La corruzione all’ispettorato e il lavoro al San Marco Luca: «Tuo genero? Fagli fare domanda, ci penso io»

«C’è un bando, per assunzioni da cui attingere per… L’assunzione a tempo determinato per il San Marco. Il compagno di mia figlia…» «Faglielo fare, di corsa, ché poi ci penso io». Sono le 15.30 del 6 marzo 2018. Domenico Amich è in via Cappuccini, nei pressi degli uffici dell’Asp di Catania. Ferma la macchina, suona il clacson e fa entrare un altro uomo: Franco Luca. Sono loro i due protagonisti dello scambio di battute registrato dalle cimici del nucleo tributario della guardia di finanza di Catania. Amich, direttore dell’ispettorato territoriale del Lavoro di Catania, è finito stamattina agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta Black job delle fiamme gialle, che coinvolge anche l’ex deputato regionale Marco Forzese. Luca, direttore sanitario dell’Asp catanese, è stato interdetto dall’esercizio delle sue funzioni per un anno. Il rapporto tra i due, almeno per come emerge dalle intercettazioni ambientali, è di fidata collaborazione. Del resto, Amich lo ripete più volte parlando con la sua fidanzata: «Io lo sto aiutando». I giudici quell’aiuto lo chiamano concorso in corruzione.

Il motivo per il quale Franco Luca avrebbe avuto bisogno di aiuto risale nel tempo agli anni (dal 2009 al 2015) in cui Luca, prima di diventare direttore sanitario dell’Asp di Catania, era rappresentante legale dell’ente di formazione Enaip, nell’orbita delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (Acli). A subentrare a Luca è Ignazio Maugeri (anche lui interdetto), trent’anni da compiere e un passato da candidato sindaco, nel 2013, nel Comune di Mascalucia. Sostenuto anche dalla lista dell’ex presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta. Un impegno politico che si è trasmesso per eredità: suo padre, Salvatore Maugeri, alle scorse amministrative era il primo cittadino uscente sotto il logo del lombardiano Movimento per l’autonomia. 

In questa storia, però, le velleità politiche fanno da sfondo a una questione ben più terrena. Nel 2014, l’ispettorato del Lavoro e la guardia di finanza di Trapani eseguono un controllo all’Enaip. All’ispezione segue una pesante accusa: l’avere dichiarato all’Inps versamenti (assegni familiari o di maternità, per esempio) mai effettuati. Per una cifra, in totale, di circa 450mila euro. Per quella vicenda finisce imputato di fronte al tribunale di Trapani proprio il legale rappresentante dell’ente di formazione: Luca. Tra una cosa e l’altra, i tempi della giustizia fanno sì che un’udienza del processo si dovesse celebrare il 12 febbraio 2018. Data per la quale l’obiettivo di Luca, secondo i finanzieri, sarebbe stato o di attestare il pagamento di diverse decine di migliaia di euro, oppure di allungare i tempi al fine di ottenere un rinvio. Funzionale all’avvento della prescrizione.

A questo punto interviene Maugeri, attuale rappresentante legale dell’Enaip: chiede al giudice trapanese che il versamento di queste somme potesse essere attestato, entro l’udienza del 12 febbraio, anziché dall’ispettorato del Lavoro di Trapani (a cui sarebbe spettata la competenza territoriale della vicenda) da quello di Catania. Prima ancora delle disposizioni del magistrato, la macchina etnea si mette in moto. Per i finanzieri, Amich ci avrebbe messo poco a mettere a disposizione di Maugeri e Luca il personale dell’ufficio catanese, inviando subito due ispettori a recuperare documenti alla sede Enaip di Catania. Il lavoro previsto è lungo e complesso: manca l’elenco dei lavoratori a cui non sarebbe stato versato quanto dovuto, bisogna controllare pratica per pratica. Ma il fine, del resto, sarebbe stato solo di potere presentare al giudice un’attestazione di inizio delle verifiche. Il resto – cioè il probabile rinvio dell’udienza – sarebbe arrivato da sé.

A rimanere oscuro, fino a questo momento, è il movente che avrebbe spinto Amich ad agire contro la procedura. E, addirittura, a chiedere ai colleghi di Trapani una dilazione di trenta giorni, per permettere all’Enaip e a Franco Luca di ottenere altre certificazioni. La risposta c’entra ancora con gli affetti personali: compagna e cognata di Amich sarebbero state lavoratrici proprio dell’Enaip. In attesa del pagamento di un credito e, soprattutto, di una stabilizzazione. «Sto cominciando ad aiutarlo per una cosa nei confronti del giudice di Trapani», dice l’ispettore catanese alla fidanzata. «Perché lui lì è indagato, è sotto processo… Ma io non gli potrei chiedere un giorno a Maugeri, parlando a quattrocchi, una via preferenziale per te e tua sorella?». Lei quasi non lo lascia finire di parlare. «Certo! Glielo devi dire – sottolinea lei – Ma anche a Franco Luca, se ha ancora potere». Del resto, aggiunge la donna, «Luca e Maugeri dice che sono così». Cioè molto vicini. 

La conversazione tra la coppia è datata 3 febbraio 2018. Appena un mese dopo, però, i due parlano ancora di questo argomento. O meglio: Amich vorrebbe, ma la consorte lo interrompe: di queste cose meglio smettere di parlare al telefono o in ufficio. Metti che, oggi e domani un’intercettazione, una cimice nascosta nella stanza. A questa osservazione l’ormai ex direttore dell’ispettorato del Lavoro replica netto: «Ci sono sicuramente, me l’hanno già detto, perciò lo so». Le cimici, però, erano anche nella macchina. Quella in cui, appena due giorni dopo, Domenico Amich e Franco Luca discutono non solo di quel posto di lavoro da infermiere all’ospedale San Marco di Librino per il compagno della figlia di Amich. Ma anche della possibilità che lo stesso giovane faccia domanda anche per un altro posto, stavolta bandito direttamente dall’Asp, per cui sarebbe stato più facile avere le mani libere. «Anche da noi, anche da noi. Ora te lo faccio sapere io. Appena ci sono novità ti faccio un colpo di telefono – dice Luca ad Amich – Va bene?».


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