Il jazz è l’arma della Resistenza dei neri americani

Baffi e barba sono diventati fiocchi di neve sulla pelle nera, oggi a 73 anni, le spalle un po’ «incassate» a mo’ di cucchiaio rovesciato, ma quegli occhi planetari che puntano l’anima della storia e la storia dell’anima, sono gli stessi di sempre. Da quando Amiri Baraka (già LeRoi Jones, «un nome da schiavo» che l’imam di Malcolm X gli convertì in Baraqat e che poi, pensando alla Tanzania, egli stesso traduceva nell’equivalente swahili) quando quel geniaccio, eclettico e prolifico a penna e a parole, a nemmeno trent’anni era il vero, sanguigno, tetragono guru della Rivoluzione culturale afroamericana di Blues people, il popolo del blues su cui molti di noi perdevano anima e cervello dopo che Einaudi lo licenziava nel ’63 (oggi recuperato da Shake). Ed è a quel frastagliatissimo popolo del blues, catanese e non solo, che Baraka si è consegnato, stretto tra emozioni rapprese e sonorissimi applausi, e grazie ad uno speciale consorzio di volontà e idee. Da un canto, “Altro Giezz” di Andrea Pennisi – non senza la complicità di Ame, ambasciate e centri culturali stranieri – dall’altro, i Circuiti culturali, la Facoltà di Lingue del nostro ateneo e il Dottorato di ricerca in Studi inglesi e angloamericani.

Dunque LeRoi-Amiri. Uno schizzo umanissimo di «disumana» creatività. E’ poeta, è scrittore (e drammaturgo, non foss’altro che per quell’unico, deflagrante Dutchman and the slave, l’olandese e lo schiavo, del 1964) è attivista, è docente universitario. Ed è musicista e musico per forza, «entomologo» della musica nera nell’America bianca.

Quanti luoghi comuni, sul blues, Mr Baraka…
«Il peggiore è pensarla musica marginale in termini di espressività ed intelligenza umana e invece è l’esatto contrario! Ma se chi controlla la realtà, in Usa, continua a piazzare blues e jazz in contesti ed appuntamenti che li sminuiscono scientemente, è naturale che la gente la consideri una musica “minore”».

Per molti musicisti della Romania di Ceausescu ed altri paesi «satelliti» dell’Urss di allora, il jazz fu la vera Resistenza. Oggi è ancora la sola democrazia possibile?
«Sì, se si tratta di jazz avanzato e progressivo che riesce a farsi carico di sentimenti, emozioni, lotta quotidiana per una coscienza d’essere al mondo. Il jazz commerciale che cerca compromessi, divora la sua stessa democratica profondità».

Il Black Art Movement. Un solo anno di vita ma una leggenda che dura una vita.
«Tutto cominciò prima dell’assassinio di Malcolm X e noi che ne eravamo parte ci facevamo chiamare Malcolm’s children, eravamo tutti suoi figli. Da un ambiente prettamente bianco come il Greenwich Village ci spostammo a Harlem, affittammo un posto in cui chiamammo artisti neri da tutto il mondo a far parte di quella comunità. Ma non è finita. Succederà di nuovo. Succederà che qualcuno si renderà conto che è quella – è questa – la vera rivoluzione culturale. Volevamo un’arte nera che uscisse fuori dalla clandestinità, che ci liberasse dalla non-coscienza: il punto era creare un’entità che avesse un’influenza a lunga gittata».

Che cosa si è spezzato, in lei, dopo la morte di Malcolm X?
«All’epoca pensammo che sarebbe scoppiata la guerra. Prima di
lui, del resto, avevano fatto fuori John Kennedy: diventò nostro dovere resistere in modo tagliente. Ci rendemmo conto che volevano eliminarci e l’omicidio di Dr King, tre anni dopo, fu la conferma. Da allora ci sono alti e bassi ma oggi ci serve una resistenza d’alto livello: esiste ancora un primato bianco che dev’essere ridimensionato».
Lo stesso del “low-ku” (in sarcastica opposizione a “hayku”): Se Elvis è un re, chi è James Brown, Dio?
«I bianchi sono così. Gli hanno insegnato che esiste una sola verità ed è la loro. E quando la gente si sente al sicuro diventa ottusa, sonnolenta, insensibile. Perciò è salutare e urgente screditare quell’unico insegnamento e creare un’alternativa».

