Irpef, Rosario Crocetta contro se stesso

Aumento dell’Irpef: Rosario Crocetta contro Rosario Crocetta. La Giunta regionale contro la Giunta regionale. Della serie: “Non sono d’accordo con quello che faccio”. Insomma, oltre a non piacere ai siciliani, l’attuale Governo dell’Isola non piace a se stesso. Così rinnega se stesso e le proprie scelte.

Succede con l’Irpef. O meglio, con l’aumento dell’Irperf deciso dalla Giunta Crocetta per pagare i debiti con le imprese. Ci sono da pagare le rate del mutuo – naturalmente con gli interessi compresi – del prestito da un miliardo di euro che lo Stato è pronto a erogare alla Regione per consentirle di pagare i debiti alle imprese.

Ovviamente, i soldi non ci sono. La Regione è al verde. Lo Stato è disposto a intervenire in favore della Sicilia. Come? Con un prestito. Con tanto di interessi. Del resto, lo Stato è sempre stato la controparte della Sicilia. Soprattutto dal punto di vista finanziario. Quando c’è da scippare soldi alla nostra Isola è in prima fila.

Tre mesi fa ha scippato 914 milioni di euro dal bilancio della Regione. Per pagare la prima ‘rata’ del Fiscal Compact, il demenziale trattato internazionale che vincola l’Italia a pagare 50 miliardi all’anno per vent’anni.

Ora, per consentire alla Regione siciliana di pagare le imprese è disposto a ‘prestarci’ un miliardo (in pratica, i soldi che ci ha scippato tre mesi fa). Ma in cambio vuole gli interessi. Viva l’Italia.

Che fa il Governo Crocetta davanti a quest’ennesima follia? Approva in Giunta il provvedimento che aumenta l’Irpef alle fasce alte della popolazione siciliana. Poi, però, lo stesso Crocetta si accorge che la sua è una manovra ‘troppo socialista’. E fa subito macchina indietro: “La misura delle tasse è colma – sbotta Rosario -. Un aumento dell’addizionale Irpef non è applicabile. Il Governo nazionale ci dice che se vogliamo circa un miliardo di euro per i pagamenti alle imprese dobbiamo aumentare le tasse. Ma questo non è possibile”.

A dir la verità, volendo essere pignoli, si tratta dell’Irpef e non di una tassa. Ma questa è una sottigliezza da cultori di Scienza delle finanze. Insomma, da gente brava a scuola. Ricordi, ormai, in certi ‘Palazzi’ della politica siciliana..

Insomma Crocetta smentisce se stesso. Come in un romanzo di Svevo, il presidente della Regione da sfogo al proprio “flusso di coscienza”. E, raggiunta l’estasi, aggiunge: “Chiedo al Governo nazionale che si riconsideri il tipo d’intervento. Ritengo che lo Stato, invece di fare aumentare le tasse, possa diminuire la percentuale dei trasferimenti destinati alla Sicilia. Vorrà dire che faremo un po’ di spending review”.

Della serie: l’aumento dell’Irpef l’avrebbero pagato, per lo più le fasce di reddito alte. Con lo spending review, i costi di quest’operazione si ‘spalmeranno’ su tutta la società siciliana. Così tuteliamo i più ricchi e diamo un’altra ‘tosatura’ a chi già lecca la sarda. Un ‘ripensamento ‘di sinistra’, quello di Rosario. Del resto, non è stato, forse, un dirigente dei Comunisti italiani?

Di fare pagare questo soldi a Roma, che si tiene i nostri 914 milioni di euro più i soldi dell’articolo 37 dello nostro Statuto non applicato e dell’articolo 38, sempre del nostro Statuto, definanziato, non se ne parla. Meglio salvaguardare i ricchi e far pagare questi soldi alla povera gente dell’Isola.

In ogni caso, il presidente ci dà una notizia che noi non conoscevamo: lo Stato, a quanto pare, trasferisce ancora risorse finanziarie alla Regione siciliana.

Quali? E’ quello che si sta cercando di capire in queste ore. Intanto, oggi, sono tutti sono al lavoro. I letterati stanno cominciando a raccogliere tutti i pensieri sveviani del presidente della Regione per un libro che si scriverà negli anni in cui Crocetta sarà presidente della Regione. S’intitolerà, in omaggio a Italo Svevo, “La coscienza di Saro”.

I tecnici dell’assessorato regionale all’Economia, da parte loro, oltre a incamerare incarichi che il decreto legislativo numero 39 di quest’anno vieta (la legalità, prima di tutto, direbbe l’onorevole Nino Malafarina, già Questore della Repubblica…), stanno cercando di capire quali sarebbero i trasferimenti dello Stato alla Regione.

Li troveranno? Sì. Dirigenti e funzionari di quest’assessorato sono bravissimi. Geniali. Insuperabili fantasisti. Sono loro che hanno trovato 80 e passa milioni di euro di “residui contabili” per costituire il fondo di garanzia chiesto dalla Corte dei Conti. Peccato che i magistrati contabili non credano alla presenza di questi 80 milioni e passa di euro di “residui contabili”.

In fondo, dirigenti e funzionari dell’assessorato all’Economia, pur essendo dotati di una grande fantasia (fa pure rima), rimangono degli incompresi. Però, lo ribadiamo, sono bravi a far quadrare i conti in apparenza, anche se tali conti rimangono poi incasinati nella sostanza…

Ma tutto fa brodo. Ormai, negli uffici della Regione, la forma ha preso il posto della sostanza…

 


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