La denuncia dell’Ance: le imprese del Nord soffocano quelle del Sud

A chi vanno gli appalti per le grandi opere pubbliche del Sud Italia? Lo sappiamo, alle imprese delle Nord.    Nel Meridione d’Italia, infatti, da circa 160 anni a questa parte  non esistono quasi più  gruppi imprenditoriali di dimensioni rilevanti,  nè nell’edilizia, né in altri settori. Tutto qui? Certo che no. Già questo,  in verità, potrebbe essere sufficiente per parlare di un drenaggio di risorse finanziarie da un area del Paese ad un ‘altra. Ma tant’è.  Quello che è, forse,  ancora più grave e paradossale, è che, questi gruppi, concorrono a piene mani a soffocare il già flebile tessuto produttivo del Mezzogiorno.

Gli esperti di economia e questione meridionale, lo denunciano da tempo. Basti pensare alle ricerche degli analisti della Svimez, l’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno fondata da Pasquale Saraceno, come questa: Tutte le bugie sul Sud Italia , ad esempio, o  quest’altra: I meridionali pagano più tasse.

Oggi, complice la crisi congiunturale, la misura appare colma. A denunciare senza giri di parole questo assurdo stato di cose  scende in campo l’Ance, l’Associazione dei costruttori edili. Dalla Calabria e dalla Sicilia  si  punta il dito  contro i General Contractor, ovvero qui gruppi che si pappano la titolarità dei mega appalti per le opere infrastrutturali.

“Le continue denunce di Ance Sicilia sui comportamenti dei General contractor che soffocano le piccole e medie imprese locali affidatarie dirette, recentemente riprese da Ance Calabria le cui aziende soffrono condizioni analoghe, sono state ora raccolte da 39 deputati nazionali di tutte le regioni e di tutti gli schieramenti politici, molti anche siciliani, e tradotte in un’interpellanza urgente al ministro delle Infrastrutture Corrado Passera, presentata da Giacomo Terranova (Grande Sud)” si legge in comunicato stampa. Che spiega:

“Nell’interpellanza i firmatari chiedono al ministro Passera “di riportare in un ambito di correttezza giuridica le fasi di esecuzione contrattuale relative agli affidamenti diretti in essere tra i General contractor e le società locali di Sicilia e Calabria, anche per garantire la sopravvivenza non assistita di un tessuto economico sano e dell’occupazione” e di “ordinare una verifica dei comportamenti dei General contractor nei rapporti con le aziende affidatarie”, che nell’esecuzione di grandi opere pubbliche si stanno traducendo in un “inaccettabile drenaggio di risorse finanziarie che i General contractor stanno di fatto determinando in danno delle imprese meridionali che lamentano soprattutto ritardati pagamenti fino al fallimento”.

E ancora: “Assoluta mancanza di tempi certi rispetto ai pagamenti correnti dovuti in adempimento agli stati di avanzamento già certificati”; di “mancato periodico ripianamento, da parte dei General contractor, delle anticipazioni concesse in factoring alle aziende locali dalle banche, relativamente alle fatture emesse a carico degli stessi General contractor”; di “approfittamento della grave situazione di stress finanziario delle ditte locali con conseguente ‘acquisto’ delle riserve da parte dei Contraenti generali a prezzi nettamente inferiori al dovuto e al reclamato”.
Insomma, a occhio e croce, una sorta di estorsione legalizzata, come dice anche il presidente di Ance Sicilia, Salvo Ferlito che giudica “importante questa iniziativa, perché dimostra che finalmente abbiamo trovato a Roma qualcuno sensibile ai nostri problemi. Ma serve il passo successivo – spiega Ferlito – : l’impegno di tutti i parlamentari nazionali ad ottenere una modifica legislativa che freni lo strapotere dei General contractor sul mercato delle opere pubbliche e che istituisca severi sistemi di controllo che li costringano a rispettare le regole. Finora, invece – conclude il presidente dei costruttori siciliani – il sistema ha favorito una casta di poche multinazionali che sta impoverendo e distruggendo tutte le piccole e medie imprese con metodi che rasentano l’ ‘estorsione’ ai danni di chi, per mancanza di lavoro, è costretto a finire nelle loro mani”.

I firmatari

L’atto è stato firmato, per il Pd, da Marco Minniti, Salvatore Margiotta, Rita Bernardini e Doris Lo Moro; per il gruppo misto da Santo Versace e Giorgio Stracquadanio; per Grande Sud, da Gerardo Soglia, Marco Pugliese, Maurizio Iapicca e Aurelio Misiti; per Fli, da Angela Napoli, Fabio Granata, Nino Lo Presti, Claudio Barbaro, Giuseppe Consolo e Carmine Patarino; per l’Api, da Pino Pisicchio; per il Pli, da Giustina Mistrello Destro e da Fabio Gava; per il Pra, da Mario Pepe; e per il Pdl, da Gianpiero Cannella, Salvatore Torrisi, Giorgio Lainati, Eugenia Roccella, Manlio Contento, Gennaro Malgieri, Maurizio Scelli, Amedeo Laboccetta, Luca D’Alessandro, Cosimo Ventucci, Enrico Costa, Francesco Paolo Sisto, Roberto Rosso, Giovanni Dima, Francesco Biava, Benedetto Fucci, Roberto Cassinelli e Roberto Speciale.

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A chi vanno gli appalti per le grandi opere pubbliche del sud italia? lo sappiamo, alle imprese delle nord. Nel meridione d'italia, infatti, da circa 160 anni a questa parte  non esistono quasi più  gruppi imprenditoriali di dimensioni rilevanti,  nè nell'edilizia, né in altri settori. Tutto qui? certo che no. Già questo,  in verità, potrebbe essere sufficiente per parlare di un drenaggio di risorse finanziarie da un area del paese ad un 'altra. Ma tant'è. Quello che è, forse,  ancora più grave e paradossale, è che, questi gruppi, concorrono a piene mani a soffocare il già flebile tessuto produttivo del mezzogiorno.

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