Il Partito socialista siciliano autonomista ha tutti i numeri per affermarsi

Nei giorni scorsi, a Palermo, con un’affollata manifestazione che ha ricordato i ‘Fasci siciliani’ dei lavoratori di fine ‘800, è stato fondato il Partito socialista siciliano. L’evento è stato snobbato da quello che rimane della sinistra dell’Isola, Pd in testa. Invece quello che sta succedendo nel mondo politico progressista della nostra regione è importante. Proviamo a capire insieme il perché.

Chi ha organizzatola manifestazione, con un richiamo preciso ai ‘Fasci’ dei lavoratori’ di fino ‘800 ha voluto cogliere un parallelismo tra il passato e il presente. Allora i lavoratori erano vessati da un padronato stupido e senza scrupoli. Dall’agricoltura – che allora era il settore dell’economia dominante – alle miniere di zolfo – lo sfruttamento era la regola. I mafiosi, attraverso i gabelloti e i campieri, facevano il bello e il cattivo tempo. I ‘Fasci dei lavoratori’ vedono la luce per dare voce a una gran massa di lavoratori privi di rappresentanza.

Oggi lo scenario economico e sociale della Sicilia è molto simile e, forse – almeno per certi versi – peggiore di quello di fine ‘800. Con le sole eccezioni di Catania e Ragusa, peraltro non risparmiate dalla crisi, l’industria siciliana è praticamente scomparsa. Gli stessi industriali siciliani di Confindustria, lungi dal denunciare quello che sta succedendo, sembrano più interessati alle lucrose liquidazioni degli ex Consorsi Asi (non a caso si registra un grande guazzabuglio attorno all’Irsap, il nuovo ‘Carrozzone’ che ha preso il posto dei vecchi ‘Carrozzoni’ targati Asi), o a mettere le mani sulle società regionali.

Il turismo siciliano è in ginocchio, vuoi per la gestione surreale dei beni culturali siciliani, vuoi per una demenziale ‘riforma’ del settore di qualche anno fa che, invece di promuovere i distretti turistici dal basso, cerca di governarli dall’alto, accumulando fallimenti su fallimenti.

La pesca è ridotta al lumicino, tra caro gasolio, mare sempre meno pescoso e assenza sostanziale di una politica di settore.

L’agricoltura siciliana è allo sbando. Con i produttori massacrati dall’arrivo incontrollato di prodotti agricoli da tutte le parti del mondo. Mentre i prodotti di qualità delle nostre contrade – le arance “Moro” e “Tarocco”, il Pomodorino e il Datterino di Pachino e di Porto Palo di Siracusa, solo per citare alcuni esempi, vengono di fatto rubati per pochi centesimi di euro agli agricoltori siciliani per essere rivenduti a prezzi trenta-quaranta volte superiori a quelli spuntati in Sicilia.

Il Psr, il Piano di sviluppo rurale 2007-2013 – quasi 2 miliardi di euro spesi nel silenzio generale – non ha dato alcun sostegno agli agricoltori siciliani (sarebbe interessante capire a chi sono stati assegnati questi soldi, lo stesso presidente della Regione, Rosario Crocetta, che blatera di ‘Rivoluzione’ e di ‘Legalità’, si guarda bene dall’illustrare ai giornalisti un report con la spesa di questi 2 miliardi di euro).

I Comuni siciliani, nella stragrande maggioranza dei casi, sono al dissesto finanziario non dichiarato. Questo perché, ormai da anni, spendono di più di quello che introitano. Non certo perché forniscono servizi ai cittadini. Al contrario, almeno il 50 per cento di tali servizi ai cittadini è scomparso (di fatto, i Comuni siciliani, tranne pochissime eccezioni, non aiutano più gli anziani, i portatori di handicap, i poveri: in alcuni casi, per mancanza di soldi, non si occupano nemmeno dei minori a rischio).

