Laura Turdo, 26enne di Castelvetrano, viveva nella città epicentro del coronavirus grazie a una borsa di studio. «I primi giorni ho vissuto momenti di panico, poi ho superato la psicosi collettiva». I negozi cinesi deserti in Italia? «Colpa dell'ignoranza»
Il racconto della giovane siciliana tornata da Wuhan «Ripartirò per la Cina il prima possibile, il futuro è lì»
«Non la chiamerei una brutta esperienza. Anzi, io voglio tornare in Cina il prima possibile». Laura Turdo, 26enne di Castelvetrano, è al secondo giorno di quarantena nella cittadella militare di Cecchignola, nell’agro di Roma. È una dei due siciliani tornata da Wuhan, a bordo del volo militare che ha rimpatriato i 56 italiani che vivono nella provincia epicentro dell’epidemia del nuovo coronavirus. Ieri il gruppo è arrivato a Pratica di Mare e poi è stato trasferito in autobus nella capitale. «È il primo giorno che sono qua – racconta Laura a MeridioNews – oggi sono stata praticamente tutto il giorno in camera. Dobbiamo anche mangiare in stanza e usare mascherina e guanti quando usciamo a prendere il cibo. Spero che stiamo tutti bene ma ancora non c’è la certezza assoluta». Dai primi controlli effettuati dalle autorità sanitarie sui 56 non sono emersi sintomi preoccupanti, ma si dovranno attendere ancora 13 giorni, in modo da superare l’eventuale periodo di incubazione.
La giovane di Castelvetrano era a Wuhan grazie a una borsa di studio dell’istituto Confucio, ottenuta dopo la laurea specialistica all’università di Macerata. «A gennaio ho sentito parlare dei primi casi, ma dicevano fosse Sars. Poi sono andata via da Wuhan per alcuni giorni e quando sono tornata, il 21 gennaio, tutto era cambiato. Due giorni dopo hanno chiuso la città, nessuno poteva entrare né uscire. Al campus ci hanno raccomandato di usare mascherina e guanti quando uscivamo in strada e di stare quanto più tempo possibile in casa».
La cosa più difficile è stata provare a tranquillizzare i suoi. «I primi giorni ho vissuto momenti di panico. Non sapevo cosa succedeva fuori dalla mia stanza, non ho tv. Riuscivo a seguire solo i siti italiani, ma con qualche difficoltà perché alcuni sono bloccati. Poi, a poco a poco, ho realizzato che la situazione non era così grave come veniva descritta, ho riconquistato lucidità. A quel punto ho pensato solo a tranquillizzare i miei che erano nel panico». Fino al 2 febbraio Laura ha vissuto in una città deserta, uscendo solo per fare la spesa e aspettando che l’ambasciata italiana in Cina le desse il via libera per il viaggio. Dopo nove ore di controlli all’aeroporto di Wuhan, finalmente il ritorno in Italia.
«Ho letto degli insulti ai cinesi qui in Italia e dei negozi deserti. Tutta colpa dell’ignoranza della gente che, a causa dei media e dei social, è stata assalita dalla psicosi. Per quanto mi riguarda, voglio tornare in Cina il più presto possibile, studio la lingua da anni, amo viaggiare, soprattutto conoscere i luoghi così diversi dai nostri. Il mio futuro lavorativo – conclude – lo vedo in Cina».