Giuseppe, Salvo, Francesco, Sergio, Maria tutti nomi di fantasia. E Aaron, lui ci mette il nome e il viso. Sono i giovanissimi aggrediti lo scorso 18 novembre tra piazza Teatro Massimo e la zona davanti al McDonald's. Tutti nello stesso modo: un bambino attacca bottone, cerca la rissa, poi intervengono gli amici più grandi. Guarda il video
«Io, accerchiato e picchiato in piazza Stesicoro» Il sabato sera tra minacce, molestie e baby gang
«Io ormai il sabato sera in centro non ci vado più. Ci ero tornato dopo tanto tempo, ma
quello che è successo tre giorni fa mi ha fatto passare di nuovo la voglia». Giuseppe, nome di fantasia, ha vent’anni e sabato scorso ha assistito a una scena «spaventosa». Tra via Pulvirenti e piazza Scammacca, nei pressi di piazza Teatro Massimo, «un ragazzo è stato spintonato da un bambino, avrà avuto al massimo undici anni. Ne è nata una discussione, il ragazzo ha risposto agli insulti ed è stato subito accerchiato da un gruppo di altre persone poco più grandi: dai 16 ai 20 anni, tipo». Gli insulti diventano altri spintoni, gli animi si surriscaldano. «Gli hanno detto, in dialetto, “Te la prendi coi bambini?“. Ma si capiva che era una cosa organizzata, chi frequenta il centro lo sa che è così». Il giovane stuzzicato si guarda attorno, si spaventa, e invece di rimanere a discutere e a dare vita a quella che, viste le premesse, si sarebbe trasformata in una maxi-rissa si allontana e scappa. «Ci è voluto pochissimo e si è raccolta una folla: lui che correva e almeno una cinquantina di persone che lo inseguivano minacciando di pestarlo».
«Io e i miei amici, che ci trovavamo da quelle parti, abbiamo cominciato a correre anche noi perché
abbiamo avuto paura di finirci in mezzo – continua Giuseppe – Siamo andati verso piazza Teatro Massimo, lì ci sentivamo più al sicuro perché almeno c’erano le forze dell’ordine. Abbiamo raccontato alla pattuglia quello che stava succedendo e loro ci hanno detto che non potevano spostarsi e che avrebbero fatto la segnalazione a un’altra volante». Cosa sia accaduto dopo e che fine abbia fatto il giovane inseguito non è chiaro. «Noi ci siamo spostati verso piazza Stesicoro e anche lì abbiamo assistito a una scena del genere, di fronte al McDonald’s». Vittima di queste altre minacce è il gruppo di Salvo, un altro nome inventato, col quale MeridioNews è riuscito a mettersi in contatto. «Eravamo cinque ragazzi e una ragazza – racconta – tutti più o meno coetanei. Tra i 21 e i 18 anni. Nei pressi del McDonald’s si avvicina questo ragazzino che avrà avuto dieci anni e senza motivo spinge la ragazza e inizia a prendersela con il mio amico che le era vicino».
All’inizio il ragazzino è da solo, poi si avvicinano una decina di amici suoi, visibilmente più grandi. «Noi acceleriamo il passo e ci spostiamo verso il fast food. Entriamo tutti, e il mio amico rimane un po’ indietro. Si mettono tra lui e l’ingresso, lo bloccano, ma lui insiste e passa. Ci seguono dentro, ma noi andiamo nella sala in fondo e loro non si avvicinano ancora. Così chiamiamo il 112». In pochi minuti sul posto arrivano «carabinieri e polizia», però del gruppetto di aggressori non c’è più traccia. Era circa mezzanotte e mezza. Quando le forze dell’ordine vanno via, ci vuole poco perché dei giovanissimi tornino di nuovo in azione. Non è chiaro se gli stessi oppure altri. Stavolta se la prendono con
Aaron Noè, 18 anni compiuti da poco, l’unico che sceglie di parlare col suo nome e il suo cognome. «Avevo appena salutato i miei amici, ero in piazza Stesicoro e stavo aspettando che mi venissero a prendere». I minorenni si avvicinano, lui è distratto, gli strappano gli auricolari e lo prendono a calci e pugni. Saranno stati una decina, ma scappano quando interviene il vigilantes di un albergo nei pressi di piazza Spirito Santo.
«Queste cose non mi stupiscono perché è successa la stessa cosa a me, un anno e mezzo fa. Ero in
piazza Cutelli, ero seduto su una panchina con i miei amici». Stava guardando il cellulare quando gli si avvicina una ragazza e gli chiede se fosse stato lui a infastidirla, poco prima. Lei è con il suo fidanzato e un gruppo di altri ragazzi: «Non ho avuto il tempo di capire niente, mi è arrivato un pugno in faccia e sono finito per terra – spiega – I miei amici si sono alzati, hanno tentato di difendermi, di calmare gli animi». Lui pensava che volessero rubargli il cellulare, ma «quelli volevano solo litigare: dopo un po’ uno s’è messo a ridere e m’ha detto: “Scusa, ‘mbare, ti avevo scambiato per un altro” e mi ha stretto la mano. Ti devono pure prendere per il culo, capisci? Tu sei fuori, con i tuoi amici, e pensi di potere stare tranquillo. Invece non è così».
E se sei una ragazza, per prendersela con chi ti accompagna ti molestano. «Due sabati fa era mezzanotte e mezza e stavo aspettando che i miei genitori mi venissero a prendere», ricorda
Francesco, nome di fantasia anche il suo, 17 anni, residente nell’hinterland ma costretto a frequentare Catania per via della scuola. «C’era una coppia che camminava e il solito gruppetto di bambini che doveva dare fastidio – prosegue – Per fare innervosire lui, loro non le hanno dato tregua, le alzavano la gonna mentre lei passeggiava, la insultavano. Non penso sia stato facile non reagire». Come non è stato semplice per Maria, 17 anni anche lei, accerchiata e presa per i capelli tra le risate generali di una gang di ragazzetti, in via Leonardi. «Una cosa la voglio dire – interviene Sergio, 20 anni, vittima dei bulletti del McDonald’s – Se capitano anche a voi cose del genere, non date corda a queste persone. Spostatevi presto dove c’è più luce, prendete i cellulari e telefonate al 112. Non è vero che una segnalazione non cambia niente: quando è successo a me, sabato scorso, le volanti sono arrivate in pochi minuti. Solo così le cose possono cambiare».