Dopo il viaggio a Cuba, la letteratura non fu più sufficiente. Poeta ancora ma ancora più “politico”. E dopo l’11 settembre?
«Non è colpa dell’Islam ma di tutti coloro che annientano l’umanità degli altri, in Africa o in Medio Oriente. Se violi la dignità umana, aspettati che quelli possano farlo a te, prima o poi».

Crede che l’afrocentrismo o il separatismo abbia ancora credibilità?
«Ma noi siamo già separati! Lo siamo dalla schiavitù, dalla segregazione, dalla discriminazione. La questione oggi resta la lotta per l’eguaglianza dei diritti da cittadini americani: autodeterminazione, diritto di creare le cose di cui hai bisogno senza aspettare che il potere capisca e si muova. Il punto è che noi neri viviamo questo dualismo ogni momento del nostro esistere. Siamo neri ma siamo americani ma mai abbastanza perché gli americani americani ci riconoscano».

Dove sono i leader neri, oggi?
«Non puoi perdere Malcolm e King e trovarne altri due. Loro erano cresciuti sul “suolo” dell’anima della gente. Ed è la gente che deve pretendere, oggi, dei leader. Solo allora li avrà. Spero che i miei figli siano capaci di alzare la testa e sedersi a ragionare. Parlai con Martin Luther King una settimana prima che l’ammazzassero, diceva che era necessario un fronte unito. E Malcolm, con cui parlai fino ad un mese prima della sua morte, pensava la stessa cosa. Organizzarsi con le istituzioni, litigare fino all’ultimo ma fino all’ultimo restare insieme».

E’ questo il sogno che ha fatto?
«Macché sogni, restiamo con i piedi per terra. Quello di King fu un gran discorso, nessuno è stato arrestato più di lui, sbattuto dentro di continuo, lui che parlava di pace e d’amore…».

Nobody sings anymore. Lo scriveva nel 1959 ch’era ancora LeRoi Jones. Davvero, nessuno canta più?


Dalla stessa categoria

I più letti

Che sia la scelta della prima auto o il desiderio di cambiare, decidere quale mezzo ci accompagnerà nelle nostre giornate non è mai semplice. Decidere di effettuare l’acquisto di una vettura direttamente presso una concessionaria prevede un significativo impiego di tempo. Eppure un metodo per risparmiare tempo e denaro – c’è: il noleggio a lungo […]

«In natura non esistono i rifiuti, ogni elemento si inserisce nel ciclo del biosistema, mantiene il valore il più a lungo possibile e si trasforma in nuova risorsa, innescando un circolo virtuoso». Ancora possibile anche in una società del consumo, andando Al cuore delle cose. Prende spunto – e pure il nome – da questo […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Sid Vicious ha ammazzato la sua compagna Nancy (non andò a processo perché morì di overdose). Bill Cosby sta facendo collezione di denunce per violenza sessuale. A Harvey Weinstein sappiamo tutti com’è finita. C’hanno fatto anche un movimento, il #metoo, per sensibilizzare alla violenza di genere tra i vipponi. Ma al governo italiano piacciono soltanto […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Non siamo una città. Siamo un incubo. Uno di quelli realistici, ma talmente esagerati che non possono essere veri. E, prima o poi, infatti, ci si sveglia. È però una lunga notte quella che stiamo vivendo da cittadini: catanesi oggi, palermitani appena un anno fa, siciliani tutti. Un sonno profondo che si rinnova a ogni […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]