Ipab, proposta di riforma arriva in commissione Ars Il M5s propone un fondo per aiutare gli enti in rosso

«Perché non devolviamo le somme destinate ai botti ai lavoratori dell’Oasi Cristo Re». La proposta risale a metà gennaio, pochi giorni prima della festa di san Sebastiano, il patrono di Acireale. Si tratta di una delle tante idee che in questi anni si sono succedute per cercare di trovare un modo per aiutare la sessantina di dipendenti che lavorano in una delle Ipab siciliane più in difficoltà dal punto di vista finanziario. Proposte più o meno improvvisate che provano a mettere in atto ciò che da anni le istituzioni non sono riuscite a fare: consentire ai lavoratori di essere retribuiti. Nella maggior parte dei casi, infatti, gli operatori dell’Ipab sono in credito di decine di mensilità. Quella delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza è una delle riforme che periodicamente è entrata nell’agenda della politica regionale, per poi essere sempre accantonata. Tanti i fattori che a oggi condizionano l’andamento degli enti: dai ritardi nel pagamento delle rette da parte di Comuni e all’impossibilità di competere il più delle volte con i privati del settore dell’assistenza sanitaria, anche per via di un’organizzazione che finora ha ingessato la gestione dei servizi prestati. E questo nonostante risalga al 2001 il decreto con cui si è dato mandato alle Regioni di occuparsi dell’inserimento delle Ipab – istituite nel 1890 con la cosiddetta legge Crispi – nel sistema integrato degli interventi e servizi sociali. 

Una proposta di superamento dello status quo e di pianificazione delle misure necessarie alla ripartenza delle Ipab tuttavia c’è e oggi inizierà a essere discussa in commissione Affari istituzionali all’Ars. Prima firmataria del disegno di legge è la deputata del Movimento 5 stelle Angela Foti. Il ddl si compone di trenta articoli e parte dal presupposto che le Ipab così come oggi sono intese difficilmente potranno avere futuro. A riprova di questa tesi c’è anche un documento prodotto dagli uffici dell’assessorato regionale ai Servizi sociali in cui si fotografa la situazione generale nell’Isola: degli oltre 130 enti, sono parecchi quelle con disavanzi di centinaia di miglia di euro. Ma non mancano i casi in cui i debiti superano il milione: l’ipab Cardinale Ernesto Ruffini di Palermo, per esempio, ha debiti per oltre un milione 600mila euro, mentre quelli del Rizza Rosso di Chiaramonte Gulfi sforano il milione e centomila. L’elenco di chi è in serie difficoltà è lunghissimo: il centro socio assistenziale per anziani Sciacca Baratta di Patti supera abbondantemente i due milioni e mezzo di disavanzo, la casa riposo Giovanni XXIII di Marsala li sfiora, mentre la già citata Oasi Cristo Re sta appena sotto il milione 700mila euro.

In tal senso, tra le idee del gruppo parlamentare del M5s c’è quella di inserire un fondo transitorio di quattro milioni annui fino al 2002 a cui potranno accedere quegli enti che predisporranno un piano di risanamento decennale. Con il documento che dovrà prevedere le mosse da adottare per riequilibrare i conti. A esso si aggiungerebbe un fondo di funzionamento – sette milioni per i primi tre anni – che dovrebbe servire a integrare le entrate degli enti che effettivamente svolgono attività di assistenza alla persona. La specifica è d’obbligo: non tutte le Ipab, infatti, si occupano di prestare servizi ad anziani e malati; ci sono casi in cui le istituzioni hanno mantenuto soltanto la gestione dei patrimoni immobiliari.

In ogni caso, il sostegno finanziario dovrebbe passare da un cambiamento di status: le Ipab lascerebbero il posto – a discrezione dei propri organi di governo – alle Aziende pubbliche di servizi alla persona (Asep) oppure a soggetti di diritto privato senza scopo di lucro. In entrambe le circostanze sarebbe prevista la possibilità di attuare fusioni, nel rispetto dei reciproci statuti e con l’intento di potenziare l’offerta rivolta agli utenti. Relegata a ultima ratio, invece, l’ipotesi estinzione. «Le Ipab – si legge nella relazione introduttiva del ddl – nonostante in passato abbiano rappresentato un grosso bacino clientelare della peggiore e scellerata politica siciliana, possono e devono rappresentare una risorsa centrale per il rilancio sistema integrato degli interventi e servizi sociali».


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