«Non semplicemente rimuovere o imbrattare i nomi dei gerarchi fascisti e coloniali dalle targhe delle vie e delle piazze, ma rinarrare questi personaggi per far conoscere la storia». È l’idea che sta alla base del progetto di guerriglia odonomastica – lo studio dei nomi delle strade dal punto di vista storico – della Rete anticoloniale siciliana. Il collettivo che unisce diverse realtà è nato nel 2021 prendendo le mosse da Viva Menilicchi!, il progetto anticoloniale realizzato nel 2018 durante la biennale d’arte contemporanea Manifesta e realizzato dal collettivo Fare Ala e Wu Ming 2. «Da allora – spiega a MeridioNews Luca Cinquemani – non abbiamo mai smesso di disturbare i fantasmi coloniali e fascisti che infestano ancora le nostre città». Il loro metodo è quello di aggiungere informazioni e descrizioni di fatti storici sotto i nomi incorniciati nelle targhe. «Per noi – aggiunge Cinquemani – è il modo migliore per combattere l’ignoranza, l’oblio e le narrazioni edulcorate di un passato che ha giustificato crimini in favore dell’autorappresentazione assolutoria degli Italiani brava gente».
Da via Vincenzo Magliocco a Palermo e via Vittorio Bottego a Catania, passando per le via Rodi di varie città, fino ad arrivare al monumento della Batteria Masotto a Messina e a piazza Giorgio Almirante a Castellammare del Golfo, nel Trapanese. Sono alcuni dei luoghi simbolo scelti dalla Rete anticoloniale per portare avanti le attività di «rinominazione partecipata». In pieno centro nel capoluogo c’è via Vincenzo Magliocco: un generale della regia aeronautica che, durante la guerra in Etiopia, è stato uno dei maggiori responsabili dei bombardamenti terroristici al gas iprite. «Non abbiamo cancellato il nome della via – racconta l’attivista – ma abbiamo acquistato un banner pubblicitario e abbiamo pubblicato le foto di persone in cui erano evidenti gli effetti di quella sostanza sulla pelle». Un cartello con la scritta Vittime del colonialismo italiano in Africa è stato attaccato sul monumento ai caduti delle batterie siciliane nella battaglia di Adua. «Una statua conosciuta come Batteria Masotto per il capitano Umberto Masotto, volontario durante l’invasione italiana del Corno d’Africa», spiega Cinquemani.
Ci sono poi luoghi che sembrano neutrali ma che, invece, non lo sono. È il caso di via Rodi che «fa riferimento alla colonia italiana che passa in mano ai nazisti, i quali chiedono la lista delle famiglie ebraiche – racconta l’attivista – Da quell’elenco scaturì poi una deportazione ad Auschwitz. In quel caso – aggiunge – per deneutralizzarla abbiamo scritto sotto Via comunità ebraica di Rodi». Un caso emblematico è quello di piazza Almirante a Castellammare del Golfo. Accanto al nome del funzionario del regime, appare una cornice con la scritta Segretario di redazione della rivista La difesa della razza. Coperta questa, gli attivisti riprendono la vernice in mano per scrivere Fascista, repubblichino e fucilatore di partigiani. L’immagine rimbalza sui social fino ad arrivare alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che la condivide sui suoi profili Facebook e Instagram dando dei «soliti imbecilli» agli autori della scritta e difendendo la memoria del «padre della Destra italiana». «È a quel punto – ricorda Cinquemani – che il vicesindaco rivendica di avere ordinato la cancellazione della scritta realizzata dagli attivisti perché ingiuriosa nei confronti di un grande statista italiano». Se la strada per un punto di vista diverso della storia è ancora lunga, le strade – da riprendersi – sono ancora tante.
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