Durante la campagna elettorale era stata la coalizione delle riunioni infinite, degli accordi che tardavano ad arrivare o che saltavano all'ultimo minuto. Adesso ci risiamo e a un mese dal voto manca ancora l'ufficialità sui nomi degli assessori
Il primo ostacolo di Lagalla è il nodo sulle poltrone Tante richieste, ma nessun accordo sulla nuova giunta
È ormai passato quasi un mese dalla trionfale elezione di Roberto Lagalla. Ancora più lontane nel tempo le discussioni, le liti e le tensioni di coalizione che hanno portato alla fine a un accordo unitario stretto quasi al limite del tempo massimo. Lontane ma non superate, perché anche se le urne hanno decretato l’effettiva potenza di fuoco di tutti gli schieramenti in campo, torna d’attualità il braccio di ferro tra i partiti, che rischia di tenere sotto scacco il nuovo sindaco di Palermo, che è ancora senza una giunta. Forza Italia, primo partito per voti ricevuti, avrà tre assessorati, ma chiede anche la presidenza del Consiglio, per la quale si fa il nome del decano Giulio Tantillo. Altrettanti assessori sono stati richiesti da Fratelli d’Italia, che continua a rivendicare il tempismo con cui ha deciso di sostenere la candidatura dell’ex assessore regionale rinunciando alla propria con Carolina Varchi che non è in realtà mai neanche entrata davvero in campagna elettorale per promuovere la propria corsa a sindaca.
Qui però avviene il primo corto circuito. Forza Italia è sicura di portare a casa il posto di vicesindaco, con Francesco Cascio – lui che il passo indietro lo aveva fatto in piena campagna elettorale – spinto fin da pochi minuti dopo l’ufficialità dell’elezione di Lagalla da Gianfranco Miccichè. Ma dalle parti di Fratelli d’Italia insistono perché la vicesindacatura vada proprio a Varchi, non trovandosi di fronte oltretutto veti di alcun tipo da parte del sindaco. Sindaco che da par suo, tuttavia, vorrebbe tenere per sé alcune nomine tecniche, quanto meno quelle agli assessorati cruciali come Bilancio e Urbanistica. Per quest’ultima delega da tempo si fa il nome di Maurizio Carta, architetto, prorettore dell’università di Palermo, con alle spalle una buona esperienza da assessore al Centro storico nella giunta Cammarata.
Le restanti tre deleghe dovrebbero essere divise tra Lega e Dc nuova, per una giunta a trazione fortemente politica, ma le partite aperte restano ancora tante. Anzitutto quella sul ruolo di Italia Viva, che pure ha condotto la lista del sindaco a un ottimo risultato, ma ancora non si è venuti a capo del corto circuito tra vertici locali e nazionali del partito e il nodo sul posizionamento degli eletti è a oggi tutt’altro che sciolto. La sensazione è che, come da vecchia abitudine, ci si aggiusterà con le varie nomine relative a partecipate ed enti controllati dal Comune, ma se poltrone come quelle della Gesap, società che gestisce l’aeroporto, fanno gola a tutti, in tanti si terrebbero volentieri a distanza da quelle calde di Rap e Amat, giusto per citarne alcune. E anche qui il rischio è quello di dilatare ulteriormente la discussione nel tempo, come questo centrodestra ha dimostrato di poter fare.