

Si tratta di un nolo mezzi, nel 2007, del valore di mille e duecentottoeuro e settanta centesimi. Di due forniture di materiali del valore complessivo di 11.142 euro in lettere undicimilacentoquarantadueuro nel 2009. Nonché di altri circa seimilatrecento euro, sempre nel 2009. Questa sarebbe l’entità dell’infiltrazione mafiosa che ha consentito lo scioglimento del consiglio comunale di Racalmuto, cioè meno di ventimila euro in quattro anni di affidamenti a due imprese, regolarmente iscritte alla Camera di Commercio di Agrigento, previo rilascio della regolare certificazione antimafia da parte della Prefettura di Agrigento.

Questi sono i dati ufficiali che emergono dalla relazione, lo ripeto, sacrosanta, che è stata stilata dalla Commissione Prefettizia. Non riusciamo a capire, al di là delle scontate affinità, frequentazioni e parentele, tra burocrati, tecnici, amministratori e consiglieri comunali, buone a suffragare un intrigante teorema politico-burocratico-mafioso, quali sono gli estremi di uno scioglimento che, ribadiamo, potrebbe essere sacrosanto, solo se riferito all’imbecillità dei protagonisti, ovvero gli apparati politico-amministrativi di cui sopra. Se solo facciamo un semplice raffronto con il perverso ed illegale giro di affari, relativo alla raccolta, al trasporto e smaltimento dei rifiuti dell’A.T.O. AG 2 di Agrigento, con affidamenti diretti ed illegali per 5 anni alle stesse imprese SAP ed ISEDA di Agrigento, del valore di oltre 250 milioni di euro, cose da me denunciate alla Procura della Repubblica di Agrigento nel gennaio del 2011, ci viene da ridere! Eppure, affidare, da parte dell’Ufficio Tecnico, e non da parte mia, meno di ventimila euro di forniture di materiali e lavori, in quattro anni, con regolare gara a delle imprese munite di regolare certificazioni antimafia, comporta, non si sa perché, lo scioglimento per mafia del Comune di Racalmuto.

Queste sono le motivazioni ufficiali dello scioglimento del Comune di Racalmuto per infiltrazioni mafiose. E qui non affronto l’altra spinosa vicenda dell’ATO idrico di Agrigento, di Girgenti Acque e delle implicazioni affaristiche, all’attenzione della Guardia di Finanza di Agrigento, dell’ATO idrico, così come dell’ATO Rifiuti. Le indagini della Guardia di Finanza sono ancora in corso e gli sviluppi possono essere assai clamorosi, in considerazione del fatto che su acqua e rifiuti sono implicati politici regionali e nazionali di altissimo livello che stanno tentando di distogliere le attenzioni dell’opinione pubblica e degli organi inquirenti e giudicanti, con la vicenda dello scioglimento del Comune di Racalmuto.

Ma la mia denuncia depositata nel gennaio del 2011, presso la Procura della Repubblica di Agrigento parla chiaro. Su acqua e rifiuti qualche miliardo di giro d’affari illegali ha provocato il dissesto di tutti i Comuni siciliani e l’indebitamento di tutte le famiglie e le aziende, di quelle agrigentine in modo particolare. Il tutto è stato garantito, grazie alle complicità del governo regionale e delle istituzioni periferiche da me denunciate.

 

Nota a margine

di Giulio Ambrosetti

Quello che succede a in provincia di Agrigento dimostra, ancora una volta, che Luigi Pirandello non poteva che nascere da quelle parti. Leonardo Sciascia, è noto, era un grande estimatore di Pirandello. E la storia degli uomini, qualche volta, riesce a cogliere nel segno. Nel bene o nel male.

Se all’ombra della Valle dei Templi, “sotto un pino solitario”, proprio di fronte “il mare africano” è nato l’autore dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, a Racalmuto, paese dell’Agrigentino, è nato Leonardo Sciascia.

Ed è forse in omaggio a questi grandi scrittori che il governo nazionale e il governo regionale – ispirati più dalla letteratura che dalle realtà – stanno scrivendo, con i loro atti assurdi quanto beffardi, una storia in bilico fra la tragedia e la farsa.

Nei giorni scorsi abbiamo letto sui giornali la notizia un po’ ‘strillata’ che Racalmuto, il paese di Sciascia, era stato sciolto per mafia. Non sono mancati i soliti intellettuali, che si sono ‘avventati’ sul soggetto – e magari anche sul complemento oggetto – per illustrare, pavoneggiandosi, il paradosso del paese di Sciascia, lo scrittore che, tra i primi, aveva denunciato, nelle sue opere, gli intrighi mafiosi, sciolto per mafia dallo Stato e bla bla bla.

Si sono dimenticati di precisare, questi signori, che a sciogliere per mafia il Comune d Racalmuto era lo Stato italiano in tutte le sue articolazioni: quello Stato a cui – giustamente – Sciascia non aveva mai dato grande valenza morale.

“L’Italia – disse e scrisse Sciascia – è un Paese senza verità”. E aveva, tanto per cambiare, ragione. A dimostrare quanto sia vero l’assunto del grande scrittore siciliano sta pensando proprio lo Stato italiano, scrivendo una pagina ‘magistrale’ di verità capovolta.

In provincia di Agrigento, nel nome dell’acqua gestita dai privati, si stanno ‘svuotando’ le ‘casse’ dei Comuni, ‘alleggerendo’, contemporaneamente, le tasche dei cittadini. Un sindaco – il sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto – capeggia la rivolta di un gruppo di sindaci che non vorrebbe farsi ‘alleggerire’ da Girgenti Acque, la società privata chiamata a gestire appalti & servizi idrici nella provincia di Agrigento.

A Girgenti acque ne succedono di tutti i colori. Tra i consulenti di questa ‘esimia’ società c sono pure avvocati che, qualche anno dopo, entreranno a far parte del governo regionale.

A un certo punto, un’inchiesta giudiziaria colpisce il Comune di Racalmuto. Quasi quasi stanno pure per arrestare il sindaco Petrotto. Che è costretto alle dimissioni. Mentre ad Agrigento prosegue la gestione allegra dell’acqua da parte di Girgenti acque, Petrotto viene processato e condannato. Condanna lieve ma ‘significativa’.

Arriva il momento elle elezioni. Petrotto si ricandiderà? Sembra di sì. E sembra pure che i cittadini di Racalmuto potrebbero anche rieleggerlo. C”è il ‘pericolo’, concreto, che Petrotto ritorni sindaco e torni a rompere le uova nel paniere ai privati che stanno gestendo l’acqua in provincia di Agrigento.

Un bel guaio, perché nel frattempo sono arrivati altri soldi – tanti soldi – per nuovi appalti & affari. Non resta che ”sciogliere’ il Comune di Racalmuto per mafia. E poco importa se le aziende ‘infiltrate’ dalla mafia – prese come motivazione per lo scioglimento del Comune – sono state autorizzate dalla stessa Prefettura di Arigento, cioè dallo stesso Stato che poi ‘scioglie’ Racalmuto (o se stesso?) per mafia.

L’importante è ‘sciogliere’. E poi, al limite, pontificare. La ‘verità’ è servita. Pirandello e Sciascia pure. Il governo nazionale e il governo regionale hanno salvato antimafia & appalti. La letteratura si è sostituita alla realtà. Almeno in Sicilia l’articolo 18 della ragione è stato ‘estirpato’. Con l’anestesia.

foto di prima pagina tratta da flickriver.com

 



 


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