I piccoli pazienti del Policlinico affrontano le cure contro la malattia. Sono immunodepressi, non ricevono visite di persone che non indossino le mascherine perché sarebbe rischioso. È lì che il 31 dicembre il primo cittadino ha portato dei regali. Impolverati e di seconda mano, che i genitori rimandano indietro. Guarda le foto
Il sindaco e i regali sporchi ai bimbi in Oncoematologia «Qui non servono passerelle sulla pelle dei pazienti»
Il reparto di Oncoematologia pediatrica del Policlinico Vittorio Emanuele è blindato. Non si entra senza le mascherine e serve stare attenti a tutto. Perché dentro ci sono sei stanze, per un totale massimo di 12 pazienti, in cui bambini e ragazzi da zero a 18 anni combattono con varie forme di leucemie. È lì dentro che lavora l’associazione di volontari Lega Ibiscus. Ed è lì che il sindaco di Catania Enzo Bianco ha portato, il 31 dicembre 2016, una sacca dei giocattoli raccolti dai cittadini affinché fossero donati ai bambini ricoverati negli ospedali. «Ma quelli che sono arrivati in reparto da noi erano rotti, di seconda mano, e soprattutto sporchi – spiega Daniele Mannino, presidente dell’associazione – Cosa che non è possibile accettare: i nostri bimbi sono immunodepressi, devono stare attenti a tutto, non possono permettersi un giocattolo impolverato o un peluche pieno di acari».
Mannino e l’associazione hanno scritto una lettera aperta al primo cittadino, mostrandogli le immagini dei giocattoli arrivati in reparto e proponendosi per un incontro: «Siamo anche pronti a riceverla nella nostra sede, perché possa verificare di persona – scrivono – Perché trascorso un breve periodo, come ci hanno indicato i genitori, gli infermieri, i medici, porteremo tutto presso la più vicina discarica comunale. E, da bravi cittadini, ci adopereremo anche a smaltirli in modo differenziato». Una conclusione pesante, che però fa il paio con l’amarezza per quanto accaduto: «Siamo stati chiamati dai genitori – racconta Mannino – Ci hanno chiesto di venire a portare via i giocattoli, perché i bambini non potevano tenerli per le condizioni in cui erano».
I piccoli pazienti avevano cominciato a usarli, quando sono stati costretti a darli via. «Alcuni hanno provato a disinfettarli, altri genitori hanno tentato di lavare i peluche, però poi si sono resi conto che non potevano farci niente e che era meglio non rischiare – continua il responsabile dell’associazione – Arrivano ogni anno tantissime associazioni a portarci qualcosa, lo hanno fatto anche i giocatori del Calcio Catania, sempre donando giochi graditissimi». Quella del sindaco, invece, sarebbe stata una vera e propria «mancanza di delicatezza: bastava informarsi, contattare noi o i genitori e chiedere cosa servisse».
In più, c’è il fatto che la beneficenza del primo cittadino – accompagnato dall’assessore all’Urbanistica Salvo Di Salvo – sia stata fotografata e filmata a beneficio della stampa. A cui è stato inviato un comunicato in cui si parlava di «uno splendido finale» in riferimento al fatto di cronaca che aveva fatto partire la raccolta dei giochi: il furto subito dall’associazione Rinascendo nei locali del reparto di Pediatria del Garibaldi. Cinquecento euro di doni per i pazienti spariti da un armadio. Una notizia che aveva smosso le coscienze e che aveva spinto il sindaco a chiedere un contributo ai suoi concittadini.
«Ne sono arrivati tanti e sono stati distribuiti nei vari ospedali. Oltre all’errore che ha riguardato il reparto di Oncoematologia, c’è da dire una cosa: a che serviva la passerella? A chi era utile farsi vedere mentre si faceva un gesto simile?», domanda Daniele Mannino. I giocattoli, per il momento, si trovano nella casa di accoglienza Ibiscus, una struttura che serve a ospitare le famiglie dei bambini sottoposti a trattamenti clinici come, per esempio, la chemioterapia. «Noi siamo tutti volontari e durante il giorno facciamo altri lavori – conclude – Abbiamo deciso di scrivere questa lettera per fare chiarezza e perché certe cose non si ripetano. Non abbiamo niente in cambio, vogliamo solo continuare a svolgere il compito che ci siamo cercati, in serenità. Chi vuole aiutare, lo faccia. Ma bisogna chiedere come, ed evitare i riflettori».