Irpef: nuovo voltafaccia di Crocetta

Prima sì, poi no, poi di nuovo sì. Di scena, ancora una volta, il ‘Circo Crocetta’. Con il solito doppio salto mortale con tripla giravolta, questa volta sull’Irpef. Tanta scena. Tante parole. Tante promesse. Spettacolo assicurato. Risultato? Le famiglie e le imprese siciliane pagheranno il prestito da un miliardo di euro circa che la Regione contrarrà con la Cassa Depositi e Prestiti per pagare le imprese dell’Isola.

Passa la linea dell’assessore all’Economia, Luca Bianchi. Che poi è la linea del Governo di Enrico Letta: far pagare alle famiglie e alle imprese i debiti che la pubblica amministrazione ha contratto con il sistema delle imprese. Di fatto, per impoverire ulteriormente le famiglie e, quindi, per contrarre ancora di più i consumi, facendo aumentare povertà e disoccupazione.

In Sicilia, subito dopo l’annuncio dell’assessore Bianchi, il presidente della Regione siciliana, Crocetta, aveva detto “No” all’aumento dell’Irpef. Prendendo un ‘sfondone’ micidiale, il Governatore, in conferenza stampa, la scorsa settimana, affermava: “Invece di far pagare un aumento dell’Irpef ai siciliani preferiamo che lo Stato riduca i trasferimenti alla Sicilia”.

Peccato che lo Stato, alla Sicilia, non trasferisce nulla. E’ per questo che il presidente ha cambiato opinione? Perché qualcuno gli ha spiegato che non ci sono trasferimenti dello Stato alla Regione siciliana?

In ogni caso, la sceneggiata sull’Irpef è in linea con lo ‘stile’ di Rosario Crocetta. “Noi siano per l’acqua pubblica”, gridava in campagna elettorale. Salvo a rimangiarsi tutto e a presentare un disegno di legge che tutela i privati che operano in Sicilia nel settore idrico (compresi i politici soci più meno occulti di tali società).

Questo per l’acqua dei rubinetti. Per l’acqua delle sorgenti il Governo Crocetta, nei giorni scorsi, ha concesso alla multinazionale Nestlè, tanto per gradire, un ulteriore prelievo di altri 10 litri di acqua al secondo! Parliamo dell’acqua dei Monti Sicani. Acqua pubblica tolta ai siciliani e rivenduta agli stessi siciliani come “Acqua Vera”. Un capolavoro di ‘ascarismo’.

Mitico Rosario che, in ‘ascarismo’, sta battendo tutti i suoi predecessori. Sul Muos dice “no”. Però, alla fine, non capisce ma si adegua.

Ora arriva l’aumento dell’Irpef, prima osteggiato e poi accettato. Ma, attenzione: il prestito da un miliardo di euro che la Regione si accinge a contrarre nasconde mille insidie. Perché ormai la Cassa Depositi e Prestiti si muove e opera con una logica diversa da quella di un tempo. Per venire ‘incontro’ agli enti locali la Cassa, bontà sua, guarda con un certo interesse ai beni immobili degli enti pubblici italiani. Da acquistare e da rivendere, poi, ad investitori internazionali. Magari ai ricconi del gruppo di Bilderberg. Fantasie?

Tutte le volte che noi parliamo di Bilderberg alcuni nostri lettori – non tutti, per fortuna – ci prendono per visionari. Però, se il progetto dell’Imu è quello di costringere, almeno in parte, i proprietari delle abitazioni private a venderle, questo prestito con la Cassa Depositi e Prestiti – che è la linea del Governo Letta per tutte le Regioni italiane – potrebbe essere un modo per convincere gli enti locali del nostro Paese a cominciare dalle Regioni, a cedere beni immobili in cambio di soldi.

Per la Sicilia sarebbe una doppia fregatura: perderebbero i beni pubblici, che finirebbero alla Cassa depositi e Prestiti e poi a chissà chi e continuerebbero a pagare l’aumento dell’Irpef, perché una volta che è aumentato, con i tempi che corrono vai a ridurlo: marameo!

Sarà così? Non lo sappiamo. Di certo il Governo Letta non ha alcuna intenzione di togliere l’Imu.

Vediamo come finirà con questo prestito. Vediamo se si comincerà a parlare di vendita di beni immobili pubblici alla Cassa Depositi e Prestiti.

 


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