Il sostanziale dissesto finanziario dei Comuni dell’Isola è da imputare non ai servizi forniti ai cittadini – che come detto sono stati ridotti al minimo, e in parte eliminati – ma alla dissennata gestione dei rifiuti finita nelle mani di privati che vessano i Comuni (su questo Confindustria Sicilia dovrebbe sapere qualcosa…), dall’altrettanto dissennata gestione dell’acqua finita sempre nelle mani dei privati e, in prospettiva, dalla bomba ad orologeria dei precari.

I Comuni, in tutti questi anni, ‘sostenuti’ dai sindacati, non hanno fatto altro che promuovere il precariato a spese della Regione. Non diciamo inesattezze se affermiamo che alcuni parlamentari regionali eletti lo scorso ottobre sono diventati tali grazie alle clientele del precariato (il riferimento è soprattutto ai precari creati grazie alla già citata gestione dei rifiuti).

Adesso anche la Regione è sostanzialmente fallita e non si capisce chi dovrebbe pagare questo esercito di precari. Solo negli enti locali se ne contano 23 mila. Ma il vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino (nella foto a destra), che ha promosso un censimento di tutti i precari siciliani, ne conta oltre 80 mila e sostiene che il numero potrebbe superare i centomila.

La bomba del precariato dei soli enti locali sarebbe dovuta esplodere il prossimo 1 agosto. Ma è arrivata la proroga fino a dicembre da parte del Governo nazionale. Se non si tratta di un bluff, il ‘bordello sociale’ è solo rinviato al prossimo Natale.

Proprio mentre la Regione avrebbe avuto bisogno di soldi per fronteggiare la bomba del precariato e la crisi di interi settori economici e sociali della Sicilia, il Governo nazionale ha scippato alla nostra Regione 800 milioni di euro dal proprio bilancio. Il tutto con l’acquiescenza del Governo regionale di Rosario Crocetta.

I nodi, però, sono arrivati al pettine, perché lo stesso assessore all’Economia, Luca Bianchi, che fino a qualche settimana fa, in occasione dell’approvazione del Bilancio 2013, diceva che tutto era a posto, adesso, con le ‘casse’ regionali svuotate dal prelievo forzoso di 800 milioni di euro da Roma, è costretto ad ammettere che i soldi sono finiti.

Che dire, poi, della formazione professionale? Qui assistiamo da mesi alla sceneggiata del ‘Piano Giovani’. Il passato Governo regionale, per motivi ‘misteriosi’, ha consegnato 452 milioni di euro del Fondo sociale europeo destinato alla Sicilia al Governo nazionale. Questi soldi dovrebbero tornale nell’Isola. Quando? Nessuno lo sa. Noi abbiamo il dubbio che una buona parte di questi soldi dei siciliani – della formazione professionale siciliana – siano stati spesi altrove.

Gli amici della Cisl siciliana, quando leggono questa nostra tesi, si incazzano. Ma noi lo scriviamo lo stesso, perché il passato Governo Monti (‘nuovo’ riferimento politico della Cisl) che si è beccato i 452 milioni di euro per “metterli in sicurezza’, ha dimostrato di essere quanto di più inaffidabile la politica italiana abbia potuto partorire nella storia della Repubblica. Chi è arrivato dopo – e cioè il Governo Letta – non è diverso dal Governo Monti: sempre dell’allegra ‘famigliuola’ di Bilderberg si tratta….

Morale: bisognerà capire quando ‘torneranno’ in Sicilia, se mai ‘torneranno’, questi 452 milioni di euro che dovrebbero essere utilizzati per la formazione professionale. A nostro avviso, lo ribadiamo, una parte di questi soldi Roma se l’è già ‘pappata’ e, adesso, se la toccano col mignolo perché non sanno cosa dire ai 10 mila lavoratori della formazione professionale siciliana inferociti perché privi di stipendio da mesi, anzi, in alcuni casi, da oltre un anno.

