«Sono contento più per essere diventato nonno». Scherza Totò Cuffaro, ex presidente della Regione siciliana e leader della nuova Democrazia cristiana alla domanda del nostro giornale sull’ordinanza del tribunale di Palermo che ha sancito per lui la fine dell’interdizione dai pubblici uffici dopo la condanna per favoreggiamento alla mafia. Una notizia che l’ex Udc ha […]
Ecco il Cuffaro 2.0: «La mia Dc diventerà partito nazionale. In Sicilia vogliamo almeno un sindaco»
«Sono contento più per essere diventato nonno». Scherza Totò Cuffaro, ex presidente della Regione siciliana e leader della nuova Democrazia cristiana alla domanda del nostro giornale sull’ordinanza del tribunale di Palermo che ha sancito per lui la fine dell’interdizione dai pubblici uffici dopo la condanna per favoreggiamento alla mafia. Una notizia che l’ex Udc ha appreso comunque con soddisfazione, anche se garantisce che il suo nome continuerà a non comparire su nessuna scheda elettorale. «L’unica cosa certa è che non mi ricandiderò – spiega a MeridioNews – Prima mi obbligavano gli altri, ora lo decido io, per questo la decisione è più bella». Cuffaro resta comunque attore protagonista nell’agone politico, impegnato anima e corpo nella costruzione della sua Democrazia cristiana nuova, che alle ultime elezioni regionali se l’è giocata con partiti più strutturati sul territorio come la Lega e il Movimento per le autonomie, tanto da ottenere due deleghe nella giunta del presidente Renato Schifani. «Sto tornando da Licata, dove si voterà per le amministrative, sono stato a Ragusa, due giorni fa sono stato a Catania, poi a Siracusa. In tutti questi Comuni faremo una lista della Democrazia Cristiana. Il mio impegno politico continua con più forza, con più entusiasmo di prima per strutturare la Democrazia cristiana. E dobbiamo lavorare anche per fare la Democrazia nazionale, questo sarà il mio impegno per i prossimi anni. Le candidature le lasciamo agli altri».
Smentita, almeno al momento, l’ipotesi ventilata nei giorni scorsi di un sostegno nei confronti della candidatura del cavallo di ritorno Enzo Bianco a sindaco di Catania. «Non ho mai detto che sosterrò Bianco, ho detto che la Dc lavora perché la coalizione unita scelga un candidato – dice, ma poi puntualizza – Ho detto altresì che non ci sentiamo meno degli altri, ma che vogliamo contribuire alla scelta: se gli altri pensano di notificarci un candidato, questa cosa non la condividiamo e faremo scelte diverse. Non penso però che ci ignorino, c’è stata una prima riunione, non si è scelto ancora niente, siamo in alto mare, ci sono più candidati di quelli che ci dovrebbero essere, ma si è comunque fatto un passo avanti». Passo avanti che non riguarda a quanto pare il nome più gettonato che è circolato in questi giorni come prossimo alfiere del centrodestra all’ombra dell’Etna, quello di Valeria Sudano, che secondo voci insistenti pare non essere proposta troppo gradita ad alcune latitudini della coalizione, che vorrebbe in qualche modo arginare lo strapotere elettorale del suo compagno, ma soprattutto politico di riferimento, Luca Sammartino. «Partiamo dal principio che vogliamo riunirci tutti insieme e ragionare. È chiaro che Valeria è un’ottima candidata, democristiana da sempre, figuriamoci. Però il ragionamento va fatto tutti insieme».
Di certo c’è che la Democrazia cristiana di Cuffaro utilizzerà i suoi crediti per ottenere il supporto del centrodestra per uno dei suoi candidati a sindaco. «A Siracusa stiamo lavorando per fare una lista e anche lì stiamo ragionando per una candidatura condivisa, stessa cosa ad Acireale e a Belpasso. In uno dei Comuni al voto con il sistema proporzionale dovrà necessariamente esserci un candidato sindaco della Democrazia cristiana – continua l’ex presidente della Regione – Avremo dei candidati da proporre e chiederemo agli altri di convergere, così come noi convergiamo sui nomi che ci vengono proposti dagli altri».
L’ultima riflessione riguarda il governo regionale, in cui i cuffariani sono protagonisti con due assessori seduti al tavolo di Renato Schifani, capo preposto di una coalizione che spesso appare piuttosto litigiosa. «A parte Fratelli d’Italia, che ha numeri abbastanza importanti e Forza Italia, tutti gli altri ci attestiamo più o meno attorno al sette per cento e non far valere e riconoscere un partito sarebbe sbagliato, soprattutto se si vuole vincere. I numeri ci sono e vanno valutati. Se qualcuno vuole governare da solo, secondo me sbaglia. Penso che il governo regionale presieduto dal presidente Schifani sta facendo cose importanti: ha approvato Bilancio e Finanziaria entro i tempi specifici e non succedeva dai miei tempi. Ha nominato i direttori regionali e so io quanta fatica ci vuole per nominarli, ha nominato i vertici delle partecipate e so io quanta fatica abbiamo fatto per nominarle. Sul piano politico è stato bravo a ricomporre Forza Italia, penso che se devo esprimere un giudizio su Schifani, gli darei nove e mezzo».