Il prete che ha chiesto i soldi ai bisognosi della Caritas «Non ci vedo niente di strano, il servizio vive di carità»

Fede e speranza sembrano resistere. La carità un po’ meno. Una delle tre virtù teologali sembra vacillare in una parrocchia di Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa. Almeno a giudicare da una lettera che è stata consegnata alle persone in difficoltà che si rivolgono alla Caritas per chiedere un aiuto. «Carissimi assistiti, poiché da qualche tempo non riceviamo sufficienti offerte, siamo costretti a chiedervi almeno 5 euro al mese». Una comunicazione che, in calce, porta la firma un generico gruppo di ignari volontari e di padre Sebastiano Ferla, l’anziano parroco della chiesa Santa Maria degli Angeli

Un prete che, in piena crisi dovuta alla pandemia da Covid-19, chiede ai bisognosi un contributo «per il trasporto degli alimenti e per dare qualcosa a chi ci aiuta». Un paradosso che, nella comunità non solo parrocchiale ma anche cittadina, ha creato non poco clamore e più di una polemica. Specie dopo che alcuni degli assistiti hanno pubblicato la lettera sui social. I ringraziamenti anticipati per la «comprensione» e la «collaborazione» non hanno funzionato. Tanto che l’iniziativa è stata interrotta anche in seguito all’intervento della direzione della Caritas della diocesi di Siracusa. «Non ho ricevuto nessun contributo – dichiara il prete a MeridioNews – Forse la cosa non è stata recepita e non è che potevo togliere i soldi dal borsellino dalle persone. Molti mi hanno detto che non avevano la possibilità». 

E non si stenta a crederlo, visto che si sta parlando di persone che fanno la fila per una busta con i beni di prima necessità o per chiedere un contributo per pagare le bollette. «Non so se ho fatto un piccolo reato – ammette padre Ferla – ma la Caritas vive di carità e anche chi ne riceve i benefici deve partecipare un minimo. Non ci vedo nulla di strano», aggiunge il sacerdote di quasi 80 anni che il giorno del venerdì Santo dal pulpito ha annunciato che quella sarebbe stata la sua ultima omelia per il Santissimo Cristo. Il sacerdote, che da oltre sette anni è a capo della chiesa madre dopo una lunga carriera da guida della parrocchia Maria Santissima ausiliatrice, infatti, ha già presentato le proprie dimissioni al vescovo ed è in attesa che vengano formalmente accettate.

«Avrebbe potuto chiedere un contributo a noi parrocchiani – fa notare un canicattinese che frequenta quella chiesa – che, in qualche modo, ci saremmo di sicuro organizzati per fare una donazione e compensare la mancanza di offerte in tempo di pandemia». Qualsiasi soluzione sarebbe stata meglio di avanzare la richiesta ai bisognosi che si rivolgono alla Caritas. «In realtà – ribatte un altro cittadino, anche lui attivo in diverse attività della parrocchia – avrebbe anche potuto metterli di tasca propria quei soldi prendendoli magari anche dai contributi che arrivano da battesimi, matrimoni e funerali perché comunque – conclude – per le spese di trasporto degli alimenti e dei beni di prima necessità da distribuire, stiamo parlando al massimo di una trentina di euro al mese».


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