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La Democrazia cristiana nuova di Cuffaro indica le priorità e sollecita i giovani all’impegno

Giustizia, Sanità e Pubblica Amministrazione. Dopo avere rilanciato la Democrazia Cristiana in Sicilia, Totò Cuffaro guarda all’agenda politica per l’ARS, con i suoi cinque deputati (Nunzia Albano, Carmelo Pace, Andrea Messina, Ignazio Abbate e Serafina Marchetta) che arrivano a sala d’Ercole, e per il governo guidato da Renato Schifani. «Abbiamo ricominciato – ha detto Cuffaro – a scrivere la storia di una Democrazia Cristiana Nuova. Ripartiamo da qui, da noi, dalla Sicilia, una nuova, avvincente e affascinante avventura dei Cristiani Democratici. Vogliamo impegnarci partecipando laboriosamente alla vita delle nostre comunità e vogliamo lottare per far valere e realizzare le nostre idee. Possiamo costruire un partito nuovo: vero, libero, plurale, aperto e popolare, realmente partecipato e trasparente che si ispiri alla Dottrina Sociale della Chiesa. Per raggiungere questo traguardo è necessario ‘vivere la politica’ come ‘testimonianza’ di quei valori». Superato lo scoglio della tornata elettorale che ha consegnato alla DC il 6,5% delle preferenze, collocando il partito proprio a ridosso degli autonomisti di Raffaele Lombardo e dei leghisti siculi, adesso gli eletti e gli iscritti iniziano ad organizzarsi e nonostante la giornata domenicale si riuniscono.

«Impegnarsi in politica – continua – significa svolgere il proprio servizio per il Bene Comune. Insieme vogliamo costruire una casa politica nuova, dove potranno avere spazio coloro che questa casa da tempo non la ritrovano più. Molti cittadini, negli ultimi anni, hanno rinunciato all’impegno politico personale e diretto perché non hanno punti di riferimento. Alcuni si sono rifugiati nel limbo dell’astensionismo e della critica all’intero sistema politico e istituzionale. Altri hanno ripiegato nella contestazione irrazionale e incoerente del populismo qualunquista o del sovranismo discriminatorio dell’uomo forte, intriso di razzismo ed egoismo. Vogliamo essere un partito dell’accoglienza e dell’integrazione. Vogliamo un partito aperto in grado di ridare la speranza a un Paese disorientato e al limite della tenuta istituzionale, sociale, economica e politico-territoriale».

Intanto la base prova a chiarire ruoli e competenze che verranno messe in campo all’interno dell’Aula ma anche nella giunta che coadiuverà Schifani nell’azione di governo. «Per formare una classe dirigente – prosegue – competente ed efficiente ci ispireremo alla dottrina sturziana, agli esempi del Popolarismo, al retaggio morale e sociale della Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi, di Giorgio La Pira e di tanti loro illustri successori alla guida del partito e del Governo del Paese. Proprio De Gasperi testimoniava che essi ‘pensavano alla future generazioni e non alle prossime elezioni’. La DC Nuova non può essere solo un partito politico, ma deve essere un movimento ideale capace di creare fermento. Per realizzare questo obiettivo sono necessarie le riforme: quella elettorale in senso proporzionale con il ritorno alle preferenze e quella fiscale, della giustizia, del lavoro, della pubblica amministrazione e della sanità. Rilevante dovrà essere la semplificazione legislativa. Inoltre, il nostro non è e non deve essere il partito delle clientele, ma della partecipazione. La nostra Sicilia merita una ripartenza. Vogliamo e dobbiamo dare il nostro contributo affinché, dopo tante delusioni, si possa tornare protagonisti. Vogliamo procedere insieme a tutte quelle forze che condividono con noi questo progetto, formando e mettendo in campo una nuova classe dirigente politica giovane, donna, viva, pulita, capace, competente e consapevole».

Un appello, poi, Cuffaro lo rivolge alle nuove generazioni. «Bisogna agire – conclude – soprattutto con e per i nostri giovani, che non devono più essere costretti ad abbandonare la loro regione. Essi devono poter concretizzare le loro aspirazioni in una terra non più ipotecata dalla mafia e dal malaffare. Insieme possiamo raggiungere grandi risultati e provare a realizzare questo sogno di democrazia e di libertà».

Umberto Triolo

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