Le guerre di corrente delle diverse anime che compongono il Partito democratico catanese si placano per un giorno. Tutte le segreterie aspettano Maria Elena Boschi per promuovere i comitati che sostengono il «sì» al referendum sulla riforma costituzionale. Giuseppe Berretta: «Vogliamo coinvolgere tutti, non solo la politica»
Il Pd catanese si ricompatta per la ministra Boschi Burtone: «Sicilia di nuovo al centro, ora tutti uniti»
Grande attesa per il secondo appuntamento politico nazionale che vede protagonista il capoluogo etneo. A pochi giorni dalla firma del «patto per Catania», siglato tra il primo cittadino Enzo Bianco e il presidente del Consiglio Matteo Renzi, arriva in città la ministra per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschi. Ad accoglierla, nelle stanze di Palazzo Platamone, sarà il gotha del Partito democratico con in testa i deputati nazionali Giuseppe Berretta e Giovanni Burtone. «Mi pare che il governo abbia dato un’inversione di tendenza rispetto al passato, quando la questione meridionale era cancellata dall’agenda politica», spiega Burtone a MeridioNews. «Questo – conclude l’onorevole – deve impegnare le classi dirigenti locali a essere unite e contribuire a fare di più».
Ma la guerra di posizione che vede storicamente contrapposti da un lato i supporter del sindaco – tra i quali figurano anche la deputata regionale Concetta Raia e l’assessore cittadino Angelo Villari dell’area Cgil – e, dall’altro, i «berrettiani» sembra scomparire in nome del «sì» al nuovo referendum sulla riforma costituzionale. Una pace preparata durante le ultime direzioni provinciali dove, forse anche in vista degli accordi da trovare per le elezioni amministrative di giugno 2016, si è glissato sulle eventuali dimissioni da segretario di Enzo Napoli, nonostante lui le avesse messe più volte sul piatto. Ma anche una nuova prova di dialogo nella rappresentazione di unità che il partito catanese mette in scena ogni volta che serve mettere l’abito delle grandi occasioni. Prima il presidente nazionale Matteo Orfini, poi il premier e ora Boschi.
Tutti presenti: oltre al promotore del comitato «Catania Sì» Giuseppe Berretta, i deputati Giovanni Burtone e Luisa Albanella, il segretario regionale Fausto Raciti e il sottosegretario al Miur Davide Faraone. «Noi abbiamo promosso il primo comitato – afferma Giuseppe Berretta – insieme al consigliere Niccolò Notarbartolo, al dirigente della Camera di commercio, ed ex presidente del consiglio comunale Saro Condorelli e tante altre persone. Lavoreremo sicuramente in sinergia con gli altri, come stiamo già facendo da un mese a questa parte». «Il dato importante – continua il deputato – è che abbiamo provato a coinvolgere anche persone che non hanno a che fare con la politica». Restano però ancora avvolti nel mistero i nomi dei componenti che – promette Berretta – verranno resi noti oggi durante l’incontro con la ministra.
Un appuntamento tanto più importante se si considerano, soprattutto, gli antichi dissapori tra le segreterie che hanno portato alla recente spaccatura del gruppo all’interno del consiglio comunale catanese. Tre consiglieri su sei – Ersilia Saverino, Niccolò Notarbartolo e Nino Vullo – hanno sfiduciato il capogruppo Giovanni D’Avola, indicando in Vullo il suo successore. «D’Avola ha dimostrato di essere assente e di non voler fare il capogruppo – afferma Notarbartolo – ma non voglio continuare in questa polemica che, secondo me, non interessa alla città». Il caso era montato quando il segretario Napoli aveva pubblicamente difeso D’Avola e dichiarato la votazione illegittima. «Lui farebbe bene a prendere atto della volontà maggioritaria del gruppo – commenta Giuseppe Berretta – È il caso di desistere da una difesa d’ufficio dello status quo».
E alla domanda se Catania stia tornando al centro della vita politica, risponde: «Non credo. A essere centrale è il Partito democratico che anche a Catania, però, dovrebbe essere all’altezza delle sfide politiche complesse ma affascinanti che sta cogliendo a livello nazionale».