Non ci sono più soldi non per gli investimenti, ma per pagare la spesa corrente la Regione ricorre ai mutui. Non a caso sta arrivando un prestito della Cassa Depositi e Prestiti, opportunamente privatizzata. Un prestito, sotto forma di mutuo. per pagare debiti e stipendi: una follia. Anzi, una doppia follia, perché a giudicare da quello che si dice in giro, per garantire questo nuovo prestito potrebbero essere utilizzati i beni immobili della Regione. E la stessa a cosa, a cascata, potrebbero fare i Comuni.

Tutto questo mentre le imprese siciliane sono allo stremo (anche perché, pur avendo lavorato per le pubbliche amministrazioni, non sono state pagate), mentre aumentano le famiglie indigenti che non arrivano alla fine del mese. E aumentano soprattutto le cartelle esattoriali per le imprese e per le famiglie, grazie alla ‘riforma’ del sistema esattoriale introdotta dal Governo Berlusconi 2001-2006, che con la mano destra affama famiglie e imprese con l’Agenzia delle Entrate voluta dall’ex Ministro, Giulio Tremonti, e con la sinistra no vorrebbe restituire agl’italiani una minima parte del mal tolto con l’Imu sulla prima casa.

Di fatto, la Sicilia vive oggi una condizione pre-rivoluzionaria. Chi rappresenta questo disagio sociale? Il centrodestra, per definizione, rappresenta i garantiti. I Partiti di centro, espressione del benessere e della spesa pubblica allegra e clientelare, man mano che il dramma sociale siciliano crescerà di tono, sono destinati a scomparire del tutto.

Non va meglio nel Pd siciliano, formazione politica ormai lontana anni luce dalle ragioni dei lavoratori, dei disoccupati e degli emarginati. Un Partito dilaniato da lotte intestine, ormai incapace di esprimere una linea unitaria. E, soprattutto, incapace di dialogare con la base e con il territorio. Basti pensare che, contro il parere della base, ha amministrato la Regione siciliana con Raffaele Lombardo, un personaggio inquisito per mafia.

Dimostrando che, nel Pd, la lotta alla mafia non serve per combattere i mafiosi, ma va graduata in ragione delle esigenze, di stampo clientelare, che di volta in volta si presentano. 

Tutte cose che gli elettori siciliani hanno capito benissimo. tant’è vero che hanno punito il Pd siciliano: 200 mila voti in meno alle elezioni regionali dello scorso ottobre e 250 mila voti in meno alle ultime elezioni politiche. Tutti voti che, in parte il nuovo Partito socialista siciliano d’ispirazione autonomista potrebbe in buona parte intercettare.

La questione sociale siciliana, ormai, ha tanti volti. Anche quello del Muos di Niscemi. Dove un’intera popolazione si ribella a uno strumento di morte che i militari americani stanno piazzando nel cuore della Sicilia. Chi difende le ragioni dei siciliani che lottano contro il Muos?

Non certo il Pd che, invece di appoggiare la protesta della gente, ha optato per il rigoroso silenzio che fa il gioco dei militari americani.

In questo dramma sociale del Muos spicca il gesuitismo del presidente della Regione siciliana, Crocetta, che invece di porre la questione politica del Muos al Governo gioca con la sceneggiata delle autorizzazioni amministrative. Cercando di far credere ai siciliani, magari fino alle imminenti elezioni comunali, che un provvedimento amministrativo bloccherà gli interessi di una potenza mondiale.

Fallimentare nella risposta ai problemi sociali, il Governo Crocetta è ancora più fallimentare nell’azione amministrativa, tra sprechi, clientele e, soprattutto, tagli a tutti i settori. Incredibile quello che sta succedendo con i Punti nascita. Con ben 28 Punti nascita chiusi nelle aree disagiate dell’Isola. Con lo stesso presidente che dice in giro di averne riaperti sette. Quando, invece, a fine mese riaprirà a metà solo quello di Pantelleria, e solo perché lì si voterà e uno dei candidati a Sindaco – Salvatore Gabriele – è sostenuto dal senatore Giuseppe Lumia, sodale di Crocetta nel Megafono.

