Istituto Bellini, 18 lavoratori a casa dall’1 ottobre «Sono dipendenti storici, non vengano licenziati»

La crisi finanziaria generale dell’istituto musicale Bellini porta con sé un insieme di conseguenze negative, in particolare sui livelli occupazionali. Uno di questi casi – emerso solo negli ultimi giorni – riguarda 18 lavoratori di due distinte aziende che, ormai da anni, si occupano dei servizi di pulizia e di portierato all’interno dell’edificio, che impiegano nove persone ciascuna. Lunedì, secondo il racconto dei sindacati, i lavoratori sono stati convocati in istituto. Per ricevere una notizia disarmante. A partire dal primo di ottobre, giorno in cui scadrà la quinta proroga dei due appalti, le loro prestazioni saranno finite, e i contratti – che già in partenza non sono dorati – non verranno rinnovati. Oggi, accompagnati da Cgil, Cisl, Uil e Ugl, addetti alle pulizie e portinai hanno manifestato in piazza Duomo. Nel primo pomeriggio dovrebbero incontrare il primo cittadino Salvo Pogliese. Che attualmente è anche sindaco metropolitano. Un dettaglio non indifferente, perché nella faccenda la ex Provincia ha un ruolo fondamentale.

Com’è noto, nell’attesa di una statalizzazione dell’ente che al momento non decolla, tutti gli aspetti della vita del conservatorio sono finanziati da un consorzio composto dal Comune e dalla Città metropolitana. Secondo il racconto dei sindacati, sarebbero proprio gli uffici di via Nuovaluce ad aver fatto saltare il banco. Giorni fa, infatti, la ex Provincia regionale avrebbe informato il cda dell’istituto Bellini di non poter versare il suo contributo annuale da circa un milione e 700mila euro, per mancanza di liquidità. Offrendo in alternativa prestazioni e servizi, forniti dalla sua società in house Pubbliservizi. Un’ipotesi che fa saltare sulla sedia i sindacati. In altre parole, in questo schema pulizia e portierato passerebbero in capo a Pubbliservizi. Due giorni dopo i dipendenti hanno ricevuto dalla due ditte una lettera che interrompe il rapporto di lavoro con il termine, per ‘appunto, dell’1 di ottobre. 

«Io – racconta una dipendente – ho 13 anni di contributi. Ma c’è chi ne ha accantonati 15, chi 18. Siamo lavoratori storici dell’istituto Bellini». «Oggi – dice Davide Foti della Cgil – ufficializziamo la posizione dei lavoratori, che ovviamente non devono essere licenziati, pur non avendo risposte, e ora discuteremo su quale reazione sindacale mettere in campo». La cosa paradossale, a detta dei sindacati, è far fuori 18 dipendenti di lungo corso a cui era stata promessa a più riprese la stabilizzazione nell’organico del Bellini. «Un fatto che non è mai avvenuto – precisa Giorgio Pizzati dell’Ugl – sebbene fossero stati illusi con la suggestione dell’internalizzazione. E anche qui dobbiamo capire che tipo di responsabilità ci siano, e di chi siano». 

«Per di più – aggiunge Pizzati – né le aziende né l’istituto hanno informato per tempo i sindacati, e questo è molto grave, perché i lavoratori non hanno nemmeno avuto il tempo di organizzarsi». I 18 dipendenti, per altro, avrebbero già fatto diversi sacrifici nel corso degli anni. «Non sono state riconosciute l’anzianità di servizio e la continuità, e anche il monte ore è stato decurtato». 


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