Il padre della pipa siciliana fatta a mano «Un mestiere che scomparirà con me»

Tabacco di ottima qualità e una pipa d’autore: secondo gli intenditori ci sono attimi in cui bastano questi due ingredienti per assaporare il senso della vita. Una convinzione su cui il nisseno Salvatore Amorelli ha fondato un’attività imprenditoriale lunga 35 anni e di grande successo, soprattutto all’estero, dove il suo nome è associato a eccellenza e professionalità. Una passione iniziata per caso. 

«Correva l’anno 1978, ero a Pisa, matricola alla facoltà di informatica. Per il mio diciannovesimo compleanno una ragazza mi regalò una pipa. Fu amore a prima vista. L’anno successivo lasciai l’università e ritornai a Caltanissetta con un’idea in testa: fabbricare pipe», racconta. Da quel momento in poi, senza «mai andare a bottega da nessuno», comincia a progettare i suoi primi modelli ispirandosi alle marche più rinomate esposte nelle tabaccherie siciliane. «Il mio primo acquirente – ricorda – fu un imprenditore nisseno che mi permise di avviare un’attività artigianale. Era il 1980».

La sua produzione si distingue da subito per la cura nel trattare i pezzi di radica dell’Erica Arborea, un arbusto che cresce spontaneo sugli altopiani siciliani, da cui ricava le pipe. «I ciocchi – precisa – vengono tagliati in abbozzi, bolliti, selezionati, messi ad asciugare, lasciati maturare per un periodo, da cinque a trent’anni, necessario a dare compattezza alle fibre del legno. Trascorso il tempo di stagionatura, sono pronti per essere lavorati. Il segreto che ci rende unici dipende dalla leggerezza e dalla porosità della tipica radica siciliana», rivela. La svolta arriva dall’incontro con Mario Lubinski – titolare di una grande azienda che distribuisce sigari e tabacchi di qualità – che inizia a esportare le Amorelli nel resto d’Italia e all’estero: Germania, Austria, Usa, Svizzera, Canada, Hong Kong sono i Paesi in cui ottengono i maggiori successi. Grandi personaggi del passato e del presente ne hanno avuta o ne possiedono una: a forma di pastorale per papa Wojtyla, un sassofono per l’ex presidente Usa Bill Clinton, in oro e diamanti per l’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl e un prezioso narghilè, realizzato con un corno di cervo cresciuto nei giardini palermitani di Palazzo D’Orleans, per il re dell’Arabia Saudita Abdullah Al-Saud.

Elaborazioni prima di allora impensate vengono forgiate dal maestro nisseno. «Busbee, Frac, Nail, Ghibli, Lyra, Fish tail sono i nomi delle serie caratterizzate da singolari forme, colori e sapori. Ritengo che fumare la pipa sia un insieme di sensazioni olfattive, visive, tattili e gustative». Negli ultimi anni inventa le texturizzate al laser. «Fertility, Flowery, Penne di San Michele sono alcuni esempi, impiegando in maniera originale i macchinari moderni. Modelli per tutte le tasche, non solo per collezionisti o uomini di successo». In totale la produzione conta circa quattromila esemplari all’anno e il mercato più redditizio è quello estero. 

Una maestranza che andrebbe tutelata ma che al contrario, «viene ostacolata ed è destinata a scomparire con me», sostiene amareggiato. Anni spesi a combattere contro la burocrazia, «allo scopo – dice – di ottenere, invano, contributi e vantaggi per la crescita del territorio», lo hanno sfiancato. «Sono stato costretto a ridurre il numero dei miei dipendenti. Oggi siamo solo in quattro. Oggi è dura fare l’artigiano in Sicilia, persino i miei figli hanno intrapreso altre professioni».


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