Lo stesso Movimento del presidente della Regione, Crocetta – parliamo, appunto, del Megafono – che si presentava autonomo è, in realtà, una ‘costola’ del Pd siciliano. Il tentativo, in verità un po’ goffo, di trattenere nell’area del Pd le tante persone di area progressista che non vogliono però votare per il Partito democratico siciliano sta naufragando.

I simpatizzanti del Megafono hanno già capito che il governatore li sta prendendo in giro, consegnando i loro voti al Pd di Lumia, uno dei peggiori dirigenti di questo Partito.

L’unica formazione politica che, oggi, rappresenta il disagio sociale della Sicilia è il Movimento 5 Stelle. Partito giovane, ma già molto radicato nell’immaginario di tanti siciliani. E presente nelle lotte di Niscemi contro il Muos. Naturalmente dalla parte della gente. E presente, anche, nella Valle del Mela, dove Terna sta realizzando un elettrodotto che non serve alla Sicilia, ma dovrà sopperire agli errori commessi dalla Calabria. Il tutto facendo passare i cavi ad alta tensione sulle teste di migliaia di persone.

Anche nella Valle del Mela, superfluo aggiungerlo, si registra il silenzio del Pd e la presenza attiva dei grillini.

In questo scenario vede la luce il nuovo artito socialista dei siciliani. Come ai tempi dei ‘Fasci siciliani’, c’è da difendere lavoratori penalizzati, disoccupati, diseredati, giovani abbandonati da una politica tradizionale peratro ancora succube dei mafiosi.

Il richiamo all’autonomismo è correttissimo, perché tra tanti siciliani si va diffondendo la voglia di riscatto, valorizzando la riscoperta dei valori dell’Autonomia siciliana.

Certo, non siamo ancora alle ‘attese escatologiche’ del separatismo siciliano degli anni ’40 del secolo passato. Ma piano piano la voglia di Autonomia siciliana comincia a riprendere voce trai tanti strati sociali della Sicilia. Contro un Governo nazionale che è da quasi due anni nelle mani degli uomini della setta di Bilderberg. Contro un’Unione Europea che nega i valori della cristianità e porta avanti le ragioni di una Massoneria atea e dedita solo al culto della finanza globale e dello spread.

Non è certo un caso che anche il Movimento 5 Stelle siciliano – unica forza politica che, a nostro avviso è realmente collegata con la realtà siciliana – stia iniziando a provare a ‘rileggere’ nella contemporaneità lo Statuto siciliano.

Dare a quest’onda che cresce di giorno in giorno nel nome del nostro Statuto autonomista, conquistato con il sangue negli anni ’40, un’impronta socialista è correttissimo. Anche perché nella storia del separatismo siciliano c’era sì un’anima baronale e conservatrice, ma c’era anche un’anima rivoluzionaria e socialista rappresentata da Antonio Canepa, eliminato. non a caso in uno dei primi delitti di Stato dell’allora nascente Repubblica italiana.

Un partito socialista siciliano autonomista, se riuscirà a strutturarsi anche in condizioni minime troverà praterie intere da percorrere. Aiutato da un Pd siciliano in disfacimento. I migliori ‘alleati’ del nuovo Partito socialista siciliano d’ispirazione autonomista sono i vari Giuseppe Lumia, Antonello Cracolici, Totò Cardinale, Nino Papania, Francantonio Genovese, Angelo Capodicasa, Anna Finocchiaro, Enzo Bianco e via continuando con la vecchia nomenklatura di questo partito. Più questi resisteranno in piedi all’interno del Pd siciliano, più prospettive di affermazione avrà il nuovo Partito socialista siciliano d’ispirazione autonomista.

Questa nuova formazione avrà anche un compito in più: riunificate tutte le sigle autonomiste siciliane che oggi sono tante ‘monadi senza finestre’. Sociliasmo e Autonomia sono, oggi, le vere, grandi speranze per il futuro della Sicilia.

 


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