Il masterplan del governo Renzi per il Meridione Fondi per le città metropolitane, escluso Messina

Appena il 20 per cento del Pil nazionale; il 10 per cento delle esportazioni e un tasso di occupazione del 42,6 per cento. Questo il quadro che ha imposto al consiglio dei ministri di redigere il masterplan per il Mezzogiorno. Un piano di interventi con fondi strutturali che, dal qui al 2023, prevede investimenti per 112 miliardi di euro. In tutto il sud tranne che a Messina. La città metropolitana siciliana, a differenza di Catania e Palermo, non è inclusa nel documento pubblicato ieri sul sito istituzionale del governo. A differenza di Taranto, che città metropolitana non è.

«Il sottosegretario De Vincenti – rileva Vincenzo Garofalo, deputato di Area popolare – ha incontrato, nei giorni scorsi, i governatori del sud e i sindaci delle città metropolitane per avviare un confronto che dovrebbe portare alla costituzione di 15 patti per il sud. Tra i sindaci convocati manca quello di Messina. Una grave dimenticanza». Secondo il vice presidente della commissione Trasporti della Camera, l’esclusione è «incoerente con un piano infrastrutturale per il Meridione che non può non tenere conto di una città strategica nel bacino del Mediterraneo. Sono certo che il governo porrà senza ritardo rimedio a questa svista», aggiunge, rimarcando come in riva allo Stretto la situazione sia già critica a causa dell’emergenza idrica e del dissesto idrogeologico.

Stupore e sconcerto per Renato Accorinti, anche per l’inclusione di Taranto: «Invito tutta la deputazione nazionale – dice il sindaco messinese – a farsi carico con immediata urgenza, insieme alla nostra amministrazione, di un problema che rischia di dare un altro duro colpo alla fragilità strutturale ed economica che scontiamo pesantemente da decenni. Il governo compie un grave errore, tecnico ed istituzionale, a cui dovrà porre rimedio. Abbiamo da tempo presentato progetti che attendevano proprio l’occasione del masterplan per potere avviare la messa in cantiere. Abbiamo già inviato una richiesta di interlocuzione al ministero dell’Economia perché l’importanza strategica di Messina nell’assetto infrastrutturale e logistico del Paese deve essere fatta valere».

Il masterplan prevede di finanziare la ripresa del meridione d’Italia con 112 miliardi di euro – almeno sette nel solo 2016 – grazie al recupero del ritardo nell’utilizzo dei fondi strutturali 2007-13, l’avvio della programmazione 2014-20 a partire dal prossimo anno e la risposta alle crisi aziendali. In questo ambito rientrano gli accordi per l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese e il polo di raffinazione di Gela. «Asse portante» del documento sono i 15 patti per il sud che si intende costruire nell’ambito della «cooperazione interistituzionale». Uno per ognuna delle otto Regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e delle sette Città metropolitane. Per ragioni non ancora chiarite, però, l’elenco prevede Taranto invece di Messina, accanto a Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Catania e Cagliari.

Il cambio di passo dovrebbe avvenire rivedendo le regole di funzionamento dei mercati, tramite aggregazione delle aziende di servizio pubblico, nuove norme fiscali e accesso al credito. Ma anche intervenendo su infrastrutture e capitale umano, grazie all’apporto di imprese partecipate dallo Stato, come Terna, Snam, Fs, Anas. Se l’esclusione di Messina comporta quella del Ponte sullo Stretto, la Sicilia in generale è in lizza per l’ammodernamento della rete ferroviaria, sebbene non sia contemplata l’alta velocità, riservata agli assi adriatico e tirrenico e alla tratta Napoli-Bari-Taranto. In tema di piano strategico della portualità e della logistica, si punta a «fare dell’Italia e in particolare del Mezzogiorno un hub delle merci per tutta l’Europa». Il piano degli aeroporti «rafforza le linee da e per il sud», mentre «rigassificatori, interconnessioni con l’estero e dorsale Sud-Nord» dovranno aumentare «la sicurezza degli approvvigionamenti di tutte le regioni», contribuendo a ridurre il prezzo del gas. All’ordine del giorno, anche il piano della banda ultralarga.


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