Il ‘sistema Jack’ (Giacchetto) e il made in Sicily ‘promosso’ in Sicilia…

“La verità è che sono bravo”, dice oggi Fausto Giacchetto. Ha ragione. Bravo lo è davvero. Perché uno che riusciva a mettere d’accordo la politica siciliana sui grandi affari legati alla pubblicità, beh, bravo doveva esserlo per davvero.

Oggi leggiamo tante cose. Interrogatori. Precisazioni. Sottolineature. E dire che, prima del 2001, nella gestione della pubblicità – e anche allora erano soldi, e Dio solo sa quanti! – non si celebravano nemmeno gare. C’era una gestione con nomi noti. I soliti nomi noti.

Noi, degli anni ’90, ricordiamo, ovviamente, la Pubblicompas, la Damir, Alessi (allora Damir e Alessi, se non ricordiamo male, non erano in grande sintonia). E poi c’era la Nada: non la celebre cantante, ma una società nella quale, sempre se la memoria non ci gioca qualche brutto scherzo, c’era anche il grande Mario Ciancio Sanfilippo, l’editor degli editori siciliani. Altri tempi.

O forse sempre i nostri tempi. A nostra memoria – i nostri sono soltanto ricordi sbiaditi dall’inesorabile incedere del tempo – il ‘casino’, se ci è concesso il termine, inizia nel 2001. Quando entra in scena l’Unione Europea. Insomma, arrivano le gare. I soldi erano tanti. E su queste cose Bruxelles s’impuntava.

Non ricordiamo particolari storie. Ricordiamo, questo sì, l’arrivo in Sicilia della Saatchi & Saatchi, una delle più grandi e note agenzia pubblicitarie del mondo. Ma, anche allora, non ricordiamo particolari problemi. E neanche le gare successive ci fanno venire in mente chissà che cosa.

Anzi, una cosa ce la fanno venire in mente: fino a quando le gare, in questo delicato settore, le ha celebrate Maruzza Giacona, una brava dirigente dell’assessorato regionale al Turismo, non ricordiamo ‘inquacchi’. Quando è stata spostata senza grandi complimenti, sbattuta di qua e di là (oggi è una delle tante dirigenti regionali senza contratto) abbiamo intuito che qualcosa stava per succedere: e qualcosa è successa, a giudicare da quello che vediamo.

Ricordiamo – e questo lo abbiamo già scritto nelle scorse settimane – il Ciapi di Palermo. Ricordiamo Rino Lo Nigro. Ma, a onor del vero, non ricordiamo se era già direttore regionale quando, nel 2001, arriva Totò Cuffaro alla presidenza della Regione siciliana. Un nostro amico ci assicura che era già direttore regionale. In ogni caso, sarà dirigente generale dell’Agenzia per l’impiego dal 2001 in poi o giù di lì.

Del Ciapi ricordiamo la storia degli 87 milioni di euro dell’apprendistato. Una bella Misura del Por Sicilia 2000-2007 dirottata al Ciapi. Con tanti politici di contorno. Di centrodestra e di centrosinistra. ‘Tavola imbandita’ per tutti.  

Ma allora, se proprio la dobbiamo dire tutta, Fausto Giacchetto, a noi, non sembrava né potente, né centrale. Bravo, come dice lui, lo era. Ma centrale – questa è la nostra tesi e non la cambiamo – era la politica siciliana e non Giacchetto.

L’idea di promuovere la Sicilia in Sicilia è sempre stata della politica siciliana. Idea mai contestata. Da nessuno.

Oggi si parla di tanti sprechi. Però nessuno ha mai trovato strano che i soldi destinati all’assessorato regionale al Turismo per la promozione dell’immagine della Sicilia nel mondo restano, in buona parte, in Sicilia. Chissà perché…

La Sicilia non ha mai brillato in promozione. Mai. Ricordiamo che, nella seconda metà degli anni ’80 l’allora assessore alla Cooperazione, il socialista Turi Lombardo, rimase impressionato dal fatto di trovare in una Fiera internazionale lo stand della Regione e i 9 stand delle nove Province siciliane più gli stand di una decina di Comuni, ovviamente sempre siciliani…

Tutti insieme nella stessa Fiera a promuovere le stesse cose. Sprechi a mai finire. Ma anche viaggi, missioni, promozioni di massa, belle donne. E mogli a casa piene di dubbi: insomma l’amministrazione pubblica della Sicilia…

Risultato: in Sicilia, ancora oggi, arrivano meno turisti che a Malta. E poco meno la metà dei turisti della sola Venezia. Un fallimento totale.

La storia di tanti soggetti pubblici siciliani che promuovevano la stessa cosa è continuata fino a quando non sono finiti i soldi. Solo la fine del vil denaro ha messo fine – e scusate il gioco di parole – a questa ‘mangiuglia’, come si dice dalle nostre parti.

Ma il turismo, no. L’assessorato regionale al Turismo ha sempre fatto storia a sé. Alla base, lo ripetiamo, c’è l’idea che l’immagine della Sicilia debba – in parte – essere promossa in Sicilia. Della serie: hannu a campari tutti. Che poi, una volta, questi “tutti” erano sempre gli stessi. Soprattutto quando non si celebravano le gare.

E poi? Confessiamo che, dal 2007 in poi non abbiamo capito molto.

“Io sono bravo”, dice oggi Giacchetto. Ha ragione. Perché dalle parti dove teneva ‘bottega’, nel cuore della ‘city’ di Palermo, fino a poco più di un anno e mezzo fa, di gente importante se ne incontrava tanta. Soprattutto tanti parlamentari, nazionali e regionali.

Ricordiamo che molti interlocutori di Giacchetto non lo chiamavano per none, cioè Fausto: lo chiamavano “Jack”. La cosa ci colpiva perché ci sembrava molto appropriata. Non tanto per il cognome contratto, quanto per via di un richiamo al Poker. Un gioco d’azzardo. Per eccellenza.


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