Il ministro Orlando al Pd di Palermo: «Prostrato» E arriva l’ufficialità sulla data, si vota l’11 giugno

«Il segno di un partito prostrato che non è in grado di svolgere il proprio ruolo politico sul territorio». La stilettata, rivolta ai democratici palermitani, arriva direttamente dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che peraltro è anche uno dei candidati alla segreteria nazionale del Partito democratico. Parole pronunciate nel corso della conferenza programmatica del Congresso, rispondendo a una precisa sollecitazione da parte dei giornalisti sul sostegno del Pd a Leoluca Orlando alle prossime amministrative. «Se vincerò – continua il candidato segretario – garantisco che almeno nei capoluoghi ci sarà il simbolo». 

«Se e quando Andrea Orlando visiterà la nostra città, se e quando avvertirà la necessità di confrontarsi con noi, saremo sempre lieti di fornirgli quelle informazioni che, ancora una volta, non ha avuto modo e tempo di acquisire». La risposta del segretario locale del Pd, Carmelo Miceli è affidata a una nota rilasciata alle agenzie di stampa. «Sino a quel momento, però, nel rispetto della direzione provinciale che rappresento, pretendo che Andrea Orlando si astenga dal farsi marchette congressuali attraverso critiche alla federazione di Palermo. Critiche palesemente infondate e populiste come quelle del peggior Di Battista».

A gettare acqua sul fuoco ci pensa Davide Faraone. «Quello che abbiamo lanciato da Palermo è un esempio di progetto civico che unisce il centrosinistra allargato, cancella le divisioni del passato e mette insieme tutti intorno all’idea di città che vogliamo sotto una guida forte e autorevole. Una scelta che rivendichiamo come modello politico moderno e innovativo, inclusivo e non divisivo”. Lo dice il Sottosegretario alla Salute Davide Faraone, commentando la polemica esplosa a livello nazionale sulla scelta del Pd di correre a Palermo con Leoluca Orlando ma senza simbolo in una lista nella quale confluiscono anche Ncd e Centristi per l’Europa».

«Ringrazio l’altro Orlando, e mi riferisco ad Andrea – continua il sottosegretario – per aver riconosciuto che da Palermo, dalla Sicilia partono tutti i laboratori politici – continua Faraone – Il nostro, in effetti, è proprio il laboratorio politico dell’unione, fortemente contrapposto a quello della divisione che altri predicano. Dicono di volere il centrosinistra unito, noi lo realizziamo e ci criticano? Non capisco quale sia il problema. Abbiamo unito innanzitutto le forze di centrosinistra, tutte, ma abbiamo fatto molto di più, abbiamo dato vita a una sorta di ‘tridente’: uno schema che si basa sul rapporto virtuoso tra civismo, sinistra, riformisti e moderati. Un modello per vincere non il congresso, che riguarda una parte seppur importante di questo schieramento ma sempre una parte, ma per far vincere Palermo e i palermitani. Un’alleanza a cui il Pd tutto ha detto di sì e che vogliamo esportare alle elezioni regionali di ottobre».

«Palermo e la Sicilia possono essere un laboratorio per un nuovo ‘campo largo’ e il Pd si mette al servizio di questo progetto – aggiunge il Sottosegretario – Rinunciare al simbolo, non rinunciando alla propria identità, così come hanno fatto tutte le altre forze politiche che partecipano a questa inedita alleanza, è un atto di grande maturità e responsabilità, non certo di debolezza. Il nostro obiettivo non è nascondere il simbolo, ma lasciare il segno a Palermo, in Sicilia e in Italia. Chi pensa, in un contesto politico così incerto, a battaglie simboliche, o non ha inteso qual è la posta in gioco o lo fa solo per guadagnare qualche titolo di giornale».

«La nostra storia, la nostra appartenenza, il nostro essere Democratici lo esprimiamo con i fatti, con i progetti, con le idee e certamente non ci faremo rallentare o fermare da sterili polemiche – conclude Faraone – Guardiamo al futuro della politica fatta di donne e di uomini di una sinistra riformista e moderata al servizio dei territori e delle loro esigenze. In una parola al servizio di progetti civici nell’interesse delle nostre città, delle nostre regioni, del nostro Paese. Un progetto civico la cui nascita rivendichiamo con forza e contiamo di replicare anche in futuro».

Intanto da un altro ministero, quello dell’Interno, arrivano le date ufficiali in cui si andrà a votare per il rinnovo dei consigli comunali e dei sindaci. In tutta Italia si andrà alle urne domenica 11 giugno, con un eventuale ballottaggio fissato due settimane dopo, il 25 dello stesso mese. La Sicilia, avendo la discrezionalità garantita dallo statuto speciale, ha comunque deciso di allinearsi al resto del Paese, come confermato a MeridioNews dall’assessora regionale alla Funzione pubblica, Luisa Lantieri, che ha anche dichiarato che la tornata elettorale costerà alle casse della Regione «circa 3,5 milioni di euro». Nelle stesse giornate si voterà anche in tutti gli altri comuni della provincia chiamati alle urne. 


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