Gli allievi di tre scuole del Catanese creeranno il materiale informativo rivolto ai visitatori con disabilità visiva. Per progettarlo i ragazzi hanno sperimentato una visita al buio accompagnati da una tutor, Lucia Barbera, che ha mostrato loro cosa vuol dire vivere facendo affidamento solo su tatto e udito
La fruizione del Monastero per ciechi e ipovedenti Un progetto di inclusione realizzato dagli studenti
Un laboratorio rivolto agli studenti di tre scuole superiori per realizzare un percorso museale multi-sensoriale. Una maniera per favorire l’inclusione e permettere ai visitatori non vedenti e ipovedenti di conoscere un bene tra i più conosciuti, l’ex monastero dei Benedettini. È il progetto Vietato NON toccare, iniziativa finanziata dal ministero dell’Istruzione e realizzata grazie all’associazione Officine culturali in collaborazione con l’università etnea. Il laboratorio è iniziato lo scorso 15 marzo e coinvolge il liceo artistico Emilio Greco (istituto capofila), il liceo classico Marchesi di Mascalucia e l’istituto Fermi-Guttuso di Giarre.
Per creare il materiale – tattile e audio – utile alla fruizione del complesso benedettino gli studenti hanno avuto una tutor che ha mostrato loro cosa significa vivere la realtà quotidiana facendo affidamento su tutti i sensi tranne la vista. Lucia Barbera è una giovane non vedente; laureata in Lingue, ha frequentato il dipartimento di Scienze umanistiche che ha sede proprio nel bene di piazza Dante. «Abbiamo bendato i ragazzi e abbiamo fatto una visita simulata – racconta – All’inizio sono stati impauriti, alcuni un po’ imbarazzati per l’esperienza». Le arti visive e architettoniche, ovviamente, sono tra quelle più difficili da trasmettere alle persone con disabilità visive. Per permetterlo vengono realizzati dei modelli in scala e delle brochure sonore. «Ho fatto provare agli studenti la mia percezione non solo quando visito ogni monumento, ma come vivo ogni giorno – sottolinea Lucia Barbera – Mi servo di ogni altro senso per orientarmi».
Per la fase di studio del progetto, quindi, Barbera ha fatto da tutor supportata dagli operatori di Officine culturali. Immersi nel buio, gli allievi hanno esplorato i due chiostri del monastero facendo affidamento solo sul tatto e sull’udito, alternandosi nel ruolo di visitatore e di guida. «È stata un’esperienza meravigliosa – sorride Barbera – Il gruppo è stato attento; alcuni sono stati molto contenti, perché gli è piaciuto scoprire il mondo in un’altra maniera». Il progetto, inoltre, è utile anche nella costruzione della coscienza civica dei ragazzi. «Sicuramente è da riproporre, dovrebbe fare parte delle iniziative da inserire nei programmi didattici in tutte le scuole», precisa Barbera. «Mettersi nei panni degli altri è molto importante – continua – perché aiuta a cambiare parecchi di quei comportamenti di inciviltà e insensibilità che purtroppo affronto ogni giorno».
La fase di studio si concluderà nelle prossime settimane. Successivamente sarà possibile passare all’elaborazione vera e propria del materiale informativo e, infine, alla sua creazione entro il mese di giugno. Molto soddisfatti ed entusiasti anche i componenti di Officine culturali: «Il coinvolgimento attivo dei più giovani in un progetto di sensibilizzazione e progettazione del genere si presenta come un’occasione di grande arricchimento personale e di inclusione sociale – sottolineano – nonché un processo innovativo di coinvolgimento attivo degli studenti nell’ideazione e produzione degli ausili».